Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
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domenica 22 aprile 2018
Ci sono gli scartati! In questo versante c'è anche Gesù di Nazareth. (Ernesto Balducci - commento a IV DOMENICA di PASQUA)
22 Aprile 2018 – 4^ DOMENICA DI
PASQUA – Anno B
C'è un capello appena tra il fanatismo
e la fede. Può bastare un piccolo spostamento di ottica perché le
parole che sono espressione della fede autentica e liberatrice
diventino espressione e strumento di sopraffazione spirituale.
PRIMA LETTURA: At 4, 8-12- SALMO: 117-
SECONDA LETTURA: 1 Gv 3,1-2- VANGELO: Gv lO, 11-18
Nella misura in cui è giusto avere
delle predilezioni all'interno di questo grande universo che è la
Sacra Scrittura - la parola di Dio consegnata a un libro - le parole
della lettera di Giovanni che abbiamo ascoltato sono quelle che
particolarmente prediligo. Le prediligo perché segnano con forza lo
stacco che separa la nostra conoscenza, la nostra possibilità di
definire chi è Dio e chi è l'uomo, e la realtà di Dio e dell'uomo.
Noi non sappiamo quello che siamo e non sappiamo nemmeno chi è Dio:
lo sapremo quando lo vedremo faccia a faccia. E uno dei luoghi dove
viene alla superficie l'essenza stessa del discorso di Gesù di
Nazareth sul mistero di Dio e sul mistero dell'uomo. Dinanzi a
queste parole io posso cominciare col rendere onore a tutti coloro
che non sanno credere in Dio, che reagiscono con fastidio interno
dinanzi a chi parla di Dio come se lo avesse visto in faccia, che
hanno paura delle definizioni suggestive che ci introducono di
prepotenza nella sfera dell'oscuro, del mistero, dove cercare la
chiarezza può essere anche un modo astuto per liberarsi dalla
inquietudine e dal tormento.
Vorrei dunque rendere onore al dubbio
che attraversa anche molte coscienze di coloro che pur si dicono
credenti. Se dico che dobbiamo ospitare il dubbio, lasciargli spazio
in noi, e proprio perché non ci venga di trasformare la fede in
fanatismo. C'è un capello appena tra il fanatismo e la fede. Può
bastare un piccolo spostamento di ottica perché le parole che sono
espressione della fede autentica e liberatrice diventino espressione
e strumento di sopraffazione spirituale. Per sviluppare il discorso
di cui ci viene offerta oggi l'occasione, possiamo prendere i due
anelli estremi di una catena. il primo anello è l'uomo storpio,
l'altro anello è il Dio che non conosciamo, Tra questi due anelli
estremi c'è Gesù, «pietra scartata».
Lo storpio è un'immagine dell'uomo
scartato: non lo assumono a lavorare, non è un metalmeccanico, non è
un deputato.. è un menomato che nella società antica era affidato
alla carità. Una pietra scartata per costituzione. Noi ne conosciamo
tante di pietre scartate, le abbiamo ben catalogate ormai. Anche se
la scienza fa di tutto per recuperare gli handicappati però essi
sono scartati. Abbiamo i carcerati, gli anziani, i
tossicodipendenti... Le pietre scartate, o per malizia altrui per
debolezza personale, rappresentano il punto in cui la nostra esigenza
della costruzione di una società umana e razionale fa fallimento.
Dovunque c'è l'uomo non efficiente, non dotato, rimesso totalmente,
piedi e mini, alla benevolenza altrui. Ci sono gli scartati. In
questo versante c'è anche Gesù di Nazareth che è stato una pietra
scartata con tutti i sigilli: nessuno è più scartato di un
condannato a morte e ad una morte infame. Questo è il mondo nel suo
versante oscuro. C'è poi l'altro versante, dove abita e si nasconde
Colui che non conosciamo. Anche quelli che non hanno nessuna
professione di fede non possono non presentarsi al futuro, personale
e collettivo, con la faccia davanti al buio, all'ignoto,
all'inconoscibile. Noi credenti affermiamo che il quelle tenebre
abita Colui che è l'amore da cui tutte le cose derivano ma dobbiamo
riconoscere che non lo conosciamo. C'è Uno che è venuto da Dio e
che ce ne ha parlato non come un professore, ma mostrandoci la sua
vita: «lo sono la via. Chi vede me vede il padre».
Chi ha visto Gesù ha veduto uno da cui
si doveva fuggire. I discepoli, stati alla sua scuola per tre anni,
fuggirono tutti quando lo videro ridotto ad un condannato. [...] Come
vedete siamo in una catena dove tutto si tiene, in qualche modo, e
che misura i limiti della nostra capacità conoscitiva. Noi non siamo
in grado di dare al mondo in cui viviamo una impronta di razionalità
etica; esso ci sfugge da ogni parte. Chiunque vuol costruire, ad ogni
costo, uno stato perfetto, è un potenziale delinquente, perché avrà
il compasso in mano e quel che non rientra nel compasso sarà
tagliato. Viviamo in questa oscillazione drammatica tra la rinuncia a
capire e a fare, che è la peggiore delle scelte, e la decisione a
capire e a fare, e allora siamo nel rischio. [...1
Quando Pietro deve dare inizio
all'annuncio che Gesù, lo scartato, è stato liberato da morte, lo
fa guarendo lo storpio per manifestare questa nuova signoria nata per
decisione di Dio e in cui lo scartato, la pietra scartata, è
diventata pietra angolare, punto di sostegno di una nuova costruzione
che si fa privilegiando gli scartati. La guarigione dello storpio è
l'emblema di questo nuovo processo: è dall'amore per gli scartati
che nasce la capacità di guardare dall'altra parte, di guardare
verso l'ignoto, verso Dio, sapendone qualcosa. Noi ne sappiamo
qualcosa perché facciamo, dinanzi all'uomo che ha bisogno di noi, il
gesto della dedizione, della premura, e rifiutiamo di farci solidali
con i processi o le norme o le leggi o i poteri che scartano gli
uomini. Noi siamo solidali con gli scartati. Questa scelta non è una
pura opera di pietà e di misericordia. È un evento conoscitivo
l'assumere lo scartato come luogo in cui si manifesta la falsità del
mondo di cui facciamo parte. Se io soffro quando sento o leggo o vedo
che un negro è perseguitato per la pelle che ha, non sono solo un
uomo di buon cuore, sono uno che ha bisogno di riprendere le misure
di questo mondo: mi vergogno delle biblioteche, dei libri, del mio
popolo, del mio paese, della mia civiltà occidentale... Non è un
episodio parziale, affettivo, è una rivoluzione interna che avviene
in me. Se il mondo considera tollerabile che si offenda un uomo per
la pelle che ha, io non accetto più questo mondo. Questo mio sdegno
è sdegno evangelico. Allora mi colloco in una situazione reale e
posso cominciare a parlare di Dio...
Ernesto Balducci - "Il Vangelo
della pace" voi. 2 anno B
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