Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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mercoledì 11 aprile 2018

La santità della porta accanto (l'esortazione di Papa Francesco)

Le beatitudini oggi

Nell’esortazione “Gaudete et Exsultateˮ indicazioni e suggerimenti concreti per essere i santi “della porta accantoˮ nel mondo di oggi.
Nel terzo capitolo, Francesco presenta le beatitudini evangeliche come «la carta d’identità del cristiano». E le rilegge attualizzandole.

«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli»
«Le ricchezze non ti assicurano nulla - ricorda il Papa - Anzi, quando il cuore si sente ricco, è talmente soddisfatto di sé stesso che non ha spazio per la Parola di Dio, per amare i fratelli» (68).

«Beati i miti, perché avranno in eredità la terra».
«È un’espressione forte, in questo mondo che fin dall’inizio è un luogo di inimicizia... dove continuamente classifichiamo gli altri per le loro idee, le loro abitudini» (71). Il Papa ricorda che «anche quando si difende la propria fede e le proprie convinzioni, bisogna farlo con mitezza, e persino gli avversari devono essere trattati con mitezza. Nella Chiesa tante volte abbiamo sbagliato per non aver accolto questo appello» (73).

«Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati»
«La persona che vede le cose come sono realmente - scrive Francesco - si lascia trafiggere dal dolore e piange nel suo cuore è capace di raggiungere le profondità della vita e di essere veramente felice» (76).

«Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati»
«La giustizia che propone Gesù - spiega il Pontefice - non è come quella che cerca il mondo, molte volte macchiata da interessi meschini, manipolata da un lato o dall’altro. La realtà ci mostra quanto sia facile entrare nelle combriccole della corruzione, far parte di quella politica quotidiana del “do perché mi diano”, in cui tutto è commercio» (78). «Cercare la giustizia con fame e sete, questo è santità».

«Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia».
«“Tutto quanto vorrete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loroˮ. Il Catechismo ci ricorda che questa legge si deve applicare “in ogni casoˮ,» (80). Gesù, ricorda il Papa, «non dice “Beati quelli che programmano vendetta”, ma chiama beati coloro che perdonano e lo fanno “settanta volte setteˮ».

«Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio».
«Il mondo delle dicerie, fatto da gente che si dedica a criticare e a distruggere, non costruisce la pace», scrive Francesco (87). Mentre pacifici «costruiscono pace e amicizia sociale» (88). Anche se, riconosce, «non è facile costruire questa pace evangelica che non esclude nessuno, ma che integra anche quelli che sono un po’ strani, le persone difficili e complicate... quelli che sono diversi» (89).

«Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli».
«Se non vogliamo sprofondare in una oscura mediocrità - avverte il Papa - non pretendiamo una vita comoda» (90). «Non si può aspettare, per vivere il Vangelo, che tutto intorno a noi sia favorevole» (91). Ma Francesco spiega anche che «un santo non è una persona eccentrica, distaccata, che si rende insopportabile per la sua vanità, la sua negatività e i suoi risentimenti». Non erano così gli apostoli che «godevano della simpatia “di tutto il popoloˮ» (93). Quanto alle persecuzioni, esse «non sono una realtà del passato, perché anche oggi le soffriamo, sia in maniera cruenta, come tanti martiri contemporanei, sia in un modo più sottile, attraverso calunnie e falsità» (94).   

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