L'esito dell'incontro di questa sera allo studentato Zoni è stata la condivisione di una domanda: "DOVE SEI?". E' una delle domande fondamentali della Bibbia, che Dio rivolge all'Adamo perché si renda conto in quale punto della vita si trovi. E tu?
Il ritorno decisivo a se
stessi è nella vita dell'uomo l'inizio del cammino, il sempre nuovo
inizio del cammino umano. Ma è decisivo, appunto, solo se conduce al
cammino: esiste infatti anche un ritorno a se stessi sterile, che
porta solo al tormento, alla disperazione e a ulteriori trappole.
Quando il Rabbi di Gher arrivò, nell’interpretazione della
Scrittura, alle parole rivolte da Giacobbe al suo servo – "Quando
ti incontrerà Esaù, mio fratello, e ti domanderà: ‘Tu, di chi
sei? Dove vai? Di chi è il gregge che ti precede?’" - disse
ai suoi discepoli: "Osservate come le domande di Esaù
assomiglino a questa massima dei nostri saggi: ‘Considera tre cose:
sappi da dove vieni, dove vai e davanti a chi dovrai un giorno
rendere conto’. Prestate molta attenzione, perché chi considera
queste tre cose deve sottoporre se stesso a un serio esame: che in
lui non sia Esaù a porre le domande. Anche Esaù infatti può porre
domande su queste tre cose, sprofondando l'uomo nell'afflizione".
Esiste una domanda
demoniaca, una falsa domanda che scimmiotta la domanda di Dio, la
domanda della verità. La si riconosce dal fatto che non si ferma al
"Dove sei?" ma prosegue: "Nessun cammino può farti
uscire dal vicolo cieco in cui ti sei smarrito". Esiste un
ritorno perverso a se stessi che, invece di provocare l'uomo al
ravvedimento e metterlo sul cammino, gli prospetta insperabile il
ritorno e così lo inchioda in una realtà in cui ravvedersi appare
assolutamente impossibile e in cui l'uomo riesce a continuare a
vivere solo in virtù dell'orgoglio demoniaco, dell'orgoglio della
perversione.
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