Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
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domenica 22 ottobre 2017
La politica non può perseguire tutto (commento di p.Balducci alla XXIX Domenica T.O.)
22 Ottobre 2017–29^ DOMENICA TEMPO
ORDINARIO –Anno A
Forme di integrismo, riappaiono con
forza, ad oriente e ad occidente, nelle varie giurisdizioni
religiose, in ragione dello stesso collasso di razionalità che
colpisce ormai le compagini internazionali.
PRIMA LETTURA: Is 45,1.4-6- SALMO: 95-
SECONDA LETTURA: 1 Ts 1,1-5b- VANGELO: Mt 22,15-21
La nostra situazione è singolare,
perché mentre nel passato era possibile ragionare, con coscienza
relativamente tranquilla, dei rapporti di obbedienza allo Stato e dei
rapporti di obbedienza alla Chiesa, oggi questo non è più possibile
perché obiettivamente lo Stato ci scompare di sotto gli occhi, nel
senso che ogni Stato (il nostro compreso) è inserito in compagini
sovrannazionali, in blocchi immensi, economici e militari, in cui la
ragione particolare, la formalità giuridica enunciata dalla
costituzione, si sfuma, si dissipa in qualcosa di più vasto. Dinanzi
a questa realtà io non devo lasciarmi catturare dalle vecchie forme
di lealismo nei confronti del mio Stato.
Io devo obiettare non solo
all'esercito ma a tutte quelle leggi dello Stato che contrastano con
l'evenienza, ormai incombente, di una comunità mondiale1 dove la
ragione storica degli Stati particolari scompare praticamente nei
fatti. Ecco una situazione nuova nella quale noi possiamo attribuire
un significato massimo a tutti quei movimenti o persone che mirano a
sorpassare le prigionie, le babilonie del passato per stabilire
l'unità del nuovo Israele, della nuova umanità. Queste spinte hanno
un carattere messianico. Domandarsi quali sono atee e quali non atee
è rimanere fuori della logica messianica; l'importante è sapere che
cosa operano, dove tendono, quali sono gli effetti che esse
producono. Come disse Papa Giovanni in un famoso passaggio della
«Pacem in terris»: non ha importanza andare e a cercare le identità
ideologiche, che sono scritte e ferme, è importante sapere a che
cosa conducono nel loro corso concreto i movimenti storici.
Questo è
importante. La qualità della coscienza di un credente che si libera
da tutte le pregiudiziali di carattere formale per guardare alla
sostanza effettiva del corso degli uomini e delle cose è la qualità
messianica del profeta Isaia. L'ordinamento giuridico si giustifica
con ragioni storiche e quindi non ha di per sé nessun sigillo da
parte di Dio. Perciò il nostro confronto politico, all'interno del
nostro Stato o sul piano planetario, va tutto giocato sul filo della
ragione che ci accomuna, senza chiamare in causa Dio. Dio ci dice:
siete nell'ordine di Cesare, date a Cesare quel che è di Cesare,
date alla politica quel che è della politica, cioè ragionate
secondo i principi propri dell'esistenza del provvisorio. Questo è
un punto molto importante. Se volete, è ovvio.
Ma a volte io do per
ovvio, forse preso dalla forza delle mie convinzioni soggettive, quel
che oggettivamente è tutt'altro che ovvio. Forme di integrismo,
riappaiono con forza, ad oriente e ad occidente, nelle varie
giurisdizioni religiose, in ragione dello stesso collasso di
razionalità che colpisce ormai le compagini internazionali. Per fare
un solo esempio di questa crisi che dobbiamo tenere sott'occhio per
capire i momenti che viviamo, pensate a quella grande creazione della
ragione umana, emersa dal cataclisma della guerra, che sono le
Nazioni Unite. Le Nazioni Unite sono una tappa della ragione storica,
con cui non ci si può non confrontare per obbligo morale. È il
primo caso della storia in cui popoli di diversa razza e religione si
sono seduti insieme in nome della comune premura del genere umano. Un
grande fatto, biblico, messianico.
Ma ormai, quando ci sono crisi in
questo o in quel luogo del pianeta, non è più alle Nazioni Unite
che ci si riferisce. La sfiducia nelle creazioni della ragione è a
vantaggio della ricerca degli interessi particolari, degli impulsi
oscuri dell' irrazionalismo in cui a volte si insinua anche la
motivazione religiosa. L'altro orizzonte che, come dicevo, sovrasta,
come termine ultimo, l'orizzonte giuridico-politico, è quello della
coscienza nel quale io mi trovo a diretto contatto con Dio, col Dio
creatore. L'esigenza della realizzazione totale, quella che chiamiamo
Regno di Dio, fa appello alla mia coscienza in modo diretto, senza
mediazioni.
Ne sono responsabile io. La coscienza dell'uomo situato
nel tempo porta in sé, almeno a livello esigenziale, l'immagine di
un mondo totalmente realizzato. Bisogna dare a Dio quel che è di
Dio. Dare a Dio non significa dare a qualcuno che è fuori della
storia, significa adempiere gli obiettivi che sono tutelati dalla sua
volontà e su cui nessuna autorità - collettiva o personale - può
mai inserirsi. Ecco, allora, che io mi trovo, nel fondo di me stesso,
come soggetto di due diversi ordini di responsabilità. Quello
giuridico-politico io devo viverlo secondo le norme della laicità,
non solo - la distinzione è importante nel mio discorso - per quel
principio degno di ogni rispetto che è la tolleranza di tutte le
idee, che è un motivo ancora negativo, ma per una ragione positiva,
che è la convinzione che tutti gli uomini di buona volontà, tutti
gli uomini che seguono la propria coscienza, nel preparare un mondo
diverso sono interni alla qualità messianica della storia, sono
strumenti di Dio, non importa se lo conoscono o non lo conoscono.
Questa è la fase laica della vita politica. La seconda fase è
quella della non-rinuncia a quell'orizzonte totale che io nella mia
coscienza contemplo, verso cui mi muovo, per cui mi sacrifico. È
proprio perseguendo ciò che è al di là di Cesare che io garantisco
l'autenticità di ciò che è nel regno di Cesare. Una politica che
vuoI essere tutto, una politica che vuole tutto ricondurre nei propri
confini diventa una sacralizzazione del politico e urta frontalmente
contro questa parola di Gesù Cristo. Non importa se questa
politicizzazione assoluta sia fatta nel nome di Dio o nel nome
dell'ateismo. Non importa. Essa urta contro la dimensione universale
della coscienza, contro la sfera che è sotto la protezione della
mano di Dio. È importante salvare questa dimensione che non è
quella della fuga, è la dimensione a cui mi riferisco ogni qualvolta
voglio, con legittimità morale, contestare l'ordine presente..,
Ernesto Balducci da 'il Vangelo della
pace " vol. 1 anno A
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