PORRAJMOS
lo sterminio nazifascista dei Rom e dei Sinti
il dovere della memoria
Fra il 1939 e il 1945 con l’obiettivo di creare un mondo più “puro”, circa 6 milioni di Ebrei, 500.000 Rom, Sinti e Jenisch furono sistematicamente uccisi dai nazifascisti insieme a persone con disabilità, appartenenti a minoranze religiose, omosessuali...
Ma la storia di quegli anni è ancora da scrivere. Se la parola Shoah ha un significato sempre più conosciuto, non si può dire la stessa cosa per il Porrajmos, il genocidio di Rom, Sinti e Jenisch. Come già avvenuto per gli Ebrei e non solo, questo sterminio è stato rimosso perché i sopravvissuti hanno faticato a raccontare ciò che subirono, temendo di non essere creduti per il pregiudizio che pesava e pesa ancora su di loro.
La persecuzione e la deportazione razziale appartengono anche alla storia italiana: nell’estate 1940 furono attivati vari campi di concentramento per ospitare ebrei, rom, sinti e cittadini di nazioni in guerra con l’Italia, in parte deportati per essere uccisi ad Auschwitz e in altri lager. La rimozione della complicità italiana al Porrajmos fa parte di un oblio ben più ampio, che riguarda anche i crimini di guerra commessi sotto il fascismo in Africa e in ex Jugoslavia; persino la legge che istituisce in Italia il Giorno della Memoria, non menziona lo sterminio subito dalle minoranze sinte e rom.
incontro e reading teatrale con
Dijana Pavlovic attrice e attivista per i diritti umani
Luca Bravi storico, Università di Firenze
a cura del Centro Studi "G.Donati"
con il patrocinio della Scuola di Psicologia e Scienze della formazione
con il contributo dell’Alma Mater Studiorum - Università di Bologna
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