Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
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sabato 30 dicembre 2017
Il Natale e le verità possibili: Masaccio e Max Ernst
Il Natale ha sempre suscitato una vivace e corale curiosità sul Verbo Incarnato, il Dio che si è fatto uomo e dunque è nato e ha attraversato tutte le fasi della vita umana: dall'essere un bebè fino all'età adulta principalmente quella narrata e rivelata dai Vangeli.
Una curiosità che se sfocia in un deviazionismo ottuso ci porterebbe al binario morto di quello spiritualismo in fuga dalla realtà, come quando volendo onorare la divinità finiamo per farne dei mascheroni, quelli si! impulsivamente e riccamente umani con cui addobbare la carne che Dio ha scelto di fare propria: certo che è onorevole rivestire di abiti dorati e ingemmati la pelle di un bimbo, salvo poi ricordarci che la regalità che scelse è tutt'altro che quella manifestata negli ori e negli agi, il trono invece ricercato sarà quello della croce!
Eppure Gesù già nel Vangelo secondo Matteo riceve di questi doni, all'epoca solo narrabili prima che una chiesa in fase di annuncio, iniziasse a ricevere benefici via via più sostenuti e abbondanti che le hanno permesso di creare materialmente e tramare realmente tessuti d'oro zecchino per statue bambine e onorare il Gesù divino. Niente di sbagliato, se si medita sull'onore espresso in quel corpo e donato a tutta la nostra umanità! MA sempre attenti, come l'evangelista Matteo, a non dimenticare che quei doni hanno un significato ben preciso che ci conduce al cuore stesso del Buon Annuncio, il kerygma pasquale!
Così diventa davvero utile ripercorrere attraverso l'arte quelle che Max Ernst chiamò le verità possibili, e affacciarsi su quel mondo silenzioso e tanto familiare, a noi familiare, della vita di Nazareth, da cui anche Charles de Foucauld trasse ispirazioni: i trent'anni di nascondimento. Che poi furono trent'anni di crescita di una famiglia "esperta in umanità" come ebbe a descrivere papa Paolo VI. E dentro questa formula non possiamo non vedere riassunte tutte le vicende che tante (ma proprio tante, anzi verrebbe da dire tutte) famiglie sperimentano quotidianamente.
Immaginare: ci si può lasciare ispirare da due opere tra loro distanti ma che colgono (forse anche nel lasciarci interdetti perché "non pensavamo questo!") due possibili verità di quelle giornate in cui Gesù cresceva affidato alle cure di Maria, che meditava TUTTE queste cose, e di Giuseppe, la cui impronta paterna non è trascurabile, avendo insegnato al giovane tutte le sue relazioni sociali attraverso la pratica di un mestiere che non è mai soltanto l'opera da fare ma tutti i segni ed i legami e il fine che esso comporta.
ecco allora le due opere (di una riporto qualche meditazione tratta da I LUOGHI DELL'INFINITO, dell'altra mi affido alla vostra sensibilità e semmai al dibattito se vorrete):
La Madonna del solletico di Masaccio (1426-1427) e La vergine sculaccia il bambino Gesù
davanti a tre testimoni: Andrè Breton, Paul Eluard e lo stesso
artista (1926).
d. Onde (Francesco Ondedei)
Masaccio: le coccole al Dio Bambino
Si chiama Madonna del solletico
perché la Vergine, con due dita della mano destra, sta solleticando
il suo bambino sotto il mento e il bambino ride felice, stringendo
fra le due manine il braccio della Madre. Potremmo anche chiamarla
“Madonna delle coccole” perché questo è proprio quello che la
mamma sta facendo al piccolo Gesù, felice di vederlo così bello e
di sentirlo caldo e allegro fra le braccia.
Si può immaginare la Madonna che gioca
e scherza con il suo bambino che è Dio onnipotente ed eterno? È
difficile pensarlo, eppure proprio questo Masaccio venticinquenne ha
messo in figura nel dipinto degli Uffizi. Guardiamola da vicino
questa tavoletta preziosa destinata alla devozione domestica.
La Vergine Maria è rappresentata con
tutti gli attributi iconografici che le competono: il manto blu-notte
bordato d’oro, la tunica rossa, l’aureola operata d’oro,
emblema della sua santità. Guarda il suo bambino con tenerezza, con
commossa affettuosa dedizione, ma si ha l’impressione che un velo
di malinconia attraversi il suo sguardo come se, anche in questo
momento felice, vivesse in lei la consapevolezza o forse il presagio,
di quello che sarà un giorno il destino di un figlio così bello.
Nel corso del gioco, la collana di
corallo al collo del piccolo Gesù è scivolata sulla spalla mentre
l’agitazione impercettibilmente muove la vestina di seta
trasparente che copre il corpicino.
La vicenda di Masaccio attraversa come
una meteora la storia dell’arte italiana ed europea all’inizio
del XV secolo. È lui il pittore che nel Tributo della Cappella
Brancacci al Carmine di Firenze, nel rappresentare gli apostoli
assembrati intorno a Cristo, ha costruito quello che è stato
definito un “Colosseo di uomini”, uomini che concretamente pesano
sulla terra e sulla terra gettano ombre vere. È lui il pittore che,
nello stesso luogo, fa “tremare gli ignudi” nel Battesimo dei
neofiti e racconta la città moderna nel San Pietro che guarisce con
l’ombra. Ebbene, questo stesso pittore, chiamato alla
rappresentazione eroica, spaziosa e veritiera dell’umano e del
divino, si commuove all’idea della Madonna immaginata come una
mamma che gioca con il suo bambino, e ci consegna questo piccolo
grande capolavoro di tenerezza materna.
di Antonio Paolucci
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