Le radici di una vocazione missionaria: 10 ottobre san Daniele Comboni
"Il giorno e la notte, il sole e la pioggia mi troveranno egualmente sempre pronto ai vostri spirituali bisogni: il ricco e il povero, il sano e l'infermo, il giovane e il vecchio, il padrone e il servo avranno sempre uguale accesso al mio cuore"
Nominato vescovo dell’Africa centrale e ritornando fra mille difficoltà in Africa, dirà ai suoi pochi fedeli: “Tra voi lasciai il mio cuore [...] e oggi finalmente lo riacquisto ritornando fra voi. Ritorno fra voi per non mai più cessare di essere vostro [...]. Il giorno e la notte, il sole e la pioggia mi troveranno egualmente sempre pronto ai vostri spirituali bisogni: il ricco e il povero, il sano e l’infermo, il giovane e il vecchio, il padrone e il servo avranno sempre uguale accesso al mio cuore. Il vostro bene sarà il mio, e le vostre pene saranno pure le mie. Io prendo a far causa comune con ognuno di voi, e il più felice dei miei giorni sarà quello in cui potrò dare la vita per voi”. Infatti l’unica cosa che gli importava, come scrive ancora da Khartoum un mese prima di morire, “è che si converta la Nigrizia [la compagine dei popoli di colore]; [...] questa è stata l’unica e vera passione della mia vita intera, e lo sarà fino alla morte, e non ne arrossisco per nulla [di dirlo]”. Egli, come scriveva nel 1864, aveva la chiara coscienza che un missionario doveva essere l’abbraccio tangibile di Cristo per i popoli dell’Africa; l’unico scopo della sua vita doveva essere “quello di portare il bacio di pace di Cristo”.
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