Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
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lunedì 26 febbraio 2018
Tutto questo è disumano!: Papa Francesco parla sui fatti della Siria
«In questi giorni il mio pensiero è
spesso rivolto all’amata e martoriata Siria, dove la guerra è
riesplosa, specialmente nel Ghouta orientale - afferma il Papa
all’Angelus - Questo mese di febbraio è stato uno dei più
violenti in sette anni di conflitto: centinaia, migliaia di vittime
civili, bambini, donne, anziani; sono stati colpiti gli ospedali; la
gente non può procurarsi da mangiare. Tutto questo è disumano. Non
si può combattere il male con altro male. Pertanto rivolgo il mio
appello accorato perché cessi subito la violenza, sia dato accesso
agli aiuti umanitari – cibo e medicine – e siano evacuati i
feriti e i malati. Preghiamo Dio che questo avvenga senza indugio».
Nei giorni scorsi la Santa Sede,
attraverso il segretario di Stato Pietro Parolin, è intervenuta alle
Nazioni Unite per chiedere una risoluzione che aprisse la strada alla
«fine della violenza, l’accesso degli aiuti umanitari e infine una
soluzione negoziata» riferendo anche della «grande preoccupazione»
del Papa, per la «situazione drammatica, disastrosa soprattutto nel
Ghouta orientale e in altre regioni come Afrin».
Prima di recitare la Preghiera mariana
con i fedeli riuniti in piazza San Pietro, Francesco invita in
Quaresima a «farsi più attenti alla voce di Dio», riflette sulle
Letture proposte dalla liturgia domenicale e in particolare
sottolinea che il Vangelo di oggi invita a contemplare la
trasfigurazione di Gesù.
Questo episodio, secondo il Pontefice,
va collegato a quanto era accaduto sei giorni prima, quando Gesù
aveva svelato ai suoi discepoli che a Gerusalemme avrebbe dovuto
«soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei
sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni,
risorgere». Questo annuncio, prosegue Jorge Mario Bergoglio, aveva
messo in crisi Pietro e tutto il gruppo dei discepoli, che
respingevano l’idea che Gesù venisse rifiutato dai capi del popolo
e ucciso. «Attendevano un Messia potente e dominatore, invece Gesù
si presenta come umile e mite servo di Dio e degli uomini, che dovrà
donare la sua vita in sacrificio, passando attraverso la via della
persecuzione, della sofferenza e della morte - spiega Francesco -
Come poter seguire un Maestro e Messia la cui vicenda terrena si
sarebbe conclusa in quel modo? La risposta arriva proprio dalla
trasfigurazione: un’apparizione pasquale anticipata».
Gesù prese con sé i tre discepoli
Pietro, Giacomo e Giovanni e «li condusse su un alto monte» e là,
per un momento, mostra loro la sua gloria, gloria di Figlio di Dio.
«Questo evento della trasfigurazione permette così ai discepoli di
affrontare la passione di Gesù in modo positivo, senza essere
travolti - evidenzia il Papa - La trasfigurazione aiuta i discepoli,
e anche noi, a capire che la passione di Cristo è un mistero di
sofferenza, ma è soprattutto un dono di amore infinito da parte di
Gesù. L’evento di Gesù che si trasfigura sul monte ci fa
comprendere meglio anche la sua risurrezione».
Se prima della Passione non ci fosse
stata la trasfigurazione con la dichiarazione da parte di Dio:
«Questi è il Figlio mio, l’amato», la risurrezione e il mistero
pasquale di Gesù, puntualizza il Pontefice, non sarebbero stati
facilmente compresi in tutta la loro profondità.
«Per comprenderli è necessario sapere
in anticipo che Colui che soffre e che è glorificato non è
solamente un uomo, ma è il Figlio di Dio, che con il suo amore
fedele fino alla morte ci ha salvati - sostiene il Pontefice - Il
Padre rinnova così la sua dichiarazione messianica sul Figlio, già
fatta sulle rive del Giordano nel giorno del battesimo, ed esorta:
”Ascoltatelo!”. I discepoli sono chiamati a seguire il Maestro
con fiducia e speranza, nonostante la sua morte».
La divinità di Gesù, aggiunge Jorge
Mario Bergoglio, deve manifestarsi proprio sulla croce, proprio nel
suo morire «in quel modo», tanto che qui l’evangelista Marco pone
sulla bocca del centurione la professione di fede: «Davvero
quest’uomo era Figlio di Dio!». Questa rivelazione della divinità
di Gesù «è avvenuta sul monte, che nella Bibbia è luogo
emblematico dove Dio si mostra all’uomo».
Quindi «è necessario, specialmente
nel tempo di Quaresima, salire con Gesù sul monte e sostare con Lui,
farsi più attenti alla voce di Dio e lasciarsi avvolgere e
trasformare dallo Spirito». È, secondo Francesco, «l’esperienza
della contemplazione e della preghiera, da vivere non per evadere
dalla durezza del quotidiano, ma per godere la familiarità con Dio,
per poi riprendere con rinnovato vigore il cammino faticoso della
croce, che porta alla risurrezione». E «ci rivolgiamo ora in
preghiera alla Vergine Maria, la creatura umana trasfigurata
interiormente dalla grazia di Cristo. Ci affidiamo fiduciosi al suo
materno aiuto per proseguire con fede e generosità il cammino della
Quaresima».
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