Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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domenica 4 febbraio 2018

Comprerei un pezzo di terra (bozzetti dalla Turchia)

Giunti a Samsun nella notte del venerdì, ci accolgono il francescano padre Marcelo (origini argentine, e si! ha conosciuto padre Bergoglio negli anni di seminario, già con tutta la sua carica e desiderio di gioia) e Heinrich (55enne di origini trentine, da quasi 30 anni qui in Turchia per un progetto fidei donum tra diocesi di Trento e Cappadocia, memoria di evangelizzazione di tre monaci arrivati in Italia nel IV secolo. La missione di Trento è rientrata, lui ha deciso di restare).

Ci accompagnano nella parrocchia di Maria Mater Dolorosa, "riaperta" nel marzo scorso dopo 10 anni di "chiusura". Di fatto la percentuale di cristiani cattolici latini in Turchia è talmente bassa che nessuno ha protestato, dovuto questo anche alla mancata inculturazione della presenza missionaria dal 1800 in questo paese. Si sono privilegiati i cosiddetti levantini a scapito della popolazione locale, e così quando la parrocchia chiuse 10 anni fa nessuno ha protestato, perché forse a Samsun ci sono cristiani cattolici di origine turca che si contano su una mano. Ora la massiccia presenza di profughi (circa 700 famiglie in questo distretto) ha spinto il vescovo Paolo a far riaprire.
Così tra le polveri dei lavori in corso seguiti da Heinrich, ricaviamo dall'uno e dall'altro molte notizie.
Samsun la vediamo coi nostri occhi: sul mare Nero si sviluppa una città parallela alla costa, un lungomare curato, con monumento all'indipendenza turca (qui giunse Ataturk nel 1919 e da qui partì la marcia per l'indipendenza) e grandi navi di carico containers. Sul lato ovest del monumento le case sulla costa sono colorate, con un effetto molto latinoamericano. Dalle strade principali sontuose e di consumo per le grandi spese, si distaccano come sistema piccolo venoso quelle strade più sobrie e umane dove molti negozi di tea concedono a tutti di sedersi e chiacchierare. Alcuni sembrano un po circoli anziani, dove siedono, leggono, fumano o giocano a dama, i volti un po gonfi e baffuti alla Peppone, le pance spesso rotonde, gli abiti sempre tendenti all'eleganza di giacca e cravatta, a imitazione forse del padre della patria Ataturk, celebrato in mille monumenti o cartelloni.
Sembra circolare il danaro in queste città, ma non dimentichiamo che noi abbiamo lo sguardo improvvisato del turista! I soldi non sono per tutti, e la comunità di profughi cristiani (caldei cattolici) non appartiene certo alla porzione opulenta della città, tanto che a mensa un'idea ci viene proposta da p.Marcelo e Heinrich: progetto compra la terra. " sarebbe bello comprare un pezzo di terra dove i cristiani potessero coltivare quello che vogliono, un qualcosa da fare anche per trovare una certa soddisfazione di lavoro che da quello in nero solitamente non gli viene". Padre Marcelo aggiunge "tutte queste persone che arrivano dovrebbero avere una possibilità di lavoro. Invece di tenerli sospesi in un limbo in attesa, valorizzarli chiedendo: voi cosa potete dare a questo paese? Come ci potete aiutare?".
Naturalmente il mio pensiero va a ciò che avviene in Italia, ma anche alle meditazioni di Martini su Abramo, sulla promessa di terra e discendenza che gli fece il Signore Dio, ma che lui non poté realizzare se non per quel fazzoletto di terra che servì a seppellire sua moglie Sara. Un nuovo sogno di Abramo, prego, che coinvolga tutti, tanto chi fugge da guerra e dalle sue conseguenze, quanto chi può vivere il dono di accogliere. Di nuovo un sogno di Abramo per tutti noi.
Don Francesco Ondedei

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