Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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venerdì 15 maggio 2020

15 maggio 2020 “svégliati, mio cuore” (commento a Gv 15, 12-17)

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici.
Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».


Amicizia e asservimento: i due ricettacoli per ogni suono che le nostre orecchie percepiscono e trasformano in parola. Ogni parola viene filtrata e gli facciamo scegliere una strada: o quella dell’amicizia o quella della schiavitù. Un amico cappuccino, raccontandomi ogni tanto il suo affetto per Gesù, mi fece capire questo, che le parole non sono confinate alla sapienza del vocabolario, ed il loro significato è legato sempre alla nostra storia attuale. Il gusto degli alimenti della terra non ha il medesimo sapore per tutti: sazietà, nausea, fragranza, appagamento, riempimento, neutralità, rifiuto. Esattamente come per i cibi, questo vale per le parole. La nostra storia è determinante, questo mi raccontò il buon frate: “Capitò che, mentre celebravo la messa, ormai erano anni, il coro iniziò un canto che avevo sentito tantissime volte. Ma quel giorno alcune parole mi si fissarono in mente e mi sembrarono illuminare tutta l’azione che stavo vivendo! Ho capito in quel momento che non potrà mai esistere un’eucarestia uguale all’altra. Anche se le parole ed il rito mantengono identico il procedere delle cose, ho capito che con la mia vita ogni volta rinnovavo tutto. Anzi, mi rattristava il pensare che senza la mia vita avrei tenuto spento quel rito anche per gli altri!”. Mi dico ora che questo non vale solo per chi presiede, ma per tutti i presenti che non a caso sono definiti celebranti! Quante messe anestetizzate dai corridori della Domenica!

Amicizia e asservimento: come ascoltiamo il comandamento che Gesù affida ai suoi discepoli? È una parola che pone accanto tutta la tradizione dell’alleanza tra Dio ed il suo popolo (comandamento), e la tradizione sapienziale e profetica del fidanzamento e sposalizio tra lo stesso Dio ed il medesimo popolo (amatevi). Non si potrà ridurre tutto ad un’analisi delle parole, del contesto, delle allusioni intertestuali e quanto possiamo mettere in campo dei nostri studi. Ripeto il pensiero di Bousset: “Maledetta la scienza che non si trasforma in amore!”. Le nostre lauree sono inutili senza l’intelligenza del cuore!

Amicizia e asservimento: siamo stati scelti, qualcuno ci vuole, desidera che chiunque io possa essere, possa sentirmi qualcuno, una persona benvoluta, accettata, accolta, teneramente tenuta in braccio, risollevata da terra, vivente, con amore. Mi viene in mente che per qualcuno questo essere scelti potrebbe avere il peso dell’interrogazione, il pesante dito del prof che scorre alla cieca sull’elenco del registro. Per altri sarà il fiato sospeso fino all’arrivo della chiamata a far parte della squadra dal proprio amico!

 “Viviamo in Brasile una situazione disperata, di fronte alla sofferenza dei primi abitanti della nostra terra”. Mons.Roque Paloschi
Amicizia e asservimento: oggi sorelline e fratellini (anche se vi imbarazza questo modo di sentirsi chiamati, qualcuno me lo ha scritto, ma è così piacevole ricordarsi chi siamo!), proviamo a chiedere a questo Padre la cosa più grande che ci riempia il cuore, prendiamo i nomi delle persone che conosciamo e teniamoli di fronte a noi e di fronte a Dio. E poi proviamo a pensare che sono nomi di indios dell’Amazzonia, sentiamoci dentro il cuore anche tutti gli indios. Il coronavirus rischia di dare il colpo di grazia alle popolazioni indigene dell'Amazzonia. Gli indios sono lontani, forse per questo fatichiamo a credere che amare e difendere un indio dipenda da noi. Perché non provarci? Possiamo anche noi scegliere di amarci gli uni gli altri. Oppure no?

Donde

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