Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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sabato 28 ottobre 2017

Nazionalismo e populismo: strategie politiche errate

«esiste un sano nazionalismo che è il senso patriottico e che noi incoraggiamo. Ma sia con il nazionalismo che con il populismo c’è un compromesso con la verità: con il populismo i politici dicono quello che pensano che il popolo vorrebbe sentire, con il nazionalismo vengono esaltati i pregiudizi nei confronti degli altri. Al contrario lo spirito cattolico è universalista. Per questo, peraltro, la Chiesa ha sempre avuto grande simpatia per il progetto europeo, che attraversa le frontiere. Che tra i singoli cattolici, fedeli o sacerdoti, ci siano differenti sensibilità politiche, che alcuni abbiano idee più socialiste e altri idee più conservatrici, è assolutamente normale, e per questo la Santa Sede vuole rimanere fuori dalla politica partitica. La politica non è come la fede o la morale, dove la Chiesa esige o propone delle verità. Ma le idee del nazionalismo non sono da seguire e il populismo come strategia politica è da evitare» 
(Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati)



Di fronte alle grandi sfide dei cambiamenti climatici, dei problemi sul lavoro e dei flussi migratori la prospettiva della Chiesa non sono «le correnti populiste e rivolte all’indietro»: lo ha detto il cardinale Reinhard Marx, presentando insieme al monsignore «ministro degli Esteri» vaticano Paul Richard Gallagher il programma di «(Re)Thinking Europe», una due-giorni in Vaticano di incontri tra politici e vescovi di tutta l’Ue per ripensare l’Europa in un momento di crisi, tra ondate xenofobe, spinte indipendentiste ed elaborazione della Brexit, alla quale interverrà domani papa Francesco con il suo quinto discorso, dall’inizio del pontificato, sul futuro dell’Unione europea.

«Quando pensi che la tua nazione sia migliore delle altre, questo non è cristiano, mentre amare il tuo prossimo come te stesso, questo è cristiano», ha detto il cardinale Marx sulla mancanza di unanimità in materia di immigrazione tra gli stessi vescovi europei, come emerso di recente con una iniziativa di preghiera del rosario in Polonia. «Noi non siamo ingenui, Gesù non era ingenuo, ma siamo tutti fratelli e sorelle, credenti e non credenti, cattolici e non cattolici, siamo tutti esseri umani. Cresce un modo di pensare in bianco e nero in alcuni movimenti, ma le conferenze episcopali non lo stanno seguendo, non seguono le idee populiste e nazionaliste. Se così fosse, li criticherei. Certo non posso seguire tutte le omelie di tutti i vescovi europei… ma sulla questione migratoria abbiamo discussioni tra vescovi dei 28 paesi membri dell’Ue (in seno alla Comece, ndr), non abbiamo sempre le stesse idee, la questione è difficile, ma a grandi linee posso dire che seguiamo tutti il Papa: siamo tutti cattolici!».

Quanto al sentimento ostile all’islam che si respira in varie parti d’Europa, Gallagher ha premesso che «non dovremmo essere preoccupati dai numeri», perché «la presenza dei musulmani in Europa non è così grande come i politici populisti vorrebbero farci credere», ma «dobbiamo tenere fermo il principio della libertà religiosa». Peraltro, ha aggiunto, «anche il pensiero liberal e laico non è in gran forma» e, da questo punto di vista, bisogna «combattere la political correctness che vorrebbe ricacciare la fede nella sfera privata».

La questione della diversità religiosa in Europa, in generale, è un «una questione aperta», ha proseguito Gallagher, rilevando «un cambiamento di mentalità e di consapevolezza», che ricade, in particolare, sui leader religiosi, che devono tutti essere «chiari nello sforzo di evitare ogni conflitto tra religioni», che devono essere «parte della soluzione e non del problema».

Marx, da parte sua, ha sottolineato di non essere «preoccupato dalla religione ma dalla sua strumentalizzazione da parte dei politici» ed ha poi precisato che «non è vero che l’islam è una novità in Europa, basti pensare alla storia della Spagna o dell’Albania», e che, in passato, ci sono stati tra cristianità e mondo islamico «incontri, scontri, relazioni, non sempre facili», che devono indurre anche oggi la Chiesa a cercare il dialogo.

Quanto alla questione della «identità» europea, l’Arcivescovo di Monaco ha detto che si tratta di una «parola difficile» che «esito a utilizzare» perché, come dimostra anche il termine tedesco Heimat (patria), al centro di mille dibattiti in Germania dopo la seconda guerra mondiale e l’era nazista, «non è un concetto statico, ma vivo, aperto, che evolve», pur a partire da una «cultura» comune europea che, comunque, è «multiculturale» se guarda alle diversità geografiche, linguistiche, sociali che attraversano il «vecchio continente».

Non saranno estranee alla discussione due questioni di grande attualità come la Brexit e l’indipendentismo catalano. Quanto all’uscita del Regno Unito dall’Ue, «per me all’inizio è stato uno choc, ma adesso dobbiamo pensare al futuro, a quale rapporto di amicizia e di partnership ci sarà in futuro con la Gran Bretagna», ha detto Marx. Quanto al britannico Gallagher, che in passato aveva dichiarato apertamente la propria contrarietà alla Brexit, ora è il momento di capire «come affrontare la questione», consapevoli che «ci sono diversi modi di uscire, non per forza abbandonando tutti gli elementi dell’Europa». In merito alla Catalogna e, più in generale, alle spinte separatiste in Europa, Marx, che ha richiamato l’esperienza tedesca dei Land, regioni-Stato con forte autonomia, ha inquadrato la questione sullo sfondo di due problemi: il «futuro degli Stati Nazione» nati in un altro secolo e «il sentimento dei cittadini che non si sentono coinvolti nel processo democratico».

«In questo momento critico per l’Unione europea», ha detto Gallagher, «riteniamo che sia necessario dialogare. Il dialogo è qualcosa che manca. Sappiamo che ci sono molte parole e molti incontri, ma non sempre questo comporta un dialogo autentico. Invece un dialogo affettivo ed effettivo è necessario per rianimare le istituzioni europee, per ringiovanire il continente e per riscoprire l’ispirazione dei padri fondatori».

Per la cerimonia di chiusura, il Papa riceverà i partecipanti e pronuncerà un discorso. Si tratta, ha sottolineato con soddisfazione Marx, del suo quinto discorso sull’Europa e l’Unione Europea dopo i due discorsi a Strasburgo, al Parlamento europeo e al Consiglio d’Europa, il discorso in occasione del conferimento a Francesco del premio Carlo Magno e il discorso in occasione delle celebrazioni dei sessant’anni dell’Unione europea a Roma.  

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