Migoli 10 agosto
Che fai Italia? I trasporti estivi inciampano, si arrogano i campi e non ci vedi più dai binari annebbiati di fumo!
Noi lasciamo Dodoma
e sulla strada di Iringa vediamo la stazione del nuovo treno che in 3 ore promette l'arrivo da Dar. Bazzecole se paragonate alla strada, ma prenotarsi? Lungo e costoso. Almeno una nuova strada aperta, si spera, ché su ruota ci si inceppa di traffico di lavori su strada di ribaltamenti dei tir pachidermi. Oppure è solo propaganda! La stazione sembra quella di Reggio Emilia Alta Velocità, un uovo serigrafato di futuro, appoggiato sul piano da cui escono i binari (tipo Galaxy Express 999 dove si girava l'universo per trovare un corpo immortale da fare a cambio col proprio). Affrontiamo un gargantuesco cavalcavia sotto cui passiamo. "Parte alla Turchia parte alla Cina sta accadendo questo futuro!" A questi partner è stata affidata la costruzione. Ed è questione degli ultimi 3 anni per mettere su tutta questa roba! Chapeau!Che poi passiamo da Mtera con la diga 1980 della Cogefar italiana, quella di seguito incastrata nel 1992 italiano. La diga va, col suo spropositato lago che doveva essere di qualche km quadrato e poi ha invaso una fetta di valle che fino a 5 anni fa ancora i tronchi morti piantati sul fondo sbucavano per metri a filo dell'acqua. Adesso hanno bonificato, ci siamo andati a Migoli, col gruppo, al primo tramonto. Meraviglia della creazione, e quando ti volti osservi: pescatori ancora al lavoro, campi coltivati sulle rive perché così terreno fertile ma poi ci devi vivere con tutta la famiglia madre padre due figli, per casa legno e lamiere, per difendere il prodotto della terra dai vampiri ippopotami che escono di notte dal lago e di giorno ribaltano le canoe, morsi come cani ai pescatori. Di là il tramonto, meraviglia di sole rosso che a vista d'occhio sembra un gesto di danza, un volto sollevato grande che scompare nella torsione del corpo sullo specchio dell'acqua che a lungo rifletterà quella luce all'orizzonte, verso ovest. Di qua tutta la plastica, il ritmo serrato dell'uso costante e continuato di involucri per ogni cosa, come se tutta la plastica buttata a terra dal Manzanarre al Reno finisse qui in mezzo alle piante.
Faccio notare che basta girarsi di 180 gradi e contempli la bellezza del creato da un lato e dall'altro la povera tristezza dell'azione umana. Leggo Laudato Si (49): cultura della scarto, globalizzazione della indifferenza, ambiente umano e naturale degradano insieme, il deterioramento colpisce in modo speciale i più deboli del pianeta, ascoltate tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri.
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Labbra d'acqua sbattono sulle sponde del terreno fertile e sui fianchi delle canoe ormeggiate sulle rive. Non ci credo quando uno dei ragazzi lo vede, poi lo vedo anch'io e una canoa con due pescatori gira al largo per evitare l'incontro: uno due ippopotami a pelo dell'acqua. Foto, video, apre la bocca fauci enormi anche dalle decine di metri di distanza. 34 anni ed è la prima volta che mi succede di vederlo. Un essere naturale pieno di morbida mostruosità, c'era pure un pannolino che lo utilizzava come sponsor! Fa paura incontrarlo senza briglie che chissà se viene fino qui alla riva e ci tocca fuggire! Così fantastichiamo per un po' di essere coinvolti da madre natura. Poi non ci accorgiamo che le briglie sciolte le abbiamo noi! Siamo noi da temere, se manteniamo questo negativo impatto ecologico e sociale sulla terra e sull'umanita! "Bisogna rafforzare la consapevolezza che siamo una sola famiglia umana. Non ci sono frontiere o barriere politiche o sociali che ci permettano di isolarci...non disponiamo ancora della cultura necessaria per affrontare questa crisi...la speranza ci invita a riconoscere che c'è sempre una vita di uscita... Tuttavia sembra di riscontrare sintomi di un punto di rottura...(LS 51-60)".
Canti di sera e nella notte musica, si è giocato un derby al tramonto dell'otto agosto tra Simba e Yangi, due squadre di calcio di Dar. Il nostro driver tifa per lo Yangi (la radice è nell'inglese 'young') che è la squadra del CCM il partito al governo da sempre. Qualcuno tifa Simba, avversaria, anche per questo! Alla fine vince uno a zero lo Yangi.
Il raglio degli asini si sente poco, invece. Di solito, musica non musica, erano perfettamente udibili i loro versi alla luna capovolta del Tanzania, perché come una lametta penetravano ovunque l'aria. Un mondo apparentemente identico, è ormai cambiato.
Falla tu, Italia, la domanda ora: dove portano questi cambiamenti? Davvero non lo so. Magari riesco a cambiare anche io. Anche noi.
d Francesco Ondedei
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