dromedari in attesa di turisti da passeggio |
Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
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sabato 2 maggio 2020
2 maggio 2020 “tu hai spezzato le mie catene” (commento a Gv 6, 60-69)
Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».
Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono».
Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».
La risposta di Pietro racconta di una lotta interiore, che rimane sotterranea finché Gesù non le dà occasione di venire alla luce. È un momento di sconfitta per tutto il gruppo: il discorso del maestro ha generato uno spartiacque non solo tra sé ed i detrattori che già aveva, ma anche tra sé ed i suoi discepoli, in gran numero. Emerge in questa pagina anche il più temuto dei peccati biblici, la durezza. La durezza attribuita alle parole di Gesù, è riflesso di una rigidità che si riproduce nell’animo degli ascoltatori: la possibilità del rifiuto di Gesù testimonia un mistero ma anche la libertà che il suo annuncio lascia alle persone. La difficoltà semmai è nell’accettare la rivoluzione “cristiana” nella propria vita di fronte alla quale restiamo rigidi nel “si è sempre fatto così” ovvero “torniamo a tutto come prima”.
Il segno della presenza dello Spirito, secondo Ezechiele, sarà il cuore di pietra che torna ad essere di carne. Dalla rigidità della morte -è di pietra la porta di un sepolcro- alla elasticità della vita. Quando penso a questa opposizione mi viene sempre in mente un momento della discesa dal Sinai, dopo il cammino notturno con il gruppo di studenti negli anni in cui il viaggio universitario permetteva anche la sosta di alcuni giorni in Egitto. Appena sorto il sole, il caldo si distende rapidamente su tutta la superficie del corpo, in un primo momento ancora coperto in sovrabbondanza da vestiti per la rigidità del freddo notturno. Poi rapidamente lo zainetto si riempie delle felpe, dei maglioni, dei k-way divenuti accessori fuori stagione nell’arco di qualche decina di minuti. Tutta la numerosa folla che si radunava ogni notte sulla cima del monte, con passo diverso, scende il sentiero, pietroso come una ciliegia acerba. Ci si perde come nella carovana del giovane Gesù ed i compagni di viaggio si ritroveranno giù al monastero, vicino all’acqua. Ho questo ricordo di un dromedario che arriva annunciato dalla sua guida. Non mi fissai sui turisti che lo cavalcavano, né sulla bonomia che circondava l’animale ed il suo padrone. Lo sguardo dei beduini che ricavano soldi in questo modo da noi turisti e pellegrini, assomiglia troppo a quello di cittadini italiani che si svegliano ogni giorno davanti al Colosseo o chissà quale altro monumento famoso! Quel luogo straordinario per i viaggiatori, per loro è la quotidianità. Direi quasi che mi piace riposarmi in quegli sguardi durante i miei viaggi! In quell’occasione, tuttavia mi misi a fissare le zampe: due sole dita, ma potentemente rivestite di uno spesso strato calloso, capace di adattarsi al terreno. Controllavo dove posava le sue zampe, e questo non era rilevante per lui, perché comunque la sua zampa si sarebbe adattata a quella roccia, quel grosso sasso, o semplicemente ai sassolini misti alla terra, come mai riuscirebbero a fare delle scarpe tecnicamente pensate per questi terreni.
Immagino spesso che un cuore di carne, che sa amare, sia capace di entrare in contatto con cuori di pietra, compensando i vuoti di vita che esso produce. Pietro lo conosciamo per i suoi eccessi di volontà, una passione che vive per le persone che ama e che lo portano ad essere imprudente (la spada nell’orto) o addirittura a non riuscire a mantenere la parola fino ad essere un traditore (Signore, io verrò con te dovunque andrai). Questa sua passione sarà anche ciò che gli darà apertura alla salvezza (…pianse amaramente…tu sai tutto, tu sai che ti amo). Ma solo in questo caso lo ascoltiamo manifestare una incertezza che covava nel cuore. Lui come gli altri undici assistono a questo allontanarsi dei molti discepoli, cioè tornarsene a casa propria, alla vita di prima. Essi stessi rischieranno di fare lo stesso dopo avere incontrato Gesù il Vivente (cfr Gv 21). Eppure poche domande ci confortano come questa e diventano nostra intima preghiera per certi iceberg che ci portiamo dentro in queste settimane di fragilità ed incertezza.
“Signore, da chi andremo?” È una di quelle domande che ci permettono una metamorfosi positiva, dal cuore di pietra al cuore di carne. Le difficoltà che incontriamo e che incontreremo nei prossimi mesi (qualche giorno fa ad una conferenza, uno psichiatra ricordava che in situazioni di emergenza grave e collettiva come quella che stiamo vivendo, il contraccolpo nella psicologia delle persone arriva 2 o 3 mesi dopo l’evento) potrebbero indurci ad un inganno: irrigidire il cuore per non sentire il peso del vivere. Qualcuno me lo inizia a dire in telefonate o per chat. Prendere Pietro come esempio non significa giustificare gli eccessi di passione, ma con un cuore di pietra smettiamo di restare umani. E non si può dire che Pietro non abbia un cuore di carne!
Donde
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