Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
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domenica 24 dicembre 2017
L'avvento profetico nella storia è dentro il Magnificat! (commento di padre Balducci alla 4^ DOMENICA DI AVVENTO – Anno B)
24 Dicembre 2017 – 4^ DOMENICA DI
AVVENTO – Anno B
Sono gli uomini messi in prigione,
perché hanno amato la giustizia e la libertà, che perpetuano nella
storia la presenza dolorante del Dio della salvezza e non coloro che
seggono nei troni, sia del Sinedrio che del Pretorio.
PRIMA LETTURA: 2 Sam 7,
1-5.8b-12.14a.16- SALMO 88- SECONDA LETTURA: Rm 16, 25-27- VANGELO:
Lc 1, 26-38
…La caratteristica del mistero di Dio
è la universalità. Il suo disegno di salvezza riguarda tutti gli
uomini, con predilezione particolare per gli uomini che sono senza
privilegio, senza giustizia, cioè per i poveri nel senso biblico. Il
concetto di popolo eletto, per quanto di derivazione biblica, è un
concetto che falsa radicalmente la possibilità di mediare la nostra
azione storica col disegno di Dio. Dio sceglie quelli che non sono
scelti; Dio predilige coloro che non hanno importanza. Questo abbiamo
capito nel mistero di Gesù Cristo. Il mistero di Gesù è la chiave
per comprendere il mistero del Padre proprio perché in lui, che è
fallito, Dio ha salvato il mondo. Noi non guarderemo i vittoriosi, i
condottieri, i sapienti, gli uomini riusciti, per capire in loro i
riflessi del mistero del Signore, ma piuttosto cercheremo il palpito
dell'universalità che deve affermarsi nella storia del mondo, nelle
tenebre del fallimento, nel gemito della prigionia, nella
persecuzione.
Sono i popoli perseguitati che ci parlano di Dio, non
quelli che, magari con la Bibbia sotto il braccio, li perseguitano.
Sono gli uomini messi in prigione, perché hanno amato la giustizia e
la libertà, che perpetuano nella storia la presenza dolorante del
Dio della salvezza e non coloro che seggono nei troni, sia del
Sinedrio che del Pretorio. Questa è la certezza che noi non possiamo
non professare alla vigilia del giorno in cui rifletteremo sulla
apparizione nel mondo di un Dio per il quale il mondo non aveva posto
adatto.
Gesù nasce fuori della città per indicare che Dio è sempre
fuori. Quando vogliamo chiuderlo nelle planimetrie religiose delle
nostre costruzioni cristiane, Dio è già fuggito, non ci rimane in
mano che una crisalide o un tempio vuoto. Ecco le certezze che
rifioriscono in noi a contatto vivo con la profezia della Scrittura.
Ebbene: il criterio con cui noi dobbiamo aprirci al disegno di Dio è
quello stabilito nel dialogo fra l'angelo e Maria: per Dio niente è
impossibile. Ad esempio, in questi ultimi tempi, noi ci interroghiamo
molto su come possiamo creare una umanità pacifica. Sappiamo che,
grosso modo, gli uomini si dividono in due grandi partiti. II primo è
formato da quelli che dicono che non è possibile basare l'ordine del
mondo al di fuori delle garanzie che ci vengono offerte dalle armi,
delle regole a sicurezza che abbiamo ereditato dai secoli e di cui
possiamo fare a meno all'improvviso. Non è possibile pace senza
armi. E poi ci sono coloro che invece dicono che è possibile la pace
senza le armi, anzi che se distruggiamo le armi la pace è
assicurata. Due posizioni schematizzate tra l'una e l'altra delle
quali c'è infinita gradazione di sfumature.
Aver fede nel disegno di
Dio, se non vogliamo fare di questa fede una pista che ci pone al di
fuori delle nostre responsabilità storiche concrete, vuol dire
accettare l'impossibile come unica salvezza. L'impossibile è la
distruzione delle armi. Siamo messi ad un bivio tale che o accettiamo
l’impossibile come programma oppure noi periremo dentro i nostri
progetti, i più saggi, e i più cauti e i più collaudati
dall'esperienza del passato. Io penso spesso a sta ambivalenza della
situazione in cui siamo non abbracciare con fantasia la mia tesi che
l'impossibile è il nostro programma, ma per proporre con serenità e
pazienza e perplessità questa certezza di fede che questo momento
l'impossibile è l'unica via che ci rimane.
Bisogna che questa unica
via che ci rimane non sia imboccata con senso di rassegnazione alla
fatalità, perché nulla avviene di autenticamente umano nella storia
se è fatto sotto la spinta della pura necessità; niente è umano se
non è sostanziato di consapevolezza e di deliberazione della volontà
umana. Noi non possiamo argomentare, per suggerire le vie della pace,
partendo dalla necessità, anche se la necessità è una indicazione
oggettiva di cui dobbiamo tener conto.
Io penso - ed è il modo di
leggere le cose che propongo alla vostra coscienza, senza nessuna
sicurezza oltranzista - che in questo momento i progetti umani, come
quelli di David, di Paolo e di Maria, sono messi allo sbaraglio dal
mistero che Dio ci ha rivelato. Alla nostra generazione Dio ha
manifestato che quanto diceva Gesù figlio suo sulla necessità di
porgere l'altra guancia se siamo schiaffeggiati, sulla necessità di
mettere nel fodero la spada, di rinunciare alla forza; quello che ci
ha detto Gesù e che nelle generazioni precedenti è stato commentato
con fatica per adattarlo alla saggezza umana, è diventato l'unica
via di salvezza.
Sappiamo bene, naturalmente, che quando viviamo
dentro una società animata dalla violenza, occorre mettere un argine
alla violenza, sappiamo bene che la dottrina della guerra giusta ha
in sé un fondamento razionale su cui non si può sorridere troppo
facilmente. E tuttavia alla nostra generazione - ci sono queste
cadenze nei rapporti con il mistero nascosto nel silenzio di Dio - si
è manifestata la volontà del Signore che si passi davvero da un
mondo in cui la forza è una garanzia, ad un mondo in cui la garanzia
non si ripone più sulla forza. È un tempo nuovo, in questo senso, è
un tempo nuovo che non è maturato nella fantasia dei poeti o dei
profeti, ma è maturato nella crescita organica della storia umana,
nelle modificazioni oggettive che l'umanità ha prodotto e ha
inglobato in sé fino a farne corpo del proprio corpo. In questa età
si è manifestato che l'impossibile è possibile.
Ernesto Balducci – da: “Il Vangelo
della pace” – vol. 2
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