Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
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domenica 28 maggio 2017
"Vivete nella pace": da un commento di padre Balducci
Dal Vangelo secondo Matteo 28, 16-20
In quel tempo, gli undici discepoli
andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi
però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato
dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate
discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del
Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò
che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino
alla fine del mondo».
…Il mistero di Gesù uomo che dice
che Dio è amore e che il figlio dell’uomo non è venuto per
condannare ma per salvare, è il mistero del Gesù che rifiuta ogni
violenza. Rifiuta tutta la società della violenza. Per poter
comprendere la definizione nuova del nome di Dio occorre avere una
nuova condizione soggettiva.
Quale? Quella di cui dice Paolo: «vivete
nella pace e il Dio della pace verrà fra di voi». È l’argomento
chiave di tutto il cristianesimo. Si vive noi nella pace? No! E
allora Dio non è fra di noi; non è fra di noi nella misura in cui
noi non viviamo nella pace. Già l’accettare l’idea del nemico
significa uscir fuori da questa condizione di partenza.
Gesù ebbe
nemici ma non fu nemico di nessuno, nemmeno dei suoi nemici.
Accettare questa condizione è arduo. Certo, è arduo ed ecco perché
credere in Dio è arduo. Credere in Dio in un mondo in cui ci si
ammazza è arduo. Credere in Dio in un mondo in cui chi ammazza è un
cristiano è ancora più arduo. Ecco perché l’ateismo è venuto
come una grande notte purificatrice.
Ci si serve del nome di Dio per
mettere un velo sulla nostra violenza, sul nostro spirito di dominio.
«Vivete in pace e il Dio della pace sarà fra di voi». Ecco una
parola che vorremmo sentirci dire. Nella società in cui veramente lo
spirito di pace domini, sarà autentico l’incontro con l’uomo
nostro fratello e sarà autentico l’incontro con Dio. Le due realtà
non saranno tra loro discrepanti, anzi ci sarà una profonda
coincidenza.
È questo l’orientamento che deve dominare nella
nostra coscienza anche nel compiere le nostre scelte più elementari,
le più semplici: da quelle private a quelle pubbliche, a quelle
politiche. A questo dobbiamo mirare. Tutto il resto viene dal
maligno. […].
Vorrei auspicarmi che il nostro discorso su Dio
Padre, Figlio e Spirito Santo, su questo Dio che agisce per la nostra
salvezza come Padre che crea, come Figlio che redime, come Spirito
che santifica, diventasse – come ho cercato brevemente di dirvi
oggi – un discorso del tutto omogeneo ai nostri problemi, alle
nostre inquietudini di oggi.
A simili discorsi io risalgo ogni volta
che mi corre l’obbligo di spiegarmi la stridente contraddizione tra
atei perbene e credenti malfattori, e quando devo domandarmi perché
è così difficile annunciare il Vangelo del Signore a coloro che nel
mondo di oggi sono assetati e affamati di giustizia.
Quando mi
interrogo su queste cose e devo rispondermi, io risalgo a questa
verità che oggi ho cercato di spiegarvi e che, in sintesi, può
essere così espressa. Noi sapremo qualcosa di quel Dio che è pace e
amore se vivremo in pace, se faremo la pace. Fino allora noi abbiamo
lo spirito contagiato dal virus della guerra e il nostro Dio sarà un
Dio inquinato. Se sarà evidente, sarà pericoloso.
Nessuno è più
pericoloso quanto uno spirito violento sicuro che Dio esiste:
potrebbe metterci sul rogo in nome di Dio. Il bisogno nostro è di
non lasciarci condizionare e intrigare dalle riserve astratte e
teologiche ma di scendere subito, secondo la linea rigorosa
dell’ortoprassi, alle regole del giusto vivere e dirci, in forma di
preghiera, dinanzi al Signore: Signore, io saprò chi sei solo quando
saprò vivere in pace in un mondo pacificato: fino allora le nubi
della violenza ci oscurano e anche le tue immagini diventano
pericolose perché trasmettono, con il sigillo di una legittimazione
santa, il contagio della violenza e della prepotenza.
Questa
inquietudine spirituale, che io raccolgo da tante coscienze, deve
aver voce, perché questa voce non è affatto discrepante nel
contesto della riflessione sulla Scrittura, che anzi vi trova una
profonda e severa legittimità. Il tempo in cui siamo è un tempo in
cui i profeti sono ancora sulla montagna ad interrogarsi su chi è
Dio, mentre noi continuiamo i nostri intrallazzi col denaro e con la
guerra. Finché non avremo finito, non sapremo più chi è Dio.
Da Ernesto Balducci – da: “Il Vangelo
della pace” vol. 1- anno A
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