Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
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giovedì 18 gennaio 2018
Dovete scuoterci con le vostre idee se siamo troppo fermi! (p.Francesco ai giovani in Cile)
«Senza la connessione con Gesù,
finiamo per annegare le nostre idee, i nostri sogni, la nostra fede e
ci riempiamo di malumore». Francesco parla il linguaggio dei nativi
digitali per comunicare loro la necessità di rimanere insieme a
Gesù. Usa l’esempio della rete, parla di “password”, ma offre
consigli che sono tratti dall’insegnamento del santo cileno Alberto
Hurtado. Il Papa incontra i giovani del Cile nel Santuario Maipù,
storico luogo di culto dedicato alla Vergine del Carmelo e simbolo
dell’indipendenza del Paese, perché qui nell’Ottocento venne
sconfitto l’esercito spagnolo.
Bergoglio viene accolto da ragazzi e
ragazze di tutte le età, lì riuniti dalle prime ore del mattino,
che al suo passaggio in papamobile intonano un inno composto per
l’occasione e sventolano cartoncini a forma di croce in vari
colori, sui quali è scritto il motto del viaggio «Mi paz les doy».
Sul palco ascolta la voce dei ragazzi presenti che ringrazia perché,
dice, «siete scesi dal divano e vi siete messi le scarpe» per
venire qui. «E per quelli che non hanno avuto il coraggio di
scendere dal divano, che si muovano in fretta e si mettano le
scarpe!», aggiunge.
Ai giovani, infatti, «piacciono le
avventure e le sfide», annota il Papa. Anzi, sottolinea, «vi
annoiate quando non avete delle sfide che vi stimolano. Questo si
vede chiaramente, ad esempio, ogni volta che succede una catastrofe
naturale: avete un’enorme capacità di mobilitarvi, che rivela la
generosità dei vostri cuori».
Francesco parla anche di amore per la
Patria: «La strada per l'orizzonte dev'essere fatta con i piedi per
terra. E cominci con i tuoi piedi nella terra della patria. E se non
ami il tuo paese, non credo che verrai ad amare Gesù e ad amare
Dio». «L'amore per la madrepatria è un amore per la madre -
prosegue -. La chiamiamo Patria, perché qui siamo nati; ma lei
stessa, come ogni madre, ci insegna a camminare e si offre a noi così
da farla sopravvivere a un'altra generazione».
«Se non siete patrioti - non
patrioteros (nazionalisti), eh! - non farete nulla nella vita, perché
i figli devono amare il loro Cile, perciò fate qualcosa per il
vostro Cile. Ragazzi, ragazze, adorate il vostro Cile!», raccomanda.
Il Papa - interrompendosi per chiedere
di pregare per una ragazza svenuta nella folla (probabilmente per il
caldo o la stanchezza) «perché si rimetta presto» - richiama la
sua esperienza da vescovo: «Nel mio lavoro episcopale ho scoperto
che ci sono molte, ma molte buone idee nei cuori e nelle menti dei
giovani. Sono inquieti, cercatori, idealisti. Il problema è di noi
adulti che, molte volte, con la faccia di sapientoni, diciamo: “Pensa
così perché è giovane, presto maturerà”».
Maturare invece, spiega il Papa a
braccio, «significa crescere e far crescere i sogni, non abbassare
la guardia e lasciarsi comprare per due soldi. Quando qualche
“grande” pensa questo non dovete ascoltarlo! Sembrerebbe che
maturare sia accettare l’ingiustizia, credere che non possiamo fare
nulla, che tutto è sempre stato così. Questa è corruzione». La
vera maturità «significa portare sogni e illusioni discutendo
insieme ma guardando sempre avanti, mai abbassando la guardia ma
guardando al futuro».
Proprio per questo il Papa ha voluto
istituire quest’anno il Sinodo e prima l’incontro dei giovani.
Perché, ha spiegato, «io ho paura dei filtri e le opinioni dei
giovani prima di arrivare a Roma devono passare da mille connessioni,
anche aeree… e rischiano di venire filtrate. Allora voglio
ascoltare prima i giovani: voi siete protagonisti! I giovani
cattolici e non cattolici, cristiani e di altre religioni, i giovani
che non sanno se credono o non credono perché è importante che voi
parliate e non vi lasciate tacitare. A noi tocca aiutarvi perché voi
siate coerenti con quello che dite, ma se non parlate come possiamo
aiutarvi?», dice il Papa. E, ancora a braccio aggiunge: «Aiutiamoci
perché la Chiesa abbia un volto giovane. L’altra volta parlavo con
uno che mi diceva: “Non so se parlare della Santa Madre Chiesa o
della Santa Nonna Chiesa” (parlava di un luogo specifico). Ecco, la
Chiesa deve avere un volto giovane, ci dovete aiutare in questo».
Giovane «non certo perché si fa un
trattamento con creme rigeneranti, ma perché dal profondo del cuore
si lascia interpellare, si lascia interrogare dai suoi figli per
poter essere ogni giorno più fedele al Vangelo». È questo, secondo
Francesco, «quello di cui la Santa Madre Chiesa ha bisogno adesso.
Poi prepariamo le risposte, ma abbiamo bisogno che ci interpelliate.
Dovete scuoterci se siamo troppo fermi con le vostre idee,
inquietudini, con tutto quello che avete nel cuore». Dovete -
aggiunge - «diventare spiritualmente maggiorenni e avere il coraggio
di dire: questo mi piace, questo non mi piace, questo non è un buon
cammino, questo non è un ponte ma un muro. Dire quello che pensate».
