Africa : «L’umanità prevalga sugli interessi»

I versi di una poesia di un giovane migrante, morto di fame e di stenti una volta raggiunta la costa italiana, hanno aperto l’intervento di  padre Mussie Zerai alla messa missionaria mensile.  

Il sacerdote eritreo padre Mussie Zerai, attivista per i diritti umani, è stato ospite del Centro missionario diocesano e ha portato al cinema Arena di Nonantola la sua esperienza personale, dall’arrivo in Italia nel 1992 ancora minorenne, all’impegno per aiutare i migranti.

«In Libia ci sono tanti centri di detenzione che sono veri e propri lager, dove le persone sono violate nella dignità e nel corpo. Con questi paesi si continua a fa- re accordi pur di non accogliere migranti e profughi. La morte del ragazzo che ha scritto la poesia è il risultato di questa situazione. Oggi stiamo assistendo ad un altro fenomeno preoccupante: la criminalizzazione della solidarietà, il volto peggiore della società contemporanea. Oggi essere solidali con i migranti è diventato un crimine e questo è un problema. 
Deve prevalere l’umanità: prima salviamo le vite, poi discutiamo di come accogliere. Criminalizzare le Ong che hanno salvato vite nel Mediterraneo è un modo per nascondere le responsabilità dei governi». 

Padre Zerai, che nel 2015 è stato candidato a ricevere il Nobel per la pace, ha anche raccontato la difficile situazione politica che sta attraversando il suo paese, e si è soffermato sulle logiche e gli interessi che stanno dietro alle guerre che hanno come campo di battaglia l’Africa:

«Da una parte ci sono i potenti, che vogliano giocare alla guerra, ma non vogliono farla a casa loro. Dall’altra le persone, che si trovano costrette a scappare dai territori di guerra.    
Gli Stati non possono vendere armi per 110 miliardi di dollari e non aspettarsi che arrivino i profughi.

Ci sono circa trenta conflitti in Africa e tutte hanno dietro un interesse economico o geopolitico. L’Africa è tornata ad essere terreno di scontro delle superpotenze mondiali, e a pagarne le conseguenze sono sempre e solo gli africani».         di Luca Beltrami – Nostro Tempo

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