Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
Translate
sabato 30 dicembre 2017
Egli è Dio perché Egli è uomo. (Commento di padre Balducci alla Festa della Santa Famiglia)
31 DICEMBRE 2017 - FESTA DELLA SACRA
FAMIGLIA- Anno B
Come nella parabola, forse la più
stupenda che Egli ha raccontato, del figliol prodigo, il cuore del
padre non stava in casa, ma stava fuori col figlio lontano, così
Gesù sta fuori con i figli lontani, con i fratelli lontani. I vicini
come noi lo hanno annoiato con le menzogne. Ovunque è in gioco
l'attesa, la speranza dell'uomo emarginato, ivi c'è la presenza di
Gesù che ci contesta.
PRIMA LETTURA: Gn 15, 1-6; 21, 1-3-
SALMO: 104- SECONDA LETTURA: Eb 11, 8.11-12.17-19- VANGELO: Lc
2,22-40
…I veri nemici di Gesù sono i suoi
domestici, i suoi familiari che lo accaparrano, come i suoi
concittadini che dissero: «Fa' qualche miracolo anche qui, a
Nazareth». Ci sembra di sentire l'eco di queste parole lungo i
secoli, nei paesi che volevano la Madonna miracolosa, e il santuario
col miracolo, e il crocifisso col miracolo, a soddisfazione degli
istinti religiosi del gruppo sociale e magari anche ad incremento di
altre esigenze di tipo economico. Gesù diventa un oggetto pregiato
da possedere. In quel momento Egli non c'è più. Gesù è fuori
delle mura, sempre. È una costante. Fu così nella sua vita: i suoi
non lo conoscevano, nemmeno gli apostoli. Pietro cominciò a
riprendere in mano le regole del comportamento ebraico e fu Paolo a
contestarlo con violenza ricordandogli che Gesù è la salvezza di
tutte le genti.
Ma anche Paolo a sua volta, lo abbiamo visto or ora,
pensava a Gesù con lo schema culturale da rabbino e quindi con dei
limiti. Gesù è più grande di lui, va oltre di lui. Così possiamo
dire delle chiese cristiane. Queste chiese cristiane, che fino a
qualche tempo fa abitavano nel vertice della piramide della civiltà
universale, pur avendo nel passato molti peccati da farsi perdonare,
erano tutte d'accordo nel dire che Gesù era con loro. Oggi queste
chiese sono prese dallo sgomento. Certamente rimane un problema per
tutti i cristiani sapere come ha fatto Gesù a stare in queste chiese
che si son fatte guerra l'una con l'altra, hanno seminato cadaveri in
questa Europa cristiana, ...
Dov'era Gesù? Era dentro queste chiese?
Forse la sua vera presenza era altrove, era nelle forze che
contestavano questo dominio, era nei poveri lazzari del mondo; era
nei miti, nei pacifici, nei puri di cuore, nei perseguitati. Non era
nel tribunale del Sant'Uffizio che mandava al rogo, era in colui che
andava al rogo, forse. Il Cristo è uno sconosciuto! E un segno di
contraddizione. Per quanto ci triboliamo, non riusciamo a dire dov'è,
perché Egli è sempre al di là degli orizzonti in cui vorremmo
sistemarlo. Fino a ieri si era soliti dire che Gesù è presente
nella civiltà cristiana. Adesso questa stessa parola non è più in
uso, per la ragione che in realtà una civiltà cristiana è quella
che ricalca le beatitudini. Una civiltà del genere, non esiste. Gesù
è scomparso, è lo Sconosciuto, è un segno di contraddizione che ci
attraversa l'anima.
Uno lo può espungere come un mito antico, però
se la sua coscienza è viva, la lacerazione dovrà pur sentirla. In
che cosa consiste questa lacerazione? Consiste in questo: Egli è
innanzi tutto il figlio dell'uomo. Ci riesce difficile pensarlo
perché a noi fa più comodo pensarlo come Dio. Così lo mettiamo
fuori di noi e lo adoriamo. Ma Egli è Dio perché è figlio
dell'uomo: è questo il suo mistero. È il figlio dell'uomo che
realizza nella sua vita e nella sua parola il disegno del Padre,
quello di fare dell'umanità un solo corpo, una sola famiglia. Ecco
perché c'è un baricentro, nel mistero di Gesù, un luogo di
gravitazione che è sempre al di fuori delle sistemazioni date.
Come
nella parabola, forse la più stupenda che Egli ha raccontato, del
figliol prodigo, il cuore del padre non stava in casa, ma stava fuori
col figlio lontano, così Gesù sta fuori con i figli lontani, con i
fratelli lontani. I vicini come noi lo hanno annoiato con le
menzogne. Ovunque è in gioco l'attesa, la speranza dell'uomo
emarginato, ivi c'è la presenza di Gesù che ci contesta.
L'universalità non è astratta, è l'universalità prosaica,
maleodorante dei fuorilegge; è una universalità che mette a
soqquadro i nostri concetti. Noi dobbiamo, ecco perché siamo nella
contraddizione, per un verso rimaner fedeli a certi valori che
abbiamo ereditato: la famiglia unita, l'amore indissolubile, il
servizio reciproco dei membri familiari, così come, all'interno
della città dobbiamo essere al servizio gli uni degli altri, ... Non
possiamo sradicarci dal nostro suolo.
Ma nello stesso tempo dobbiamo
essere con Gesù che contesta tutto questo, che vede Gerusalemme -
come Firenze, l'Europa, l'occidente - e ci piange sopra, piange su
queste città cristiane piene di campanili e di missili! Piange e
dice le parole che disse: «Se tu mi avessi accettato io avrei
provveduto alla tua pace». Non lo abbiamo accettato perché abbiamo
unito il suo nome alle nostre strategie di guerra, si può dire da
sempre, certamente da molti secoli, da quando abbiamo messo la sua
croce sugli scudi. Finché l'umanità non sarà un corpo solo, io non
sarò conciliato con me stesso, non potrò dire che io conosco Gesù
Cristo. Lo sto cercando. Ora Egli è in quella parte del mondo fra i
milioni che stanno morendo di fame e dove arriva uno spruzzo di
beneficenza da quei Paesi cristiani che con una mano rubano e con
l'altra fanno elemosina. Io cresco con la contraddizione dentro e non
ho affatto speranza di saldarla. L'importante è che io renda
testimonianza che Egli è una spada che mi attraversa l'anima.
Ernesto Balducci – da: “Il Vangelo
della pace” – vol. 2
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento