«l’obiettivo non è il reddito per tutti ma il lavoro per tutti»: Papa Francesco All'Ilva di Genova

A Genova il papa in visita all'Ilva, ha rivendicato per i suoi figli lavoro e dignità con parole mai così esplicite e circostanziate, ha spiegato che avrebbe tracciato il «profilo dell’imprenditore» per tirare una linea rossa e dividere per sempre la buona economia e la speculazione che uccide, ha condannato i ricatti e lo sfruttamento dei giovani con la durezza del padre che vede la propria progenie spegnersi e ha fatto anche un po’ di catechesi, spiegando il legame tra lavoro e Creazione, tra lavoro ed Eucaristia, tra lavoro e preghiera.


Solo nel quadro di questa pedagogia economica, si capisce che le parole politicamente più impegnative del Papa sul reddito di cittadinanza non vanno lette con le lenti della politica politicante ma con quelle della Storia e della Dottrina Sociale della Chiesa. L’appello di Genova - «l’obiettivo non è il reddito per tutti ma il lavoro per tutti, perché solo così ci sarà dignità per tutti» e, nota bene, »dev’essere lavoro, non pensione, perché è contrario alla dignità dare un assegno e dire: arrangiati» - può sembrare in contraddizione con il messaggio di un Pontefice che ha fatto dell’accoglienza dei poveri una delle priorità, ma nella pedagogia del prete come nel magistero del Papa l’obiettivo resta sempre la dignità della persona umana, un valore che si tutela nell’offrire accoglienza al profugo e lavoro al giovane. Attraverso le lenti della Storia, che sono quelle del Cristianesimo, una democrazia che non offra lavoro ai giovani non sta in piedi e un’economia che si organizzi intorno al principio competitivo della meritocrazia, ha

spiegato il Papa, mina le proprie basi, in quanto ogni organizzazione umana si regge sulla fiducia, e produce una «legittimazione etica della diseguaglianza» che impedisce la coesione sociale.

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