Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
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sabato 13 gennaio 2018
"La pace richiede ponti sempre nuovi": l'omelia dell'Arcivescovo Zuppi del 1 gennaio 2018)
Giornata Mondiale
della Pace - Lunedì
1 Gennaio 2018
Rischiamo di rendere la nostra pace stolto ottimismo se non affrontiamo i tanti pezzi della guerra mondiale e le epifanie drammatiche di dolore che ci raggiungono, come quei fratelli e sorelle che emergono dal grande abisso del terzo mondo alla ricerca di futuro. (dall'omelia dell’Arcivescovo Matteo Zuppi in Cattedrale a Bologna )
ecco alcune parti dell'omelia dell'Arcivescovo, che potete leggere per intero sul sito della diocesi
Siamo all'inizio
dell'anno e affidiamo al Signore autore della vita i nostri giorni.
Ne abbiano bisogno. Dio ci aiuta a vivere tutti i tempi della nostra
vita. ...
Non c'è una volta
per sempre! E' un dono che dobbiamo spendere per chi non la ha e per
chi, perdendo la sua vita lo ha ottenuto. Dobbiamo difenderlo perché
la pace è sempre minacciata dal male, erosa da tanti individualismi,
dai semi di intolleranza, dalla violenza ordinaria, dall'aggressività
nei pensieri e nelle azioni, dall'incapacità a dialogare e
riconoscere il prossimo. La pace richiede ponti sempre nuovi, perché
altrimenti si costruiscono muri che impediscono anche fisicamente di
vedere il prossimo e per questo ci riempiono di paure. Maria come
tutte le madri soffre quando vede la vita dei suoi venire meno.
Quanta vita viene spenta! A volte ci raggiungono immagini, sempre
impietose, che non possiamo guardare con morbosa curiosità, perché
quella persona potremmo essere noi e chiede consapevolezza e pietà.
Qualche volta ho paura che pietà l'è morta in internet!
La pace
non è una preoccupazione accessoria. E' una lotta drammatica per la
vita, contro le terribili sorelle delle guerra che sono la povertà,
le malattie, la distruzione, la disperazione, la fame. Nel benessere
l'uomo non comprende e si illude. Rischiamo
di rendere la nostra pace stolto ottimismo se non affrontiamo i tanti
pezzi della guerra mondiale e le epifanie drammatiche di dolore che
ci raggiungono, come quei fratelli e sorelle che emergono dal grande
abisso del terzo mondo alla ricerca di futuro.
Sono "lottatori
di speranza"
che vogliono solo scappare da veri inferni sulla terra. Questi
ci riguardano. Sono
passati 70 anni da quando è entrata in vigore la Costituzione nel
nostro paese, frutto di tanto sofferto umanesimo, dove si afferma che
"L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla
libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle
controversie internazionali". Diventiamo noi costruttori di un
ordinamento che assicuri la pace e la giustizia, binomio che non può
essere mai disgiunto. Non c'è futuro se i disequilibri non sono
combattuti. La pace è affidata sì ai responsabili delle nazioni ma
è anche sempre artigianale e passa per le nostre persone. E per
prima cosa dobbiamo essere noi in pace con noi stessi. Non si da la
pace se non la abbiamo e la pratichiamo. Mandiamo
via quello che ci rende inquieti, duri, aggressivi, che ci fa credere
in diritto di trattare male, che ci fa seminare giudizi che sono
condanne. La pace inizia adesso, è mia ma si comunica, è
contagiosa, produce frutti.
Noi
possiamo essere come i pastori che hanno visto il principe della
pace, quel Dio che mette pace tra terra e cielo, tra Abele e Caino,
che è venuto a redimere, cioè a liberare dalla condanna, a portare
la grazia del suo amore che non dobbiamo più rubare impadronendocene
ma che troviamo regalandolo. Essi furono i primi artigiani di pace. E
tutto cantava quella notte. Il
mondo canta quando siamo in pace e quando la costruiamo, quando non
ce ne stiano in pace come diceva Mazzolari, ma siamo uomini di pace.
Ci sono altri pastori che cercano ancora il bambino. Lo cercano
disperatamente, perché portano nel loro cuore la notte profondissima
della violenza e della guerra. Sono i migranti e i profughi, ai quali
Papa Francesco ha voluto dedicare questa cinquantunesima giornata
mondiale della pace ai migranti e rifugiati: "Uomini in cerca di
pace". Essi ci chiedono di essere guardati umanamente e di
gestire con intelligenza e lungimiranza quello che abbiamo.