Inoltre, ha proseguito il Papa,
parlando ancora a braccio, «se c’è una attività o un piano
pastorale, un incontro che non ci aiuta ad arrivare a Gesù perdiamo
tempo, perdiamo ore di preparazione… Aiutiamoci ad essere più
vicini a Gesù». Bergoglio chiede ai giovani di fare un minuto di
silenzio e pregare la Madonna del Carmelo, la cui statua è presente
sul palco, «perché lei, che è la prima discepola, ci aiuti ad
essere più vicina a Gesù».
Poi, interrotto dai cori di “W il
Papa!” e “W la Virgén”, racconta un aneddoto: «Parlando un
giorno con un giovane gli ho chiesto che cosa potesse metterlo di
cattivo umore. Mi ha detto: “Quando al cellulare si scarica la
batteria o quando perdo il segnale internet”. Gli ho chiesto:
“Perché?”. Mi ha risposto: “Padre, è semplice, mi perdo tutto
quello che succede, resto fuori dal mondo, come appeso. In quei
momenti, vado di corsa a cercare un caricabatterie o una rete wi-fi e
la password per riconnettermi”».
«Questo mi ha fatto pensare che può
succederci la stessa cosa con la fede – ha aggiunto Francesco -
Dopo un primo tempo di cammino e di slancio iniziale, ci sono dei
momenti in cui, senza accorgerci, comincia a calare la nostra
“larghezza di banda” e iniziamo a restare senza connessione,
senza batteria, e allora ci prende il cattivo umore, diventiamo
sfiduciati, tristi, senza forza, e incominciamo a vedere tutto
negativo. Quando rimaniamo senza questa “connessione” che dà
vita ai nostri sogni, il cuore inizia a perdere forza, a restare
anch’esso senza carica».
Senza la connessione con Gesù,
«finiamo per annegare le nostre idee, i nostri sogni, la nostra fede
e ci riempiamo di malumore. Rimaniamo disconnessi da ciò che sta
accadendo nel “mondo”. Cominciamo a sentire che restiamo “fuori
dal mondo”, come mi diceva quel ragazzo. Mi preoccupa quando,
perdendo il “segnale”, molti pensano di non avere niente da dare
e rimangono come persi. Non pensare mai che non hai niente da dare o
che non hai bisogno di nessuno. Mai».
Qual è allora «la password» per
connettersi «con Colui che è “Via, Verità e Vita”».
Sant’Alberto Hurtado «aveva una regola d’oro, una regola per
accendere il suo cuore con quel fuoco capace di mantenere viva la
gioia. La password di Hurtado era molto semplice – se volete mi
piacerebbe che la appuntaste sui vostri cellulari. Lui si domanda:
“Cosa farebbe Cristo al mio posto?”».
Questa è la password, il codice
suggerito dal Papa: «A scuola, all’università, per strada, a
casa, con gli amici, al lavoro; davanti a quelli che fanno i bulli:
“Cosa farebbe Cristo al mio posto?”. Quando andate a ballare,
quando fate sport o andate allo stadio: “Cosa farebbe Cristo al mio
posto?”. È la password, la carica per accendere il nostro cuore,
accendere la fede e la scintilla nei nostri occhi». Il Papa chiede
di memorizzarla ognuno sul proprio cellulare e di «non
dimenticarla»: «Semplicemente dovete… usarla. Tutti i giorni.
Altrimenti finiamo come il ladro di quel film che fa una rapina alla
cassaforte e quando arriva si è dimenticato della password. Quindi
memorizzatela, nel cuore. Come era la password?», domanda il
Pontefice ai ragazzi.
«Questo è essere protagonisti della
storia», prosegue. Essere protagonisti «è fare ciò che ha fatto
Gesù. Lì dove sei, con chiunque ti trovi e a qualsiasi ora: “Cosa
farebbe Gesù al mio posto?”. L’unico modo per non dimenticare
una password è usarla - ripete -. Verrà il momento in cui la
saprete a memoria; e verrà il giorno in cui, senza che ve ne
rendiate conto, il vostro cuore batterà come quello di Gesù».
Perché «non basta ascoltare un insegnamento religioso o imparare
una dottrina; quello che vogliamo è vivere come Gesù ha vissuto».
Bisogna «rischiare, correre il
rischio». «Andate spediti incontro ai vostri amici – è l’invito
di Francesco ai suoi interlocutori - a quelli che non conoscete o che
si trovano in un momento difficile. Andate con l’unica promessa che
abbiamo: in mezzo al deserto, alla strada, all’avventura, ci sarà
sempre la “connessione”, esisterà un “caricabatterie”. Non
saremo soli. Sempre godremo della compagnia di Gesù, di sua Madre e
di una comunità. Certamente una comunità che non è perfetta, ma
ciò non significa che non abbia molto da amare e da offrire agli
altri».
A conclusione dell’incontro gruppi di
ragazzi in abiti tradizionali danzano in mezzo alla folla. Il Papa
depone ai piedi della statua della Madonna un rosario dopo averlo
benedetto, infine saluta tutti i presenti ma prima di andare via
rivolge loro un'ultima domanda: «Allora, qual era la password?». E
tutti, in coro: «Cosa farebbe Gesù al mio posto?»
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