Nominato vescovo dell’Africa centrale e ritornando fra mille difficoltà in Africa, dirà ai suoi pochi fedeli: “Tra voi lasciai il mio cuore [...] e oggi finalmente lo riacquisto ritornando fra voi. Ritorno fra voi per non mai più cessare di essere vostro [...]. Il giorno e la notte, il sole e la pioggia mi troveranno egualmente sempre pronto ai vostri spirituali bisogni: il ricco e il povero, il sano e l’infermo, il giovane e il vecchio, il padrone e il servo avranno sempre uguale accesso al mio cuore. Il vostro bene sarà il mio, e le vostre pene saranno pure le mie. Io prendo a far causa comune con ognuno di voi, e il più felice dei miei giorni sarà quello in cui potrò dare la vita per voi”. Infatti l’unica cosa che gli importava, come scrive ancora da Khartoum un mese prima di morire, “è che si converta la Nigrizia [la compagine dei popoli di colore]; [...] questa è stata l’unica e vera passione della mia vita intera, e lo sarà fino alla morte, e non ne arrossisco per nulla [di dirlo]”. Egli, come scriveva nel 1864, aveva la chiara coscienza che un missionario doveva essere l’abbraccio tangibile di Cristo per i popoli dell’Africa; l’unico scopo della sua vita doveva essere “quello di portare il bacio di pace di Cristo”.
Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
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martedì 10 ottobre 2017
Le radici di una vocazione missionaria: 10 ottobre san Daniele Comboni
"Il giorno e la notte, il sole e la pioggia mi troveranno egualmente sempre pronto ai vostri spirituali bisogni: il ricco e il povero, il sano e l'infermo, il giovane e il vecchio, il padrone e il servo avranno sempre uguale accesso al mio cuore"
Dal Mazza, Comboni imparò “a tenere, come egli scrive, gli occhi fissi in Gesù Cristo”. Questo sguardo e quel “sì” a Cristo diventarono per lui continua memoria della sua vita e vocazione; lo riportavano costantemente a dare senso a tutto ciò che intraprendeva. Come scrive in uno dei momenti cruciali della sua vita, lo portavano “a giudicare le cose e il mondo africano, non con la sapienza che proviene dal mondo, ma al puro raggio della Fede”; a vedere quel mondo “non attraverso la filantropia o gli interessi degli esploratori, politici ed economisti”, ma attraverso il Mistero di Gesù Cristo in Croce, come scrive nell’introduzione del suo Piano per la rigenerazione dell’Africa (1864).
Nominato vescovo dell’Africa centrale e ritornando fra mille difficoltà in Africa, dirà ai suoi pochi fedeli: “Tra voi lasciai il mio cuore [...] e oggi finalmente lo riacquisto ritornando fra voi. Ritorno fra voi per non mai più cessare di essere vostro [...]. Il giorno e la notte, il sole e la pioggia mi troveranno egualmente sempre pronto ai vostri spirituali bisogni: il ricco e il povero, il sano e l’infermo, il giovane e il vecchio, il padrone e il servo avranno sempre uguale accesso al mio cuore. Il vostro bene sarà il mio, e le vostre pene saranno pure le mie. Io prendo a far causa comune con ognuno di voi, e il più felice dei miei giorni sarà quello in cui potrò dare la vita per voi”. Infatti l’unica cosa che gli importava, come scrive ancora da Khartoum un mese prima di morire, “è che si converta la Nigrizia [la compagine dei popoli di colore]; [...] questa è stata l’unica e vera passione della mia vita intera, e lo sarà fino alla morte, e non ne arrossisco per nulla [di dirlo]”. Egli, come scriveva nel 1864, aveva la chiara coscienza che un missionario doveva essere l’abbraccio tangibile di Cristo per i popoli dell’Africa; l’unico scopo della sua vita doveva essere “quello di portare il bacio di pace di Cristo”.
Nominato vescovo dell’Africa centrale e ritornando fra mille difficoltà in Africa, dirà ai suoi pochi fedeli: “Tra voi lasciai il mio cuore [...] e oggi finalmente lo riacquisto ritornando fra voi. Ritorno fra voi per non mai più cessare di essere vostro [...]. Il giorno e la notte, il sole e la pioggia mi troveranno egualmente sempre pronto ai vostri spirituali bisogni: il ricco e il povero, il sano e l’infermo, il giovane e il vecchio, il padrone e il servo avranno sempre uguale accesso al mio cuore. Il vostro bene sarà il mio, e le vostre pene saranno pure le mie. Io prendo a far causa comune con ognuno di voi, e il più felice dei miei giorni sarà quello in cui potrò dare la vita per voi”. Infatti l’unica cosa che gli importava, come scrive ancora da Khartoum un mese prima di morire, “è che si converta la Nigrizia [la compagine dei popoli di colore]; [...] questa è stata l’unica e vera passione della mia vita intera, e lo sarà fino alla morte, e non ne arrossisco per nulla [di dirlo]”. Egli, come scriveva nel 1864, aveva la chiara coscienza che un missionario doveva essere l’abbraccio tangibile di Cristo per i popoli dell’Africa; l’unico scopo della sua vita doveva essere “quello di portare il bacio di pace di Cristo”.
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