Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
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domenica 21 gennaio 2018
Se muore un bambino non domandiamoci di che parte è, è l'uomo che muore. (Commento di padre Balducci alla 3^ DOMENICA T.O. - Anno B)
21 Gennaio 2018 - 3^ DOMENICA TEMPO
ORDINARIO - Anno B
Ora sappiamo quello che le vecchie
generazioni non sapevano: se noi crediamo di affermare la pace
attraverso la violenza non ci riusciamo perché muoiono le cose. Ora
sta morendo il mare. Chissà quante cose moriranno!
PRIMA LETTURA: Gio 3, 1-5. 10- SALMO:
24/25- SECONDA LETTURA: 1 Cor 7, 29-31- VANGELO: Mc 1, 14-20
Io sono convinto che viviamo nei tempi
in cui la parola di Dio arriva da due sorgenti che un tempo
sembravano senza relazioni fra di loro. La prima sorgente è la
coscienza dell'uomo, la quale ha in sé una verità antica come le
montagne, occultata da strati di cultura feroce e la verità antica
come le montagne è questa: non uccidere, non fare violenza. E una
verità così profonda che sembra non vera, perché deve attraversare
mille strati di distinguo e di sottigliezze inventate dalla nostra
civiltà violenta. Questa però è la verità. «Io ho messo davanti
a te - questa è la formula del Deuteronomio - la vita e la morte.
Secondo che tu sceglierai così avverrà».
È la grande verità che
però sembra urtare contro l'altra verità, quella che un grande
fiorentino chiamò la 'verità effettuale', quella del realismo
secondo cui ci vuole la violenza per respingere la violenza. Questa
verità profonda oggi trova un riscontro perentorio nella verità
effettuale, nei fatti. Ora sappiamo quello che le vecchie generazioni
non sapevano: se noi crediamo di affermare la pace attraverso la
violenza non ci riusciamo perché muoiono le cose. Ora sta morendo il
mare. Chissà quante cose moriranno! Noi dobbiamo capire una verità
che è predicata non dalla coscienza ma dalle pietre. Il grande
evento storico è che la coscienza e le pietre si sono incontrate.
Non è un evento così chiaro che travolge i parlamenti, però è un
evento che sta arrivando alle coscienze. È questo un dato di fatto,
fra tante ragioni di pessimismo, che dobbiamo afferrare. Le coscienze
si stanno muovendo dovunque ma è difficile per queste coscienze,
come per Giona, stare a predicare la conversione. È difficile non è
cosa scontata, perché in apparenza la loro è una parola
innocentissima - 'No alla guerra, no alla violenza' - però in queste
situazioni è una parola sovversiva, esecrabile, disfattista.
Ecco
perché non va bene per i profeti, in questo tempo. Quando parlo di
profeti non voglio alludere a figure singole perché ogni coscienza è
profetica quando stabilisce quella specie di coniugazione con le
pietre, con la verità che sale dalle cose. Prima tutto era a favore
di chi sosteneva che se vuoi la pace prepara la guerra. Questa era la
verità, come contestarla? Viviamo in un mondo strutturalmente
diviso. Se gli altri piangevano noi godevamo; la tua morte era la mia
vita, io distruggo te e mi allargo - questa era la verità effettuale
- oggi non è più così.
Tutto è così legato che anche se la
guerra è lontana perfino i mercatini della lontana sponda
dell'Europa del Nord ne risentono. Siamo una sola città, lo vogliamo
o no comprendere. Essere profeti vuol dire gridare. Quanto è bello
vedere che sempre più numerosi sono coloro che lo gridano,
incontrando certamente disprezzo, dileggio, criminalizzazione anche.
Questo però deve avvenire senza ambiguità, cioè con fedeltà alla
verità. Non dobbiamo dimenticarci che la tragedia in cui siamo è
dovuta alla prepotenza, alla prevaricazione, allo spregio di ogni
diritto umano da parte di un potente. Questo non dobbiamo nasconderlo
e spesso si rischia di nasconderlo.
Un profeta amante della verità
non deve però nascondere il tutto, deve affermare che per smontare
questa prepotenza non ci vuole la violenza. Tutte le vie vanno
seguite tranne quella, perché nella violenza entriamo in una spirale
che è mortale per tutti. A me piace chiamare questa coscienza
profetica, con un linguaggio più partecipabile perché laico,
'coscienza cosmopolitica', cioè una coscienza che fa sua consegna la
premura- per il mondo intero come tale.
Ecco allora le parole di
Paolo che per noi acquistano un senso straordinario: «Il tempo è
breve, quelli che hanno moglie vivano come se non l'avessero,...».
Io continuo: quelli che sono italiani vivano come se non fossero
italiani, quelli che sono nel blocco di qua vivano come se non
fossero di nessun blocco perché il tempo è breve e questo tempo
breve ci unisce tutti in una stessa sorte. Ogni uomo è fratello
all'uomo, di qualunque razza e religione. Anche il popolo di cui in
questo momento siamo nemici armati è un popolo di nostri fratelli e
noi non dobbiamo volere lo sterminio di nessuno. Se muore un bambino
non domandiamoci di che parte è, è l'uomo che muore. Voi direte:
questa è utopia. No, è realismo...
Ernesto Balducci - Dalle omelie inedite
- anno B
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