Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
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domenica 8 ottobre 2017
L'emarginazione non è accidentale (commento di p.Balducci alla XXVII Domenica T.O.)
8 Ottobre 2014 – 27^ DOMENICA TEMPO
ODINARIO- Anno A
Le paure più vere sono quelle che
stanno fuori delle soglia della coscienza, stanno all'uscio. Ogni
tanto vengono dentro ma noi le ributtiamo fuori per garantirci una
tranquillità.
PRIMA LETTURA: Is 5,1-7
SALMO: 79
SECONDA LETTURA: Fil 4,6-9
VANGELO: Mt 21,33-43
Noi siamo oggi in un mondo in cui gli
esclusi sono a nostra disposizione anzi vengono a casa nostra. Cosa
facciamo? Abbiamo molti modi di agire, più o meno rispettabili Uno
di questi è di prospettarci un programma di integrazione:
accoglierli per renderli come noi. Sarebbe molto bello perché piano
piano potremmo liberarci dal tormento. Se i figli dei nostri figli
potessero raccontare un giorno che nessuno nel mondo muore di fame,
che nel mondo non ci sono più armi sarebbe veramente il momento in
cui il regno di Dio trasparirebbe dagli spessori opachi della terra.
Ma non ci arriveremo perché l'emarginazione non è accidentale, è
invece funzionale al nostro modo di costruire, per cui la pretesa di
integrare gli altri nel nostro tenore di vignaioli privilegiati è
assurda in quanto la vigna non dà tanto.
Questa è una scoperta che
segnerà l'epoca futura di grande amarezza. Quando leggo le pagine
dei grandi pionieri del nostro tempo mi commuovo perché sono tutti
illuminati dall'utopia che con il libero mercato sarà felice
l'umanità intera, che con l'espropriazione dei proprietari si
renderà... Quelle certezze sono tutte venute meno perché urlano
contro l'evidenza.
Noi abbiamo sfruttato questa vigna in modo tale
che non tutti possono godere degli stessi vantaggi altrimenti la
vigna si esaurisce. Noi siamo tallonati dentro da questo sospetto
anche se non lo diciamo ad alta voce. Le paure più vere sono quelle
che stanno fuori delle soglia della coscienza, stanno all'uscio. Ogni
tanto vengono dentro ma noi le ributtiamo fiori per garantirci una
tranquillità. Ecco allora che cosa abbiamo.
Noi siamo incapaci di
capire fino in fondo la portata di questa profezia evangelica che
nella nostra riflessione va usata con moderazione perché può dare
anche adito ad uno sfogo demagogico, deve essere assunta con
sofferenza interiore: ci sarà tolto il regno! io ci penso spesso a
questo fatto che sta avvenendo. Si vede, tutti i dati lo dicono.
Noi
siamo, nella vecchia cristianità europea, nulla ormai. Siamo
potentissimi ma siamo nulla. Appena quarant'anni fa eravamo il 16%
dell'umanità, fra dieci anni saremo appena il 6% e questa umanità
che ci circonda - lo scarto - è diventata immensa e si agita.
Noi
siamo nel momento critico. Dobbiamo allora innanzi tutto fare una
scelta di tipo coscienziale e conoscitivo. Non dico di tipo
economico/politico, che viene dopo e che a volte potrebbe essere
anche una soluzione indebita. Non sarebbe sufficiente infatti dare a
tutti da mangiare - l'uomo non vive di solo pane -, dovremmo dare a
tutti dignità.
Non è sufficiente renderli servi sazi, il problema è
quello di ristabilire un giusto rapporto con gli altri, e questo
significa liberarci da noi stessi: lo penso che anche nel conflitto
terribile che si agita in questi mesi il problema vero che sta sotto
a quello di cui si dibatte nei debiti luoghi, è la percezione che
c'è un'oscura marea umana che ci assedia, la marea degli esclusi: In
noi c'è come una volontà di rigetto. È già scritto, manca solo
l'esecuzione.
Noi abbiamo durezza di cuore e abbiamo un aggressività
orpellata di diritto. C'è l'insensibilità per la morte dei bambini,
per la morte dell'umanità
Noi non possiamo risolvere tutti i
problemi del mondo, dobbiamo liberarci del titanismo morale che ci
porta all'agitazione verbosa e sterile, dobbiamo con serietà rifare
i nostri progetti di vita e assumerci le nostre responsabilità che
sono immense e, se noi non fossimo continuamente viziati da una
rappresentazione delle cose funzionale alla giustificazione del mondo
come è capiremmo. Se prendiamo le pagine dei giornali di oggi
leggiamo che la più ricca nazione del mondo è in una crisi
economica che fa paura, ma nel contempo ha inviato un esercito
sterminato, che costa l'ira di Dio. Anche Se non ce lo diciamo
sentiamo che sotto c'è una follia: Dobbiamo vivere in questa
profondità il travaglio del nostro tempo.
Non è che questo
semplifichi la soluzione, non sono così stolto, però senza questo
travaglio tutte le soluzioni sono sbagliate, anche quelle che
vogliono la giustizia in modo sommario. Il cammino è lungo e parte
da questo principio elementare e tragico: teniamo gli occhi su le
pietre scartate in quanto lì sono fissi gli occhi di Dio, è da lì
che siamo misurati, è lì che si celebra, nel silenzio misterioso e
terribile, il giudizio di Dio sul mondo.
Ernesto Balducci - da: "Gli ultimi
tempi" vol. 1 - anno A
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