Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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domenica 7 gennaio 2018

Assumerci il compito messianico della responsabilità del mondo in vista del trionfo della pace e della giustizia. (Commento di padre Balducci alla Festa del Battesimo di Gesù)

7 Gennaio 2018- BATTESIMO DEL SIGNORE - Anno B

Perché non è poi così importante il battesimo come sacramento conferito quanto la grazia che esso conferisce e questa grazia può fiorire in ogni uomo, anche in uomini che non hanno mai avuto nessun battesimo secondo il rito sacramentale.

PRIMA LETTURA: Is 55, 1-11- SALMO: Is 12,2-6- SECONDA LETTURA: 1 Gv S, 1-9- VANGELO: Mc 1,7-11


Anche questo episodio del battesimo, con profonda intuizione, nelle percezione liturgica che lo colloca dopo l'Epifania, viene considerato come un momento epifanico, come un momento di manifestazione del mistero di Gesù come mistero stesso di Dio. Secondo una linea teologica che condivido è in questo momento che Gesù acquista coscienza di sé. La voce che scende dall'alto e che lo proclama Figlio prediletto è anche una luce che scende nel suo interno. In quel momento, la coscienza che Egli ha di sé è la stessa coscienza che Dio ha di se. stesso. Gesù diviene come era nel profondo, nella predisposizione eterna, Figlio del Padre, consapevole della sua missione. 

Questa presa di coscienza avviene in circostanze che vorrei appena un momento sottolineare per prendere l'avvio di una riflessione che ci riguarda. Intanto è bene che ricordi come, nel costume generalizzato, le percentuali sono rallietanti: il battesimo viene considerato come un ingresso non tanto nella Chiesa quanto nella società civile per quell'antica equivalenza fra le due appartenenze per cui solo un cristiano era veramente un cittadino. Questa abitudine, che forse ha ragione di sopravvivere, rende, per la gran parte, insignificante il battesimo. Gesù aveva detto: «Andate, annunciate e a chi crederà date il battesimo». Noi diamo il battesimo e non annunciamo niente! 

Questo, in parole semplici, è quello che è avvenuto. Lasciamo al tempo, alla fatica della storia e alle illuminazioni che essa stessa produce strada facendo il compito di restituire al battesimo il significato di evento impegnativo per la coscienza, in qualsiasi momento della vita. Perché non è poi così importante il battesimo come sacramento conferito quanto la grazia che esso conferisce e questa grazia può fiorire in ogni uomo, anche in uomini che non hanno mai avuto nessun battesimo secondo il rito sacramentale.(...) Giovanni Battista diceva: «Pentitevi dei vostri peccati e preparatevi al giudizio» e Gesù fa la fila con quei pii israeliti che si fanno battezzare. Però c'è in lui qualcosa di diverso: «C'è fra di voi uno che voi non conoscete». Gesù è l'uomo che non è solo uno degli altri. All'improvviso questa sua qualità si manifesta: «Questo è il mio figlio diletto in cui mi sono compiaciuto». Ecco il segno messianico. Qual è il suo compito? Non di andare in giro, come Giovani il Battista, a dire: 'preparatevi al giudizio, siamo tutti peccatori, dobbiamo pentirci!' Il suo discorso è un altro: 'Vi do una bella notizia, il regno di Dio è fra di voi'. Questo regno di Dio è quello già profetizzato: è la proclamazione del diritto, e la solidarietà con chi è debole. 

Questo profeta non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta. Non penetra nel mondo secondo le misure della forza e della grandezza ma lungo i margini della fragilità umana. Questo Messia passa lungo il crinale in cui si congiungono e si dividono l'essere e il non essere. il compito di questo Messia non è religioso, nel senso astuto con cui noi usiamo questa parola, è umano, è cosmico, abbraccia tutto l'ordine delle cose. Il diavolo, che usa molto della religione - la religione è il suo strumento preferito - si serve di questa capziosa menzogna: 'Volete salvarvi? Ritiratevi, lasciate che il mondo vada per conto suo. Questo è un mondo perduto'. Allora nascono congreghe religiose, comunità di salvezza che collocano ai margini della vita collettiva e provvedono a sé. Ce ne sono oggi all'infinito. Il nostro compito, però, è di assumerci il mondo, la interezza della creazione perché si affermi il diritto, perché la giustizia trionfi ma non quella giustizia che noi conosciamo bene e che è uno dei capitoli della nostra tribolazione d'oggi. 

Noi, con tutti gli strumenti della giustizia in mano, non sappiamo più cosa è giusto. Pensate al conflitto imminente: dov'è il giusto? come separeremo il giusto dall'ingiusto? La nostra giustizia è fatta sulla nostra misura, non ha ampiezze tali da poter dare risposta a tutte le attese di giustizia che salgono dalla moltitudine umana. La nostra giustizia è, per ripetere le parole di Isaia, “un panno sporco". Noi però dobbiamo assumerci il compito messianico della responsabilità del mondo in vista del trionfo della pace e della giustizia. Questo vuol dire sentirsi battezzati: non destinati a compiti religiosi e sacri - di questo il diavolo se ne intende - ma assumersi la responsabilità di tutti i fratelli a cominciare dalle canne fesse e dai lumicini fumiganti. Questo inserimento messianico nel mondo deve sempre cominciare. Noi non siamo sulla linea di sviluppo di un compito già portato avanti, perché quello che è stato fatto è già logoro, perché il mondo cristianizzato non è cristiano. Appena abbiamo cristianizzato qualcosa e vi abbiamo messo sopra il segno che indica la nostra presenza, non ci siamo più, perché la voce della giustizia nasce da un'altra parte, fuori dei nostri confini...


Ernesto Balducci - da le omelie inedite - gennaio 1991

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