Dar 4 agosto 2024
Buongiorno Italia, come stai?
Sono a Dar da meno di 48 ore e mi chiedevo se hai ancora la febbre a Caronte e mezzo?
Qui il clima è meno desertico del tuo e le gente ha voglia di vivere come se tutto ciò che conta stesse in quel momento che sta vivendo. Ieri per esempio eravamo al fish market, brulicante di persone anche se il grosso del commercio era finito (all'alba si ritorna con già pescato il pesce, lo vedevamo dall'aereo sulla baia di Dar, scendendo erano le tre di notte e il buio illuminato dalla città enorme di popolazione, di case, di luci accese aveva dei buchi neri che inghiottivano la luce, sono le nubi, ma sotto sul mare le barche stavano ferme e le lampade accese per attirare il pesce si vedevano bene, un luna park immobile che fa salire alla superficie ingannati quei pesci che sguazzano nel mare e vengono tenuti dalle reti e portati a riva ormai all'alba). Le bancarelle alle 11 vengono ripulite. L'acqua spinta da sotto il capannone verso la discesa in cemento che dà al mare, bloccata da un muricciolo, trova l'asta con la gomma a spingerla nel tombino. È una giovane donna che sperimenta il dramma di Sisifo, perché metà dello sforzo è inutile e solo poca acqua viene obbligata a cadere nel buco. Dall'altra parte cade in mare: quello che è muricciolo di qua, sul versante oceano è un muro di tre metri a capofitto sull'acqua salata. Non è alta, i pescatori di sotto, vestiti, stanno scesi dalle barche a lavare le reti e a fare i bisogni, senza troppa vergogna. È una battaglia cosmica pescare nell'oceano, come la battaglia di Alessandro e Dario ad Isso di Altdorfer. Ora ci sono gli esiti della lotta: ciò che è stato venduto agli alberghi, ciò che hanno comprato le donne, quel po' che riescono a seccare e vendere lontano dal porto, lontano dalla città. Ancora qualcuno fa mucchietti di pesci simili e li mette all'asta. Sono rimasti i più poveri a comprare. Se compreranno resta il dubbio: mangiare o rivendere? E poi ci sono I lottatori: se ne stanno alcuni a dormire sui banchi già vuoti. L'aria è solo odore di pesce e salsedine, agre, intenso, come respirare gelatina. E poi ci sono schiere di donne che cucinano (hanno il loro spazio in parte del capannone) per i pescatori, ma non sono come mogli che aspettano a casa! Alcuni uomini hanno anche il coraggio di ridere e scherzare. Sotto un ombrello aperto, sopra una botte bassa, stanno due piatti di alluminio. Dentro ci sono in uno granchi, in uno gamberoni, tutti ancora vivi di quel colore che hanno in mare che tra poco evaporerá nell'aria insalubre (vallo a dire al medico che non sempre l'aria di mare fa bene!).Ma tu Italia senti ancora caldo? C'hai le olimpiadi! Tirati su e corri, nuota, pedala, salta, lancia, gioca! Mi viene in mente che oggi siamo stati a Bagamoyo (seppellite qui il mio cuore, viene tradotto), un punto ignoto sulla carta politica del mondo. Se non fosse che qui ci sono passati nel XVIII secolo più di milione e mezzo di schiavi. Beh, cara Italia, forse tu mi diresti: a ciascuno i suoi, tu sull'oceano Indiano ed io nelle mie campagne da nord a sud.
É vero: questi sono storia passata. I tuoi sono il presente! Ma sai quante lotte qui dei padri dello Spirito santo per affrancarli? Poi facevano i Christian Freedom Village sulla falsa riga degli Atti, dove tutto in comunione ed ognuno potesse riuscire a donare qualcosa di proprio agli altri e al mondo. Ieri un indiano a Dar, qui da 75 anni, presente all'indipendenza del 1961, che ha conosciuto di persona Nyerere, ha detto che era come tutti i politici attaccato al potere. Un ideale politico lo aveva: fare in modo di raggiungere gli scopi sempre in modo pacifico e che le persone cercassero di realizzare insieme il nuovo stato indipendente. Ma attaccato al potere direi proprio di no! Anche lui aveva in mente gli Atti degli apostoli! Gli inglesi furono convinti da lui "Sarà in grado il popolo del Tanzania di governare uno stato" "Si siamo cresciuti! "
Quel simpatico signore indiano, Krishna il nome, ama l'Italia, ci ha chiesto di Gina Lollobrigida, ci ha detto "devo andare lavoro in un ufficio lì" e ci ha indicato un lato della rotonda col monumento ascari, cioè i tanzaniani cooptati a combattere per i tedeschi contro gli inglesi presenti in Kenia, durante la prima guerra mondiale (Si! Si è combattuta anche qua!). Un impiegato che lavora a 75 anni indiano qui a Dar: come minimo ha un negozio di cambio!
Ci sorrideva, e di fatto ciò che resta è questo sorriso.
Oggi corrono i 100 metri. Speriamo vinciamo noi! Beh vista da qua questa frase suona piuttosto: "speriamo viviamo noi!"
Speriamo. Viviamo. Noi.
Nel cimitero di Bagamoyo riposano suore e missionari della prima ora (1868 nasce la missione) alcuni deceduti giovanissimi, 21 anni fratel Apollinaire, e chiedo ai miei: ne valeva la pena? Venire qua e morire così giovane? Allora voi chiedetevi non come siete arrivati qua (solitamente di pancia) ma perché siete qua? Cosa dà significato alla vostra vita, per cui oggi, qui e ora, potreste dire al volo: "Possiamo stare qui perché la nostra vita ha (questo) senso!".
Speriamo. Viviamo. Noi.
d.Francesco Ondedei Dar 4 agosto 2024
Grazie Don!!! Ti seguo dal tuo stato whatsapp con piacere. Buon cammino a tutti voi 👏
RispondiEliminaFrancesco, ho letto la prima pagina di diario. Interessante, come sempre, le tue frasi che raccontano spaccati di vita difficile, cui sono abituati i locali. Mi viene in mente un'idea rivoluzionaria: perche' non ti metti alla testa di una sollevazione che comincia dallo spirito missionario e conquisti il potere politico in Tanzania? Saluti Er.
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