Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
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giovedì 21 dicembre 2017
Perché Dio si è fatto uomo?: l'omelia di padre Raniero Cantalamessa al papa
In una cultura dominata dall’idea
dell’evoluzionismo il rischio è che Cristo possa essere visto come
«un incidente storico, isolato dal Cosmo», «un emarginato nella
nostra cultura». Per questo bisogna rimetterlo al centro, anzitutto
«al centro della nostra vita personale». Così padre Raniero
Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, nella sua prima
predica di Avvento pronunciata dinanzi al Papa e alla Curia romana
nella Cappella Redemptoris Mater, in Vaticano.
Partendo dalla domanda fondamentale
«perché Dio si è fatto uomo?», il cappuccino richiama per la sua
riflessione - riportata dalla Radio Vaticana - le prospettiva di
sant’Atanasio e di sant’Anselmo, del beato Duns Scoto e del
teologo gesuita Teilhard de Chardin. Il quale, ricorda Cantalamessa,
affermava, «in realtà Cristo non solo non è estraneo
all’evoluzione del cosmo, ma misteriosamente, la guida dall’interno
e ne costituirà, al momento della Parusia, il compimento finale e la
trasfigurazione».
La forza misteriosa che spinge la
creazione verso il suo compimento è lo spirito Santo, afferma il
predicatore: «In ogni sforzo disinteressato e in ogni progresso
nella custodia del creato è all’opera lo Spirito Santo». Cristo,
aggiunge, è anche «l’elemento chiave per un sano e realistico
ecologismo cristiano»; Egli «svolge una funzione decisiva anche sui
problemi concreti della salvaguardia del creato, ma la svolge in
maniera indiretta, operando sull’uomo e - attraverso l’uomo - sul
creato... Agisce nel creato come agisce nell’ambito sociale, e cioè
con il suo precetto dell’amore del prossimo».
Su questo specifico tema della custodia
del creato, padre Cantalamessa ricorda anche le parole di san
Francesco d’Assisi ai suoi frati: «Non sono mai stato ladro di
elemosine, nel chiederne o nell’usarne oltre il bisogno. Presi
sempre meno di quanto mi occorreva, affinché gli altri poveri non
fossero privati della loro parte; perché fare altrimenti, sarebbe
rubare». «Oggi questa regola - commenta - potrebbe avere
un’applicazione quanto mai utile per l’avvenire della terra.
Anche noi dovremmo proporci: non essere ladri di risorse, usandone
più del dovuto e sottraendole così a chi verrà dopo di noi. Tanto
per cominciare, noi che lavoriamo di solito con le carte, potremmo
cercare di non contribuire all’enorme e sconsiderato spreco che si
fa di questa materia prima, privando così madre terra di qualche
albero in meno».
Il Natale «è un richiamo forte a
questa sobrietà e parsimonia nell’uso delle cose»: «Ce ne da
l’esempio lo stesso Creatore che, facendosi uomo, si è
accontentato di una stalla per nascere», afferma il frate. Che
esorta tutti, «credenti e non credenti», ad impegnarsi «per
l’ideale della sobrietà e del rispetto del creato»
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