Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
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giovedì 8 febbraio 2018
Strade laterali di un'altra Turchia (bozzetti dalla Turchia)
La nebbia ha accompagnato il viaggio in treno da selciuk all'aeroporto di izmir. Poi il volo fino a Istanbul, aeroporto Sabiha, nella parte asiatica. Siamo felicemente obbligati quindi a prendere un bus e poi un traghetto da Kadikoy a Karakoy. Ci piace perché
incroceremo di certo molte persone, i loro tragitti, le loro vite. Passiamo il Bosforo con i gabbiani che inseguono lo scafo per briciole gettate da fotografi curiosi, a sinistra il tratto di penisola col Palazzo reale, moschea blu e Santa Sofia, ad un tratto un branco di delfini salta a pelo sull'acqua, una sorta di epifania augurale. Sulle coste e sui ponti ci sono adulti con la canna da pesca. Fitti come asparagi nella pentola, il pesce poi venduto ai passanti. Scesi a Karakoy diventiamo passanti anche noi. Istanbul è un fiume di gente che cammina, ma come se fosse tutto composto di acque diverse, colori e sapori diversi. Una omogeneità esplosa, ricca e amalgamata, ma senza una fusione vera e propria: tanta gente di fuori, tanti stranieri, ma anche tanti di qui diversissimi tra loro! La Turchia non è Istanbul, Istanbul ci offre tante turchie. Padre Giancarlo che ci accoglie con gioia e cura fraterna, ci racconta di questo per un mondo che contiene quasi un quarto di popolazione totale del paese!
La.prima passeggiata a piedi è quasi stordirci: siamo passati da luoghi "altro" da noi a un luogo che è "oltre" noi. Ci sorpassa. Ankara è capitale, luogo amministrativo, ma è qui che le linee politiche si discutono e i partiti si fronteggiano. Piazza Taksim, presidiata, è il luogo da dove partono le proteste. E noi ci accorgiamo, un po incapaci di comprendere, che questa città è un universo.
Alla sera, con calma raccogliamo le voci della comunità dei frati che ci ospitano, e quella di altri volontari. Qui profughi ufficialmente non ce ne sono. Il governo non li ammette nelle grandi città. Se ci sono, e di fatto ci sono, stanno alla mercé dei criminali che lucrano sulla loro fuga verso l Europa.
Conclusioni? Nessuna. Il caleidoscopio che ci si mette agli occhi entrando in questa città, impedisce per ora di focalizzare se non la quantità grande e strana dei tanti colori di questo mondo. Forse, domani, saranno strade laterali ad aprirsi per noi è vedere con più lentezza ogni cosa.
Don Francesco Ondedei.
incroceremo di certo molte persone, i loro tragitti, le loro vite. Passiamo il Bosforo con i gabbiani che inseguono lo scafo per briciole gettate da fotografi curiosi, a sinistra il tratto di penisola col Palazzo reale, moschea blu e Santa Sofia, ad un tratto un branco di delfini salta a pelo sull'acqua, una sorta di epifania augurale. Sulle coste e sui ponti ci sono adulti con la canna da pesca. Fitti come asparagi nella pentola, il pesce poi venduto ai passanti. Scesi a Karakoy diventiamo passanti anche noi. Istanbul è un fiume di gente che cammina, ma come se fosse tutto composto di acque diverse, colori e sapori diversi. Una omogeneità esplosa, ricca e amalgamata, ma senza una fusione vera e propria: tanta gente di fuori, tanti stranieri, ma anche tanti di qui diversissimi tra loro! La Turchia non è Istanbul, Istanbul ci offre tante turchie. Padre Giancarlo che ci accoglie con gioia e cura fraterna, ci racconta di questo per un mondo che contiene quasi un quarto di popolazione totale del paese!
La.prima passeggiata a piedi è quasi stordirci: siamo passati da luoghi "altro" da noi a un luogo che è "oltre" noi. Ci sorpassa. Ankara è capitale, luogo amministrativo, ma è qui che le linee politiche si discutono e i partiti si fronteggiano. Piazza Taksim, presidiata, è il luogo da dove partono le proteste. E noi ci accorgiamo, un po incapaci di comprendere, che questa città è un universo.
Alla sera, con calma raccogliamo le voci della comunità dei frati che ci ospitano, e quella di altri volontari. Qui profughi ufficialmente non ce ne sono. Il governo non li ammette nelle grandi città. Se ci sono, e di fatto ci sono, stanno alla mercé dei criminali che lucrano sulla loro fuga verso l Europa.
Conclusioni? Nessuna. Il caleidoscopio che ci si mette agli occhi entrando in questa città, impedisce per ora di focalizzare se non la quantità grande e strana dei tanti colori di questo mondo. Forse, domani, saranno strade laterali ad aprirsi per noi è vedere con più lentezza ogni cosa.
Don Francesco Ondedei.
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