Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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lunedì 12 agosto 2024

NUOVI VOCABOLARI CERCASI Tanz 24

Iringa 12 agosto 


Che fai stasera Italia? Visiti lo zoo? Nelle tue gabbie le bestie della guerra, del caldo, delle violenze ai corpi, dei morti al lavoro. Ma è come sentire e non capire.

Qui vedo camminando sulla strada principale vecchi ghepardi del kalenga nuovo hotel, statue impolverate di scarsa ferocia e di spiccata caricaturalitá. Ma è superato da parecchi palazzi che lo guardano dall'alto in basso coi loro dieci piani, e della moschea in costruzione dove sulle impalcature delle due torri a decine di metri da terra, si muovono come a New York gli operai.

Sono ad Iringa, città "forte" in kihehe. Da centomila abitanti di wikipedia allo zero in più secondo le voci locali per essere un milione, la città come un elastico occupa sempre più le colline nelle quali si adagia il nucleo originario. Ma i suoi quasi 1600 m di altezza rivelano la sua ambigua natura di altopiano. 

Se Dar è il caos del presente che annuncia le megalopoli del futuro, se Dodoma è una vecchia volpe del deserto che si sta travestendo da leone, allora Iringa è il mercato, quello reale delle persone che girano nell'intestino di questa città e sono quelle che digeriscono tutto, dove tutto passa, si trasforma e si colloca in un'altra vetrina!


Sono ridotti al minimo i miei passi. Sono due! 

Tosamaganga, dove venivo ospitato dal caro padre Giovanni Giorda nella casa a lato e quando entravo nel suo ufficio mi occupava il fiato l'odore del tabacco della pipa che usava. Lo comprava in aeroporto a Zurigo, una marca blu. E sui tavoli della stanza si spostavano gli scaffali, e negli scaffali trovavi tutto ciò che i tavoli possedevano. E ogni cosa era immensamente ricca di storia. E mi faceva sedere dopo cena mentre ascoltava alla radio della BBC il notiziario, "è così che ho imparato l'inglese". C'era Nyota che lo seguiva e lo aiutava in mille modi, sorridente, poco loquace, bimbo senza famiglia ed ora nonno. Poi io che dovevo sedere e parlare con lui nelle interruzioni del segnale. Poi mi sorrideva, mi faceva vedere le firme di alcuni battesimi che avevo celebrato qui nel 2012. Mi congedava ed io salivo le scali, sulla vetrata in alto, un geco incastrato e mummificato mentre forse cercava di cacciare. In camera vedevo la chiesa, la sua facciata, con le torri quadrate imponenti ai lati, il piazzale vuoto fino a domattina, le stelle di una volta celeste inedita che trascinavano in alto i miei pensieri e i miei progetti, con coraggio.

Allora tra le altre cose ho accompagnato il gruppo al cimitero storico di Tosa, dopo la messa e alcuni spiegoni sulle vicende coloniali ed ecclesiali di questa luogo. È lì che coinvolgo il gruppo con la memoria della lettera di padre Francesco Ghiotti, anche lui della Consolata, che mi scrisse ed ora io scrivo ad ognuno di loro le stesse parole che lui mi rivolse per non cadere nella tristezza della mediocrità. E pronuncio i nomi di ognuno, uno per uno.

Passo a vedere gli altri che sono ora insieme nella casa del Padre.


E allora Italia? Che fai? Ti rattristi perché ti ho parlato di un cimitero? E quelli che hai a cielo aperto nello stesso mare in cui ti immergi a nuotare? Allora ti racconto dell'altro passo che ho fatto qui ad Iringa. Si chiama casa delle ali e la conosco da anni. Ti voglio dire una cosa che ci ha raccontato uno dei ragazzi, tetraplegico con spasmi che gli permettono di scrivere solo con un piede e relativi strumenti tecnologici per farlo. Ad una domanda dei ragazzi risponde che 'ogni essere umano ha un sogno' (sottinteso 'anche io ne ho uno'), ma dipende anche dal contesto in cui vuole diventare concreto. Forse non possiamo cambiare le persone, ma il contesto si! Magari cercando di farlo perché nel nuovo contesto le persona possano liberare i propri sogni. 


Torna a sognare Italia! Che dici? Le olimpiadi sono finite? Ma c'è ancora altro da sognare! Per esempio la pace. Appena stasera leggevamo della destinazione universale dei beni a cui tutto viene subordinato: ricordo che don Enrico Chiavacci sintetizzava tutta l'etica economica per un cristiano in due frasi: NON TI È LECITO ACCUMULARE e SE HAI, CONDIVIDI. Questi sarebbero davvero due buoni argini per il fiume di pace che disseti i popoli (ed estingua la sete del potere dei potenti!).


don Francesco Ondedei



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