Disse
Papa
Francesco a Bologna: "Nel mio cuore voglio portare la vostra
paura, le difficoltà, i rischi, l'incertezza; le persone che amate,
che vi sono care e per le quali vi siete messi a cercare un futuro.
Portarvi negli occhi e nel cuore ci aiuterà a lavorare di più per
una città accogliente e capace di generare opportunità per tutti.
Per questo vi esorto ad essere aperti alla cultura di questa città,
pronti a camminare sulla strada indicata dalle leggi di questo
Paese".
Mi sembra un'indicazione importante per loro e per noi. Trasformiamo
in cantieri di pace le nostre città! Vivere sul serio e tutti la
cultura e le leggi aiuta noi e loro. La contrapposizione c'è quando
noi non sappiamo più chi siamo, quando noi non ci riconosciamo più,
quando abbiamo parole di divisione per l'unità del paese o
inquiniamo le fonti della convivenza fomentando la paura anziché
costruire la pace, seminando violenza. Siamo figli del nostro paese
con la sua storia e la sua cultura e proprio per amore a questo lo
vogliamo aperto al futuro, grande come l'umanesimo che contiene,
consapevole e forte della sua identità.
A Bologna Papa Francesco ha
indicato il diritto alla pace. "Sperimentiamo una fragilità
incerta e la fatica di sognare in grande. Di fronte alla pace non
possiamo essere indifferenti o neutrali. Il
Cardinale Lercaro qui disse proprio cinquant'anni or sono: "La
Chiesa non può essere neutrale di fronte al male, da qualunque parte
esso venga: la sua vita non è la neutralità, ma la profezia".
Non
neutrali, ma schierati per la pace!
Che inizia con l'accoglienza, intelligente, lungimirante, sicura per
tutti. Lercaro chiese di non giudicare gli altri ma di cambiare noi.
"Mi domando soprattutto fino a che punto possiamo avere talvolta
inclinato a vedere solo in altri la causa dei disordini e dei
conflitti ed eventualmente a giudicarli come fomentatori di guerra e
perturbatori della pace, piuttosto che esaminare noi stessi ed
eventualmente preoccuparci di togliere da noi le pietre d'inciampo
sul cammino della pace e le ragioni di scandalo, forse
inconsapevolmente offerte ai credenti e ai non credenti". Non
volle e noi oggi non vogliamo stare zitti per opportunismo. Oggi
le pietre di inciampo sono il calcolo cinico delle convenienze
economiche che la portano ad innescare dissennati conflitti poi senza
ritorno, il traffico di armi, l'ignavia dell'indifferenza. "Voglia
il Cielo che non si debba mai rimproverare di avere taciuto qualche
cosa che potesse essere essenziale alla valida testimonianza di pace
della nostra Chiesa bolognese, nel contesto umano, sociale, culturale
in cui essa vive e opera". Iniziamo noi a comporre i conflitti
con la forza della pace, praticando l'accoglienza, dando e chiedendo
perdono, riparando un mondo così diviso a pezzetti e liberandolo da
tanto inquinamento di odio e incomprensioni.
"Accogliere",
"Proteggere", "Promuovere", "Integrare"
sono i verbi della pace. "L'
umanità diventi sempre più famiglia di tutti e la nostra terra una
reale "casa comune". La pace di oggi e di domani inizia
dalla concreta e possibile accoglienza ai migranti e ai rifugiati,
come del resto ai poveri di sempre. Accorgiamoci "che tutti
facciamo parte di una sola famiglia, migranti e popolazioni locali
che li accolgono, e tutti hanno lo stesso diritto ad usufruire dei
beni della terra, la cui destinazione è universale". E'
l'impegno da avere verso chi bussa ma anche per chi sta dentro la
casa, liberi dalle deformazioni della paura per cui la prima cosa che
pensi è il pericolo, ma stimando il "carico di coraggio,
capacità,
energie e aspirazioni", che "arricchiscono la vita delle
nazioni che li accolgono".
Faccio mie oggi le parole di
Lercaro: "Vorrei
essere un servo dell'Evangelo di pace, vorrei che tutta la Chiesa di
Bologna non fosse altro che un unico generale annunzio dell'Evangelo
di pace a tutti, ma specialmente ai giovani, perché tutta la nostra
gioventù possa divenire una forza grande, spirituale e storica, nei
nostri giorni "operatrice di pace".
Lo crediamo ancora di più oggi...
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