Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
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martedì 23 maggio 2017
Strage di Capaci: 25 anni dopo
L'anniversario della Strage di Capaci
coincide con la Giornata della Legalità, un'occasione importante per
ricordare non solo la morte del giudice, ma anche di tutte le vittime
della violenza mafiosa.
"Quando la mafia lo deciderà, mi
ammazzerà lo stesso". Quasi un presagio o una previsione fatta
con cognizione di causa, quella di Giovanni Falcone. In questa frase
parlava di se stesso e delle minacce che poi furono messe in atto da
Cosa Nostra il 23 maggio 1992.
Quella data, passata alla storia come
giorno della Strage di Capaci, è diventata anche la Giornata della
Legalità, un'occasione per ricordare non solo un servitore dello
Stato che perse la vita con sua moglie e tre agenti della scorta, ma
anche tutti gli altri esponenti delle forze dell'ordine morti per
difendere l'Italia dalla mafia.
Secondo le ricostruzioni riferite alla
Commissione Antimafia dal procuratore Sergio Lari, l'uccisione di
Giovanni Falcone fu decisa nel corso di alcune riunioni delle
"Commissioni" regionale e provinciale di Cosa Nostra,
presiedute dal boss Salvatore Riina nel 1991.
I mafiosi detenuti nel carcere
dell'Ucciardone festeggiarono la strage. Secondo le testimonianze dei
pentiti, l'attentato aveva lo scopo di danneggiare il senatore Giulio
Andreotti, in quel periodo candidato per la Presidenza della
Repubblica, poi assegnata due giorni dopo a Oscar Luigi Scalfaro.
Con una decisione arrivata nelle ultime
ore, il Consiglio Superiore della Magistratura ha deciso di togliere
il segreto su tutti i documenti inerenti ai rapporti tra il Csm e
Giovanni Falcone, rendendoli di dominio pubblico. Per 25 lunghissimi
anni questi atti sono rimasti chiusi in un caveau di Palazzo dei
Marescialli.
Un provvedimento naturalmente legato al
plenum straordinario che si terrà settimana prossima, presieduto dal
Presidente della Repubblica, e dedicato alla memoria del giudice
ucciso 25 anni fa a Capaci, insieme alla moglie, Francesca Morvillo e
ai tre agenti della scorta, Rocco Dicillo, Vito Schifani e Antonio
Montinaro.
All’interno dei faldoni desecretati
sono contenuti gli atti delle audizioni di Falcone e delle delibere
che lo riguardano. Cade il segreto anche sugli atti riguardanti la
Morvillo.
“Un’iniziativa istituzionale forte
-ha dichiarato il vice presidente del Csm Giovanni Legnini- in
occasione dei 25 anni dalle stragi di capaci e via d’Amelio per
rendere pubblici e conoscibili tutti gli atti di quella stagione
tormentata e di quel difficile rapporto tra la magistratura
palermitana il Csm”.
Gli addetti ai lavori aspettano questi
documenti per acclarare tesi su argomenti che oggi sono al limite
dello sconosciuto, come le vicende che portarono alla mancata nomina
di Falcone a capo della Procura di Palermo e di conseguenza a
renderlo più facile bersaglio.
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