Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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sabato 9 maggio 2020

9 maggio 2020 “gridate, esultate, cantate inni!” (commento a Gv 14, 7-14)

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».
Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.


Dubbi e domande sono sempre cosa buona e giusta: una volta vidi un bimbo tracciare una linea su un foglio e poi fermarsi. Sembrava non volesse più disegnare, anzi un po' contrariato stava per arruffare il pelo, un cucciolo in un mondo improvvisamente ostile alle sue intenzioni. La maestra gli si è avvicinata, si è chinata e gli ha parlato. Poi gli ha portato altri fogli bianchi. Il bimbo li ha presi e mettendoli uno di fianco all’altro, ha continuato a tracciare la linea retta investendo di orizzonte tutto quel bianco che gli era stato offerto in aggiunta. Solo dopo ha iniziato a riempire i fogli di altre cose. Ecco: le domande ed i dubbi sono come quei fogli bianchi, danno spazio ad una traccia più lunga, più ampia da sognare. Il primo foglio in aggiunta lo aveva passato Tommaso, adesso è il turno di Filippo. Infine sarà Giuda, l’altro, a lasciare sulla mensa del giovedì il foglio perché Gesù possa continuare a raccontare le cose. Vero! Le domande dimostrano anche l’incapacità dell’uomo di comprendere il mistero di Dio. Eppure questi fogli bianchi ci danno più speranza di fogli completamente già scritti, che sottoponiamo a Dio solo da sottoscrivere. Completamente neri. Di Dio avremo sempre e solo iniziato a parlare, mai abbastanza da poter dire di riuscire a finire il romanzo da soli. Una lettera di don Lorenzo Milani mi diceva: “La storia la insegna Dio e non noi, e l’unica cosa cui ambisco è di capire il suo disegno man mano che egli lo svolge, non ambisco a levargli il lapis di mano e pretendere di diventare un autore della storia.” (dalla lettera a don Antonio – Barbiana 20.5.1959).

«Signore, mostraci il Padre e ci basta». Ansia da prestazione: ci prende tutti una volta o l’altra. È un modo di anticipare gli eventi, arrivare presto alla conclusione di qualcosa che ci preoccupa, che lievita in noi con attese fuori misura, speranze non sempre limpide, deleghe a qualcuno fuori di noi per risolvere la questione. Filippo si aspetta una manifestazione di Dio eccezionale! Cerca qualcosa d’altro dal presente di Gesù. Ed invece è proprio in quel presente che lui vive dove il Padre si sta manifestando. È in Gesù che tutti loro hanno già incontrato il Padre. Cerchi il prodigio? È questo presente che stiamo vivendo. Ma se questo presente è solo il colpevole da accusare, allora il prodigio lo cercherai altrove. Abbiamo ragione a gridare contro le prestazioni del presente della pandemia, del terremoto interiore da cui dovremo risollevare le fondamenta delle nostre relazioni, delle paure che il futuro ci presenta per continuare a vivere del lavoro delle nostre mani. Cercare qualcosa di diverso dal suo presente, spingerà Filippo -e gli altri- ad abbandonare l’umanità di Gesù, a lasciare Gesù solo. Io sono prete e spesso confido troppo su questa mia capacità di saper restare con Gesù. Quante volte abdico alla sua umanità per cercare qualche visione di Dio che Dio non è! I progetti a tavolino sono l’insidia peggiore, torpore da cui molti giovani mi aiutano ad uscire. Oggi mi sembra che il nostro presente non possa assolutamente dimenticare questo stare con Gesù, questa preghiera efficace. «Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò».

Eh già! Cosa chiediamo nel suo nome? Farci carico del nome di qualcuno è farci carico della sua vita. Gino Cervi, protagonista di un salvataggio da un tentato suicidio dovrà farsi carico della vita di colui che è stato salvato, l’attore Totò, nel film del 1955 “Il coraggio”. L’epifania di Dio è sempre missionaria, nel senso che ci accompagna in una nuova terra che non conosciamo ancora, ci accompagna fuori da una vita che fonda la sua sicurezza in un moderato altruismo, di aiutare gli altri e poi rientrare nella propria casa, nel proprio nome, nella propria vita. Non si torna come prima se si vuole incontrare Dio. È un invito a non farci intimorire dal cambiamento che è già il nostro presente, per viverlo con umana prossimità piuttosto che con spaventata violenza. Ecco: prendete un foglio bianco, magari. Tracciate una linea, e se non vi basta lo spazio, non arrabbiatevi! prendete un altro foglio bianco e continuate a disegnare!

Donde

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