Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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lunedì 11 dicembre 2017

AVVENTO CON...don Antonio Riboldi

È morto don Antonio Riboldi, vescovo emerito di Acerra, dove è stato vescovo dal 1978 al 2000, aveva 94 anni. Prete dei terremotati e noto per la sua battaglia in prima linea contro la camorra disse: "Meglio ammazzato che scappato dalla camorra". È stato uno dei primi vescovi a sbarcare su Internet nel 1997. Le sue omelie lette da migliaia di persone cui le inviava attraverso posta elettronica.

Omelia del 22 gennaio 2017
III Domenica del Tempo Ordinario

Occorre cambiare mentalità, per seguire Gesù, Figlio di Dio
A trent’anni – così è nella tradizione – Gesù lascia alle spalle il lungo silenzio della sua vita nascosta,
nell’umiltà della vita quotidiana, a Nazareth.

Una vita semplice la Sua, scandita dalle ore del lavoro e del riposo, come la viviamo tutti.


Una vita certamente intensa interiormente, tutta tesa a capire, accogliere e vivere la missione, che il Padre Gli aveva affidato. Lui, Gesù, era ed è il segno dell’Amore di Dio per noi e tra noi.

E Lui, con la sua vita, doveva iniziare la ‘nuova creazione’, dopo il disastro provocato dalla superbia dell’uomo, con il peccato originale. La ‘nuova creazione’ era ridonare all’umanità, ad ogni uomo, la sua vera immagine ‘a somiglianza di Dio’ e riammetterlo nel Suo Regno. Si ha come l’impressione che Gesù non avesse fretta – come accade invece sempre a noi – non ‘facesse nulla’ per accelerare la novità del Regno.

Si lascia ‘smuovere’ nel momento in cui Giovanni Battista, l’ultimo profeta, grida dal deserto la Sua venuta e, in preparazione ad essa, invita tutti – ieri e oggi – a cambiare mentalità e vita, senza eccezioni. Non era e non è possibile accogliere il Cristo, seguirLo con fedeltà, calcando piste che nulla hanno a che fare con Dio. E Giovanni esprimeva questa volontà di cambiamento con un segno ricco di significati biblici: il battesimo di penitenza ed il battesimo nell’acqua. Gesù viene a sapere che ‘Giovanni era stato arrestato’. Erode non sapeva che quella voce non poteva essere affossata, né tantomeno messa a tacere. Anche oggi in tanti modi si tenta di mettere a tacere ogni voce di libertà: a volte semplicemente non dando spazio, ignorandola, cercando di appannarla. Sono i tanti silenzi imposti, dando spazio a tante parole vuote, inutili, se non dannose. Basta pensare a tanti fratelli e sorelle che dall’inaffidabile intolleranza, dai governi autoritari si cerca di mettere a tacere: il loro ‘silenzio’ grida! Più si cerca di ignorare o mettere a tacere la voce di Dio, tanto più questa diventa incisiva e forte. Non si può far tacere Dio.

Quante volte, forse, è capitato anche a noi che, travolti dal grande rumore del mondo, nei momenti della sofferenza e della solitudine, nel silenzio, abbiamo sentito la profonda ‘sete’ di udire parole vere, quelle che, se accolte, fanno ritrovare la bellezza dell’aria pulita, che ridona il respiro.

È dannoso il rumore del mondo … ma ci sono sempre, e per tutti, momenti di silenzio, o di sofferenza, in cui ci si pongono i grandi problemi della vita.

Il Vangelo oggi prosegue:”Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: ‘Convertitevi, perché il Regno dei Cieli è vicino’”. (Mt. 4, 12-17)

Gesù inizia la sua missione tra di noi, subito richiamando quanti avrebbe incontrato, con una parola di grande spessore nella fede: ‘Convertitevi!’.

Con il Battesimo, che abbiamo ricevuto, dovremmo percorrere le vie dei figli di Dio. Ma basta dare un’occhiata seria alla vita e ci accorgiamo che, da soli restiamo peccatori incalliti, e, quando va bene, e ci sostiene la Grazia, almeno siamo in ricerca di conversione. Ma quanti si pongono questa necessità ed urgenza di ricerca? Non è facile uscire da questo mondo, che pure è disinteressato alla nostra vera felicità ed è tutto intento ad offrirci solo quello che poi crea in noi tanto vuoto.

È lo stesso mondo che ha trovato Gesù nell’iniziare la Sua missione tra di noi, ecco perché chiedeva e ci chiede: ‘Convertitevi perché il Regno dei Cieli è vicino’.

