Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
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domenica 28 gennaio 2018
Primi passi (bozzetti dalla Turchia)
Sto camminando. Sabato 27 gennaio ed è il giorno della memoria. Al porto di mersin si respira sole e desiderio di passeggiare in strada dopo una settimana di pioggia.
Le aiuole più ignoranti ancora non sanno come fare a smaltire le pozze d'acqua e gli improvvisati acquitrini che rischiano la forma del fango. Il caldo rigoroso di questa sferzata primaverile accompagna i passi dei bambini che giocano assennatamente sull'erba gia asciutta. Ma quasi non me ne accorgo tanta è la gente qui radunata nell'ora del pranzo. Famiglie intere a passo parallelo e affiancato. Anziani pescatori con la canna da pesca ferma sul mare. Giochi di guerra a chi affitta falsi kalashnikov per sparare a palloncini tesi tra la banchina e una boa ondosa. Dall'altro lato i docks che sollevano decine di containers di questo porto offshore, il più grande in questa ansa di Mediterraneo da cui si accede facilmente a tutto l'intestino medio orientale, zone di guerra comprese. Tanti europei, tanti dall'Asia, puntano qui lo sguardo. Da qui passava tutta la materia prima che produce migranti: petrolio, armi, denaro. La pragmatica trinità che riannuvola i miei pensieri e che vorrebbe allontanarmi lo sguardo da tutte queste persone che ho intorno e che desiderano gioia, riposo, amicizia, amore che dia senso, star bene qui e ora. In una parola: vivere. Ed in fondo anche io desidero lo stesso perché so che è una passione, la passione di quel Gesù su cui alzerò lo sguardo durante la messa a fine pomeriggio insieme ai nostri ospiti (ve ne parlerò in seguito spero). È il Gesù di San Damiano. Volle restaurarlo Francesco. E gli chiedo come fare che tutta la vita di questa gente si trasformi in sicurezza, pace e giustizia per tutti coloro che sono costretti a fuggire dalle guerre? Sto in silenzio e aspetto. Prego che il mio cuore, almeno il mio, provi ad essere più accogliente. Rientrando a casa incrociamo dei bimbi di strada con i loro sacchi enormi, 2, 3 volte la loro altezza e dove custodiscono spazzatura da rivendere. Ricordo quelli del Mokhattam al Cairo. Ricordo i portici attorno a Piazza verdi. E vedo quei fili invisibili che legano tante vicende umane. E la storia che vorrei ricordare, che fosse più umana.
D Francesco Ondedei
Le aiuole più ignoranti ancora non sanno come fare a smaltire le pozze d'acqua e gli improvvisati acquitrini che rischiano la forma del fango. Il caldo rigoroso di questa sferzata primaverile accompagna i passi dei bambini che giocano assennatamente sull'erba gia asciutta. Ma quasi non me ne accorgo tanta è la gente qui radunata nell'ora del pranzo. Famiglie intere a passo parallelo e affiancato. Anziani pescatori con la canna da pesca ferma sul mare. Giochi di guerra a chi affitta falsi kalashnikov per sparare a palloncini tesi tra la banchina e una boa ondosa. Dall'altro lato i docks che sollevano decine di containers di questo porto offshore, il più grande in questa ansa di Mediterraneo da cui si accede facilmente a tutto l'intestino medio orientale, zone di guerra comprese. Tanti europei, tanti dall'Asia, puntano qui lo sguardo. Da qui passava tutta la materia prima che produce migranti: petrolio, armi, denaro. La pragmatica trinità che riannuvola i miei pensieri e che vorrebbe allontanarmi lo sguardo da tutte queste persone che ho intorno e che desiderano gioia, riposo, amicizia, amore che dia senso, star bene qui e ora. In una parola: vivere. Ed in fondo anche io desidero lo stesso perché so che è una passione, la passione di quel Gesù su cui alzerò lo sguardo durante la messa a fine pomeriggio insieme ai nostri ospiti (ve ne parlerò in seguito spero). È il Gesù di San Damiano. Volle restaurarlo Francesco. E gli chiedo come fare che tutta la vita di questa gente si trasformi in sicurezza, pace e giustizia per tutti coloro che sono costretti a fuggire dalle guerre? Sto in silenzio e aspetto. Prego che il mio cuore, almeno il mio, provi ad essere più accogliente. Rientrando a casa incrociamo dei bimbi di strada con i loro sacchi enormi, 2, 3 volte la loro altezza e dove custodiscono spazzatura da rivendere. Ricordo quelli del Mokhattam al Cairo. Ricordo i portici attorno a Piazza verdi. E vedo quei fili invisibili che legano tante vicende umane. E la storia che vorrei ricordare, che fosse più umana.
D Francesco Ondedei
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