Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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giovedì 28 maggio 2020

28 maggio 2020 “mi indicherai il sentiero della vita” (commento a Gv17, 20-26)

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:]
«Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me.
Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo.
Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».


Ero piccolino e l’edicola era il mio negozio preferito. Naturalmente dopo quello dei giocattoli di via Branca. Ma entrare là era occasione di pochi giorni, invece passare davanti a quella, era l’occasione frequente dei percorsi quotidiani tra casa e scuola. Ero davvero molto piccolo, forse sei anni, ed esisteva una rivista stampata in Italia. Sull’attrazione di questa rivista povera, giocava il fatto che dei bambini, per antonomasia, il giornale da acquistare era il costosissimo Topolino. Se ne poteva sfruttare una indiretta pubblicità mettendo al centro un gatto e come titolo il suo verso: MIAO. Ogni numero era soprattutto costituito da piccoli modellini da ritagliare e mettere insieme con la colla. Due erano le colle che si potevano usare classicamente: la Coccoina a base di profumo di mandorle, e il Vinavil, ottimo guanto istantaneo, simile ad un albume gelificato. Negli anni ’70 era arrivata anche la trasparente U-hu, la colla che non avrebbe dovuto fare fili, ma certamente più performante nelle giuste dosi. All’università 15 anni più avanti, quando attaccavo manifesti con don Tullio Contiero, alla mattina alle 6 nella zona universitaria, avevo imparato poco alla volta a preparare una colla in polvere mescolata ad acqua nei secchi, che nelle giuste proporzioni avrebbe attaccato la carta da parati sui muri di casa per l’eternità, ma con molta più acqua era sufficiente per attaccare i cartelloni e ce n’era a sufficienza per farci anche un po' di doccia. Fondamentale diventava il cappello invernale, che sulla vetta dei fili di lana blù, finiva per raccogliere quella specie di gelatina come neve sul cucuzzolo della montagna. Ho imparato con passione che esistono innumerevoli collanti, che non tutti sono adatti per ogni genere di azione, alcuni diventano duri come ceramica, altri mantengono per anni la morbidezza di una medusa. Scegliere il collante giusto è fondamentale per la nostra storia personale. E poi: tranquilli! Per come siamo fatti è possibile cambiare colla e dare nuova coesione ai nostri avvenimenti, nuova consistenza alle nostre relazioni, nuovo significato alle nostre costruzioni.

L’esigenza di amare non è frutto di un comando e può trovare espressione anche in ambiti che ci sembrano distanti. Metti insieme delle persone e poi dici che amare è ciò che le tiene insieme. Ma di cosa hai riempito quella parola, te lo sei chiesto? “Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato”. Gesù è chiaramente uno il cui amore è capace di essere inclusivo e non esclusivo. Gesù conosce un amore, quello del Padre per lui, e da questo parte. “Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io”: poche promesse ci rincuorano come questa! Dio non è solitudine. Dio è unico ma questo non significa solo. Dio è onnipotentemente tutto, cioè cerca tutta la comunione possibile. La trinità non è un concetto da dimostrare, ma una casa dove trovare dimora. Ancora qualche giorno e potremo fare memoria del senso della vita sul ritmo del dono dello Spirito. Forse mi si può dire che sia un po' prosaico riferirsi allo Spirito come ad un collante. L’immagine del fuoco e dell’acqua, i segni dell’amicizia e della nuzialità, sembrano paragoni più consueti. Ma c’è quel bambino che con quella colla riusciva a costruire mondi. C’è stato quel prete che con quella colla ha saputo dare idee e indicare al sapere dotto dell’Ateneo la strada per trasformarsi in cultura di amore. Dunque perdonatemi, ma oggi mi interrogo su quali bei progetti il Signore voglia e possa costruire con quella colla che ha scelto di utilizzare. Abbiate dunque un po' di spirito per leggere questi pensieri. E cerchiamo il giusto collante!

Donde

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