Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
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mercoledì 3 gennaio 2018
Notizie forti, ingannevoli, divisive, false: cosa sono le fake news?
Si parla molto di fake news, forse
dando per scontato che tutti sappiano che cosa sono. Anzi sembra
quasi che più se ne parli, più sia difficile definirle. La
traduzione letterale italiana è «notizie false» e non è,
ovviamente, un fenomeno nuovo o legato alla Rete. Di più: bufale
create ad arte, in malafede, per convincencere persone in buonafede a
diffonderle sui social network (Facebook, Twitter, WhatsApp,
Instagram).
Si creano a scopi diversi: il più noto
è quello elettorale. Si propalano informazioni false, in una
campagna di disinformazione orchestrata, per screditare l’avversario.
L’altro scopo è il guadagno: pompare bufale false ma perfette per
colpire l’immaginario, consente di guadagnare soldi con la
pubblicità che in Rete si ottiene in proporzione al numero di
contatti.
Quello che è cambiato nell’ultimo
anno è l’uso strategico e sistematico delle piattaforme digitali —
Facebook, Google e Twitter in testa — per raggiungere gruppi
specifici di utenti. Gli indiziati sono messaggi con toni e
contenuti forti, ingannevoli o manifestamente falsi, divisivi —
e in quanto tali in grado di rinforzare l’opinione di chi dibatte
il suo punto di vista in «camere dell’eco» a lui affini — e
propagandistici a fini elettorali. Il rilancio sui social infatti non
ha gerarchie di attendibilità: la notizia del Washington Post e
quella dell’ultimo buontempone vengono rilanciate nella stessa
maniera. Il rischio è che, siccome quella dell’ultimo buontempone
è fatta apposta per riuscire accattivante, rischia di essere
rilanciata più di quella del Washington Post, anche se quella del
buontempone è falsa e l'altra verificata. Con quali risultati è
facile immaginare.
«Parliamo di tecnica. Non di contenuti
politici, di cui non mi occupo. Quando i Cinque Stelle vogliono
diffondere una notizia o un contenuto mettono in moto una strategia
concentrica di propagazione: un gruppo di account forti ritwitta o
riposta il contenuto che viene a sua volta ritwittato e ripostato da
un grande numero di piccoli account più o meno reali. In poco tempo
quel contenuto viene diffuso in maniera virale. Entra in contatto con
i giornalisti dei media tradizionali che frequentano i social network
e così sbarca anche in tv e sui giornali».
Le cifre della "manipolazione"
sono contenute nel rapporto Freedom on the net 2017 del think tank
Freedom House che grazie al contributo di 70 ricercatori ha
analizzato la libertà di internet in 65 paesi, quelli che coprono
l'87 per cento degli utenti di tutto il mondo.
Quel che emerge è più che
preoccupante: non solo Cina, Russia o Stati Uniti; negli ultimi
dodici mesi i governi con l'abitudine di interferire sulle nostre
opinioni sono cresciuti ovunque. Turchia, Messico, Venezuela, Sudan,
Filippine sono fra gli ultimi che secondo lo studio stanno ora
«aumentando marcatamente gli sforzi per manipolare l'informazione
sui social media, minando la democrazia».
I paesi dove si applica la
“disinformazione” sono aumentati da 23 a 30 in un anno e negli
ultimi mesi la manipolazione ha avuto un ruolo cruciale nelle
elezioni di almeno 18 stati, tra cui gli Usa.
C'è poi l'uso della limitazione che
alcuni governi hanno fatto delle dirette video su Facebook, Snapchat
o altre piattaforme, durante cortei o manifestazioni antigovernative.
In Bielorussia ad esempio sono state interrotte le connessioni
cellulari per evitare dirette durante le proteste. Lo stesso vale per
Bahrein, Azerbaigian, Ucraina, Russia e diversi altri paesi. In altri
stati nel mirino dei manipolatori c'erano giornalisti o attivisti
politici: in Myanmar un giornalista è stato ucciso dopo aver postato
le sue critiche su Facebook e in Giordania un disegnatore è stato
trovato morto dopo aver diffuso un fumetto online satirico su alcune
pratiche dell'Islam.
In conclusione, per Freedom House il
2017 è il «settimo anno consecutivo di declino complessivo della
libertà di internet» e spesso è difficile tracciare queste
manipolazioni dato che sono «più dure da combattere rispetto ad
altri tipi di censura, come il blocco dei siti web. La soluzione alla
manipolazione e alla disinformazione non sta nel censurare ma
nell'insegnare ai cittadini come individuare false notizie e falsi
commenti».
I dati riportati sono tratti dai
seguenti siti accessibili sulla rete
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