Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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sabato 14 ottobre 2017

IL NOBEL (della carità) ASSEGNATO A TRE MISSIONARI

Cristina, Giannantonia e Tarcisio. Tre storie diverse, un unico comune denominatore: l’annuncio del Vangelo. Una laica, una religiosa e un sacerdote fidei donum sono i vincitori del Premio Cuore Amico, una sorta di “Nobel dei missionari” che viene assegnato il prossimo sabato 14 ottobre a Brescia all’interno del Festival della missione (12-15 ottobre) in riconoscimento della diversità di carismi nella Chiesa.


La prima ad arrivare in missione è Giannantonia Comencini, al secolo Giovanna, che, maestra elementare, nel 1948, dopo la professione religiosa con le Pie Madri della Nigrizia (le Missionarie Comboniane), viene inviata in Eritrea. Durante la lunga traversata accusa forti febbri e viene messa in quarantena. Preoccupata di dover rinunciare, nasconde il dolore (perderà l’udito in un orecchio) e inizia il suo servizio come insegnante. Dopo aver visto le crudeltà della Seconda guerra mondiale, si ritrova in un Paese che in questi ultimi 70 anni non ha certo conosciuto lunghi periodi di pace. La religiosa veneta insegna, nonostante le situazioni esterne, «il gusto per la vita e l’arte della creatività». Semina la speranza in una terra nella quale la guerra e la paura sono le protagoniste principali. Fino al 1985 promuove la pace a partire dalla scuola. Raggiunta la pensione, non abbandona la popolazione che le è stata affidata anche perché la guerra con l’Etiopia presenta un conto salato. Decide di dedicarsi all’umanità emarginata, ai più poveri tra i poveri. Ancora oggi, a 97 anni, li cerca negli angoli delle strade e li aiuta a rialzarsi. E chi ricomincia a vivere, poi aiuta gli altri a superare il senso di abbandono.

Anche Cristina Togni, missionaria laica del Pime, ha scelto di confrontarsi con una nazione ferita dalla violenza. Classe 1964, parte nel 1996 dopo aver conseguito un diploma nell’assistenza dei disabili mentali. In Cambogia trova le ferite sanguinanti del periodo dei Khmer rossi (1975-1979). Per non parlare della presenza cattolica ridotta a 7mila unità, quando, solo nel 1970, si stimavano in 65mila. L’obiettivo di Cristina è promuovere uno sviluppo caritatevole in dialogo con tutto il mondo buddhista. Si inserisce subito nell’Ong “New Humanity” istituita dal Pime, occupandosi dello sviluppo rurale a Kandaok dove la popolazione è principalmente dedita alla coltivazione del riso. Osservando le aree rurali, si accorge delle esigenze formative dei bambini e delle famiglie che crescono i figli con una disabilità fisica e mentale ma che devono fare i conti con una mentalità diffusa: la disabilità è vista come una punizione. Cristina sposa, quindi, la causa degli ultimi. Nasce così nel 2011 il “Disabled Day Care Centre”, un piccolo centro di ospitalità diurna per bambini, giovani e adulti disabili mentali. Per la prima volta viene coinvolta anche la comunità locale nell’apertura di centri pubblici per la riabilitazione e l’assistenza a domicilio. Collabora con le attività pastorali della comunità di Kompong Chhnang, affianca il lavoro degli insegnanti nel centro diurno per persone con disabilità mentale e segue l’esperienza della casa-famiglia per l’autonomia di 13 disabili. Nel 2016 avvia una scuola per bambini autistici.

L’Africa è nel cuore anche di don Tarcisio Moreschi. Prima in Burundi dal 1976 al 1980 (viene espulso in seguito alle leggi razziali), poi in Zaire per 10 anni dove si mette a disposizione di un centro di riabilitazione per bambini disabili. Tornato in Italia, nel 1993 raggiunge la sua nuova meta: la Tanzania. Oltre alla pastorale, si prende cura dei tanti ammalati di Hiv, organizzando un servizio mensile di pacchi viveri per le mamme ammalate e sole, e degli orfani che vivono in strada. Oggi la parrocchia di Mtwango gestisce 30 scuole materne. Nel 2006 si trasferisce nel villaggio di Ilembula dove nel dicembre 2016 inaugura la prima chiesa. In mezzo, la costruzione di un ospedale dotato di radiologia, di sale operatorie e autonomo dal punto di vista energetico. Sempre in questi anni, realizza molte opere, fra queste un orfanotrofio, una scuola a indirizzo agronomico, laboratori di falegnameria e meccanica e un centro socio-riabilitativo per i disabili nella savana.


A Cristina, Giannantonia e Tarcisio va dunque il Premio Cuore Amico che dal 1990 valorizza la grande opera della Chiesa a favore dei poveri del Terzo Mondo, premiando dei missionari che testimoniano nella quotidianità l’amore di Cristo verso i bisognosi con i quali spesso condividono povertà e lavoro. L’associazione Cuore Amico Fraternità Onlus solo nel 2016 ha erogato nei cinque continenti 3,5 milioni di euro. Quest’anno la premiazione ha come testimonial d’eccezione Ernst Simoni, il sacerdote albanese creato cardinale da Papa Francesco vittima delle persecuzioni comuniste. La cerimonia è inserita nella manifestazione promossa dalla Conferenza degli Istituti missionari italiani, dalla Fondazione Missio e dal Centro missionario diocesano di Brescia: quattro giorni di incontri, mostre, testimonianze ed eventi per dire che la missione, oggi, è ancora possibile.  

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