Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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giovedì 22 febbraio 2018

I GIOVANI: speranza nella missione. 44° giornata di solidarietà Bologna/Iringa, chiese sorelle

La terza domenica di quaresima da 44 anni segna la giornata di solidarietà tra le diocesi di Iringa e quella di Bologna. Forse la cifra riporta alla mente piuttosto la canzone dello Zecchino, ma qui non si tratta di simpatici gattini.
È un tempo esteso, importante per la nostra diocesi, che cogliendo la sollecitudine del documento del concilio vaticano II, Ad Gentes, durante il congresso eucaristico diocesano del 1967, iniziò ad interrogarsi sulla missione: siamo ancora una Chiesa capace di riscaldare il cuore? Più o meno la stessa domanda che quest'anno guida la vita pastorale della diocesi: “Non ci ardeva forse il cuore nel petto?”. La risposta giunse nel 1974, dopo ricerche e verifica delle possibili mete dove iniziare l'esperienza dei fidei donum, essere un appoggio per giovani chiese sorelle che avessero necessità di sostegno in clero, laici e strutture ed avviare così l'opera pastorale su tutto il proprio territorio. Negli anni si sono succeduti 14 preti, sono arrivate le suore Minime di Clelia Barbieri, Carlo Soglia, laico, è presente come fidei donum dal 1979, a ricordarci che tutti i battezzati sono chiamati a partire.
Solo pochi mesi dalla conclusione del Congresso Eucaristico Diocesano con la visita di papa Francesco. Durante la messa da lui presieduta, dove ci ha lasciato le tre P, pane parola poveri, al Santo Padre sono stati fatti dei doni, uno dei quali è la nuova chiesa della parrocchia di Mapanda, per la cui costruzione la nostra diocesi si è impegnata.
Con il Centro Missionario abbiamo pensato allora di proporre due appuntamenti diocesani. Domenica 4 marzo alle ore 17,30 il nostro Arcivescovo concelebrerà la messa episcopale insieme al vescovo di Iringa Mons. Tarcisius, partendo dalla mensa della parola e del pane spezzati per giungere a quella condivisione che sia non solo la volontà di donare ma anche di accogliere e arricchirsi di un Vangelo che ritorni a noi incarnato in modi e sensibilità forse nuovi, di certo capaci di mantenerci chiesa in uscita.
Il secondo appuntamento è per mercoledì 7 marzo alle ore 21 presso il Teatro Gamaliele, dove insieme ai due vescovi, ai sacerdoti rientrati dalla missione e ai giornalisti padre Bernardi e Tonelli, dialogheremo per presentare un testo con lettere di don Tarcisio Nardelli, spedite da Usokami durante il suo ministero in Tanzania: sarà il primo di una serie di pubblicazioni per iniziare a fare memoria della MISSIO vissuta dalla nostra diocesi.
Quarantaquattro anni possono portare anche ad una certa stanchezza nelle sensibilità delle nostre parrocchie verso la missione vissuta come Chiesa locale: le esperienze missionarie non mancano nella nostra diocesi, ma un collegamento al cammino diocesano di “missio” potrebbe garantire a tutti una reciproca maturazione come chiesa cattolica, cioè universale, sparsa nel mondo. Per questa ragione, sollecitati anche dall'imminente sinodo straordinario dei giovani, abbiamo scelto come titolo della giornata I GIOVANI: SPERANZA NELLA MISSIONE. Una gioventù in questo caso non solo anagrafica, perchè quando ci si rimette in gioco, per tutti significa intraprendere una strada che ci conduca verso gli altri, verso la chiesa prossima; ci investirà allora una novità espressa in stili e scelte di vita accoglienti, maturi, generativi di pace, capaci di promuovere buone prassi nelle nuove generazioni. I viaggi estivi in missione, in diversi paesi, ce lo testimoniano. Ma al rientro spesso i giovani faticano a trovare nelle nostre comunità percorsi adeguati. Perchè non tornare allora a quella domanda che tuttora conserva una freschezza evangelica unica: siamo ancora una Chiesa capace di riscaldare il cuore? La risposta è certamente affermativa, sarà importante però iniziare a fare rete, a intrecciare i percorsi brevi e quelli caritativi con gli altri spaziosi della giustizia e della comunione nella pace, chiamati a vivere un battesimo non solo da conservare ma da annunciare.

D Francesco Ondedei

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