Così il caro e beato Paolo VI spiegava il concetto di conversione:

“E’ necessario rimodellare la nostra mentalità; avere il coraggio di entrare fin nel segreto della nostra coscienza, dei nostri pensieri, e là operare un cambiamento vivo e sincero, da produrre una novità. Che cosa fare e come comportarci? La risposta è entrare in noi stessi, riflettere sulla propria persona, acquisire una nozione chiara di quel che siamo, vogliamo e facciamo e, a un certo momento, - qui la frase drammatica e risolutiva – rompere qualcosa in noi, spezzare questo o quell’elemento che magari ci è molto caro ed a cui siamo abituati.”

Non è facile, ma, con la Grazia di Dio e la buona volontà, è possibile. Nella mia vita ho avuto modo di vedere tante, ma tante, conversioni. Alcune di grande spessore. Ne ricordo in particolare una, quando ero ancora giovane chierico, di un mio ‘speciale’ confratello: Padre Rebora, poeta e per tanti anni agnostico.

Raggiunto dalla ‘chiamata’ del Signore e con l’aiuto di tanti, scelse la vita religiosa, consacrandosi totalmente al Signore tra i Rosminiani. Cancellò il suo passato con un colpo di spugna. E lo racconta in una bella poesia in cui immagina di sentire lo straccivendolo che si porta via le sue opere letterarie e gode per questo suo passato … spazzato via! Iniziava una vita totalmente nuova, al punto che noi giovani non conoscevamo nulla del suo illustre passato di poeta. Passeggiando con lui, accennando a scrittori e poeti, non rispondeva mai, lasciandoci nel buio sul suo passato, ma aveva nel presente tutti i segni delle persone ‘rinate a vita nuova’.

Ma ci sono anche tante conversioni silenziose, che mostrano come la Grazia di Dio continui ad operare salvezza senza rumore. Forse anche noi dovremmo, per un momento, ascoltare in silenzio le profondità del nostro cuore, che chiede un cambiamento di vita. Può essere duro cambiare, ma poi Dio ricambia con una serenità e felicità incredibili. Seguirlo è la novità della vita, come è accaduto per “… Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello … Giacomo e Giovanni suo fratello, … li chiamò. Ed essi, subito, lasciata la barca e il padre Lo seguirono ….”. (Mt. 4, 18-23)

È davvero impressionante come abbiano lasciato tutto, per seguirLo, ‘subito’. Una grande lezione di fiducia, di abbandono e di pronto ‘sì’ a Chi avrebbe fatto di loro, poveri pescatori, le ‘colonne’ della Sua Chiesa. Non ci resta che stupirci, ringraziare e prendere esempio.

Antonio Riboldi, Vescovo

NOTA:

Nominato vescovo di Acerra il 25 gennaio 1978 dal Beato Papa Paolo VI, monsignor Antonio Riboldi fa il suo ingresso in diocesi il 9 aprile dello stesso anno. Sede vacante da 12 anni, ad Acerra c'è da rianimare la vita ecclesiale e da sostenere l'intera comunità tra le problematiche di un momento che richiede la difesa della dignità della persona. Attento fin dal primo momento alla vita e ai problemi di ogni giorno delle persone, l'azione più impegnativa per complessità e per durata è il contrasto alla camorra.

Storica la marcia che negli '80 porta migliaia di giovani ad Ottaviano, città del capo indiscusso Raffaele Cutolo. "Meglio ammazzato che scappato dalla camorra", disse don Riboldi ricordando la risposta della mamma al suo timore quando viveva sotto scorta. "In quel momento - ricordò in occasione dei suoi 90 anni celebrati nel 2013 nel Duomo di Acerra - mi sono sentito veramente di essere un vescovo, e ho capito cosa significava essere un prelato che deve amare la gente anche se non ricambiato, amare la Chiesa anche se non tutti ti capiscono".

Anche la vita diocesana riprende vigore grazie al carisma e all'impegno di monsignor Riboldi: fiore all'occhiello sono gli annuali convegni diocesani, momenti forti di vita ecclesiale e grazie ai quali arrivano ad

Acerra illustri relatori tra cui il cardinale Carlo Maria Martini. Lo stesso Riboldi ricordava spesso con sano orgoglio lo stupore che gli aveva confessato l'arcivescovo di Milano di fronte a tanta vitalità, nonostante le piccole dimensioni della diocesi.


Curioso e aperto alla modernità, Riboldi è stato uno dei primi vescovi a utilizzare Internet nel 1997: fino a poco tempo fa le sue omelie arrivavano a migliaia di persone.

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