Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
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domenica 18 febbraio 2018
Prendere sul serio l'alleanza per la pace di tutta l'umanità. (Commento di padre Balducci alla 1^ DOMENICA DI QUARESIMA - Anno B)
18 Febbraio 2018 – 1^ DOMENICA DI
QUARESIMA
Dobbiamo rompere gli accerchiamenti
della manipolazione delle coscienze, perché, se noi diamo somma
importanza ad episodi che ci toccano nell'immediato e dimentichiamo
che siamo membra di un genere umano il cui destino è ormai
organicamente unitario, noi siamo sviati perfino nelle nostre scelte
politiche.
PRIMA LETTURA: Gen 9,8-15- SALMO: 24-
SECONDA LETTURA: 1Pt 3,18-22- VANGELO: Mc 1,12-15
La storia della salvezza non è che un
succedersi di iniziative di Dio per ristabilire l'alleanza da cui è
fiorita la creazione. Dio sceglie Noè fra gli uomini onesti, e da
Noè ha inizio una nuova umanità segnata dalla volontà di pace, di
armonia, simboleggiata in modo arcaico ma così eloquente, nella
stessa convivenza fra Noè e gli animali. Anche Gesù nel deserto
stava in mezzo alle belve, simbolo di una pace totalmente raggiunta.
Anche Isaia parlerà del regno di Dio alludendo a questa consuetudine
tra il bambino e il serpente, tra il lupo e l’agnello. Questa pace
è il contenuto dell'alleanza di Dio e di Abramo, il cui scopo non è
di fare un popolo eletto: è di fare una umanità salvata, perché la
promessa ad Abramo è per tutte le genti. Cosi la salvezza operata
con Mosè è una salvezza che ha scopi universali. Finalmente in
Cristo si adempie il progetto di Dio: la nuova creazione è
obiettivamente cominciata. I tempi ultimi sono già avvenuti.
Convertirsi vuol dire prendere sul serio tutto questo. Non vuol dire
diventare religiosi, non vuol dire cominciare a pregare, ma vuol dire
prendere sul serio, come problema fondamentale dell'esistenza, questo
progetto di alleanza totale. Solo se ci muoviamo sotto questa luce,
vorrei dire sotto questo arcobaleno che va da una estremità
all'altra della terra, noi abbiamo una coscienza universale e le
nostre battaglie assumono un significato autentico.
Siccome la
Lettera di Pietro parla del battesimo, riferiamoci pure a questo
momento così significativo della nostra appartenenza alla fede. Il
battesimo è collegato al simbolo dell'acqua, che per gli antichi
aveva una terribile bivalenza: L'acqua era il caos, era l'alluvione,
il disastro; l'acqua era la palude, era la putredine. Infatti Dio
comincia a creare il mondo separando la terra dalle acque. Soltanto
in questa separazione comincia l'ordine. Ma l'acqua è principio di
vita; è nell'acqua che abita l'embrione nel seno materno; è l'acqua
che feconda le zolle: l'acqua è il segno positivo. Il battesimo è
appunto l'adempimento di questo senso simbolico positivo
dell'elemento positivo dell'elemento naturale. Esso ci investe di una
responsabilità quale quella di Noè, da cui ricominciò il genere
umano. Essere battezzati non vuol dire solo essere salvati dal
peccato originale. Questo aspetto negativo oscura il senso totale se
scisso dalla valenza positiva che invece è connessa all'immagine del
Cristo della Resurrezione. Esser battezzati significa assumersi la
responsabilità messianica nei confronti del destino del mondo.
Significa, dunque, assurgere al livello stesso in cui Cristo visse e
donò la propria vita per la salvezza di tutti gli uomini. il vero
battezzato è colui per il quale la ragione dell'esistenza è la
riconciliazione del mondo. Questo è il battesimo. Non è un
privilegio che segrega in una specie di compiaciuta salvezza alcuni
uomini dagli altri: è l'assurgere al livello di responsabilità
universale di una creatura che è continuamente tentata di gestire la
vita come una cosa propria, di vivere seconde le regole di un egoismo
scritto nella carne e nella ragione. Essere battezzati vuol dire
dunque avere una coscienza universale in una prospettiva che la luce
della fede innesta direttamente al miracolo della Resurrezione.
Noi siamo per una vita totale, senza interruzioni e senza fratture.
Per questo crediamo nel Gesù della resurrezione, per questo il Suo
nome non è il nome di uno fra gli uomini, ma è il nome di Colui
senza del quale non conosciamo né riceviamo la salvezza che il Padre
ha deciso di concederci. Da questa cornice di certezze, che è bene
ogni tanto risollevare alla diretta percezione della coscienza,
deriva anche un comportamento storico. Certo, raccoglierci per
confessare queste nostre certezze, per superare le acque che ci
inghiottono, per sollevare al di sopra dei limiti individuali la luce
della speranza di tutti gli uomini al cospetto di Dio; per
sperimentare, sia pure nella fugacità e labilità del simbolo, che
significhi darci un segno di pace, essere una umanità pacificata,
tutto questo ci tocca in quanto comunità di credenti. Ma questo è
solo il momento che ci prepara e ci dispone al resto, ad entrare nel
mondo. Per promuovere ogni riconciliazione. Siamo in un tempo in cui
davvero questo compito è in primo luogo, non ha bisogno di essere
indicato attraverso i faticosi itinerari dell'intelletto.
Cinquant'anni fa l'annunciare la necessità di essere riconciliati
con la terra poteva sembrare una divagazione arcaica o georgica. Oggi
questo discorso non è più retorico. Esso propone un progetto di
esistenza, perfino un programma politico. E così, se noi apriamo,
come dobbiamo fare ogni tanto, l'atlante della vita sociale
planetaria - ormai i mezzi di comunicazione ci gettano in casa
immagini da tutto il mondo - non possiamo non avvertire la perfidia
di cui siamo vittime. Gli organi di informazione ci nascondono il
fatto dei 50.000 bambini che muoiono ogni giorno e ci informano sulle
sciocchezze della vita più o meno corrotta e stupida della società
opulenta. La verità ci viene nascosta. Un potere occulto ci fa
deviare nella nostra stessa cognizione del genere umano. Dobbiamo
rompere gli accerchiamenti della manipolazione delle coscienze,
perché, se noi diamo somma importanza ad episodi che ci toccano
nell'immediato e dimentichiamo che siamo membra di un genere umano il
cui destino è ormai organicamente unitario, noi siamo sviati perfino
nelle nostre scelte politiche.
Lottare contro questa
manipolazione delle coscienze; educare la nostra coscienza ad
assumere come orizzonte suo il mondo intero; vivere in modo
realistico la vocazione di cittadini del mondo, per cui tutto quel
che avviene in Africa ci tocca direttamente, significa, in un sol
momento, dare concretezza alla fede cristiana, e scuotere le
prigionie che ci condizionano. Si sa, l'educazione religiosa imprime
spesso un tratto di tale pusillanimità che ogni qual volta diciamo
parole grandi ci viene il sospetto di abbandonarci all'orgoglio o
alla presunzione. Invece è la magnanimità (nel senso etimologico
della parola: l'animo grande) il segno psicologico dell'essere
cristiani. Questo capovolgimento è conversione. Se dunque all'inizio
di questa Quaresima vi dico: convertiamoci in nome del Signore,
voglio dirvi: superiamo i nostri egoismi, rompiamo i nostri schemi,
apriamoci alle attese, alle provocazioni che partono da tutti i punti
del genere umano.
Ernesto Balducci – da «Il mandorlo e
il fuoco» - vol 2° Anno B
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