Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
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domenica 29 ottobre 2017
Credi in Dio nella misura in cui prendi sul serio l'uomo (commento di p.Balducci alla XXX Domenica T.O.)
29 Ottobre 2017 – 30^ DOMENICA TEMPO
ORDINARIO-Anno A
Se vuoi capire se credi davvero in Dio,
ti chiedo come prendi sul serio l'uomo e, per sapere se prendi sul
serio l'uomo, voglio sapere quali sono i bisogni umani che prendi in
considerazione
PRIMA LETTURA: Es 22,20-26- SALMO: 17-
SECONDA LETTURA: 1 Ts 1,5c-10- VANGELO: Mt 22,34-40
Che Dio sia uno in tre persone è un
mistero e su questo mistero si sono scritti innumerevoli volumi,
nella storia della fede. Che l'amore di Dio e l'amore del prossimo
siano una cosa sola è un mistero ma su questo mistero poco o niente
si scrive, su questo mistero si sorvola per instaurare una visione di
Dio e una visione dell'uomo tra loro sconnesse per cui avviene che
quelli che credono molto in Dio, non si curano dell'uomo e quelli che
si curano dell'uomo non sì curano dì Dio.
Eppure il nesso
misterioso che ci viene proposto con forza, non solo da questo brano
ma da tutta la predicazione di Gesù, è proprio quello tra Dio e
l'uomo. Nella nostra cultura abbiamo alle spalle – ormai il
dibattito sembra attenuato – una lunga disputa, durata secoli fra
coloro che credono in Dio e gli atei. Ora ci accorgiamo che è una
disputa ideologica, che non riflette bene le vere radici del
conflitto sui massimi problemi dello spirito e del destino ultimo
dell'uomo. Nel tempo in cui furono scelte le pagine della Scrittura
la vera disputa era fra i veri credenti in Dio e gli idolatri perché,
in realtà, l'ateismo non c'è, al più c'è l'idolatria e
all'interno di coloro che parlano di Dio l'idolatria prospera.
La
chiave per poter discernere la vera fede in Dio e l'idolatria è
proprio in questo nesso che Gesù con forza ha stabilito e dimostrato
con la sua stessa vita. Non ci dimentichiamo che quando Gesù fu
condannato a morte, con parola sacra e autorevole, da Caifa, Egli fu
chiamato bestemmiatore di Dio. Lo era. Bestemmiava gli idoli. Non è
sufficiente dire Dio - lo abbiamo detto tante volle - perché
veramente si alluda a Colui che Gesù chiama il Padre. L'importante
non è il mondo delle parole, che è il nostro mondo a cui ci
aggrappiamo senza preoccuparci di verificare se dietro le parole c'è
una realtà. Il nostro è un mondo di parole e non solo per quanto
riguarda questo tema. Sappiamo che la nostra amarezza morale –
quando c'è, è già una salute dello spirito! – nasce nel momento
in cui sappiamo che dietro certe parole sacre non c'è niente.
Scoprendo questo, c è in noi uno smarrimento, il senso del caos che
ci assorbe, che ci inghiottisce.
Questo è tanto più vero quanto più
le parole che usiamo hanno un valore assoluto. L'idolatria, in fondo,
consiste in un amore di sé, mal riposto, che si proietta in una
immagine di assoluto che si può chiamare come si vuole: Dio, il
Progresso, la Libertà. Noi diamo un valore assoluto a certi
concetti, perché in realtà in quei concetti troviamo la
sistemazione che ci conviene. È una forma di alienazione. La
scaltrezza della psicologia moderna ci ha portato a scoprire i
meccanismi con cui questo avviene. Un grande psicologo considerava la
religione una paranoia. Ha ragione. La religione è una paranoia se
ci immaginiamo un mondo del tutto inconsistente e lo trattiamo come
se fosse vero. Così facendo abbiamo una coscienza scissa. La prima è
quella che vive la dimensione del quotidiano, l'altra è quella che
vive in un mondo che non c'è. In effetti, spesso, la religione è
una paranoia.
Come si fa ad uscirne? Qual è la via regia per uscire
da queste mistificazioni della coscienza da cui nessuno è indenne,
neppure i più scaltri psicologi che non per nulla si fanno curare
anche loro perché onestamente riconoscono che la coscienza lucida è
un metro che non esiste? Siamo tutti cercatori di verità e la verità
è questa: bisogna cercarla. Qual è, torno a domandarmi, la chiave
per uscire da questo cerchio di menzogne? È quella che il Vangelo ci
propone. Se vuoi capire se credi davvero in Dio, ti chiedo come
prendi sul serio l'uomo e, per sapere se prendi sul serio l'uomo,
voglio sapere quali sono i bisogni umani che prendi in
considerazione, cioè se nell'uomo ascolti questa domanda, questo
grido, questa attesa di una risposta che dia senso al suo destino.
Insomma, nel profondo dell'uomo c'è una domanda che riguarda Dio.
E
un bisogno che a volte è molto più pressante di quello del pane e
dell'acqua. Non si vive di solo pane! L'amore di Dio e l'amore per
l'uomo, la presa in considerazione di questi due assoluti devono
coniugarsi fra di loro. Questa è l'essenza del Vangelo ridotto al
suo precipitato chimico estremo. Da qui non si esce, perché con
questa chiave potremmo non solo giudicare noi stessi, ma giudicare
tutta la storia delle religioni, della Chiesa...
Ernesto Balducci - "Gli Ultimi
Tempi" voi I anno A
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