Lazzaro seduto sotto i nostri portici: riesci ad incrociarne lo sguardo? |
Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
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mercoledì 1 marzo 2017
La Parola è un dono. L’altro è un dono (Papa Francesco per la Quaresima)
Approfitto del Mercoledì delle Ceneri che inaugura il tempo quaresimale, orizzontale e ampio, cioè di orizzonti amplificati e silenzi riempiti di Parola e di persone. Approfitto per intraprendere il nuovo cammino anche con questo blog confidando di essere accompagnato come è già avvenuto anni fa per quello di San Vitale di Reno. Per essere sicuro di non iniziare male qui di seguito trovate la lettera di Pi Francesco (come lo chiama un caro amico) che introduce alla Quaresima. Spero non abbiate fretta, ma nel caso ho sottolineato alcune frasi sperando che possano fare da punto di sosta e tappa nella lettura.
don Francesco Ondedei
BUONA QUARESIMA a tutti ed in particolare agli universitari
Cari fratelli e sorelle,
la Quaresima è un nuovo inizio, una
strada che conduce verso una meta sicura: la Pasqua di Risurrezione,
la vittoria di Cristo sulla morte. E sempre questo tempo ci rivolge
un forte invito alla conversione: il cristiano è chiamato a tornare
a Dio «con tutto il cuore» (Gl 2,12), per non accontentarsi di una
vita mediocre, ma crescere nell’amicizia con il Signore. Gesù è
l’amico fedele che non ci abbandona mai, perché, anche quando
pecchiamo, attende con pazienza il nostro ritorno a Lui e, con questa
attesa, manifesta la sua volontà di perdono (cfr Omelia nella S.
Messa, 8 gennaio 2016).
La Quaresima è il momento favorevole
per intensificare la vita dello spirito attraverso i santi mezzi che
la Chiesa ci offre: il digiuno, la preghiera e l’elemosina. Alla
base di tutto c’è la Parola di Dio, che in questo tempo siamo
invitati ad ascoltare e meditare con maggiore assiduità. In
particolare, qui vorrei soffermarmi sulla parabola dell’uomo ricco
e del povero Lazzaro (cfr Lc 16,19-31). Lasciamoci ispirare da questa
pagina così significativa, che ci offre la chiave per comprendere
come agire per raggiungere la vera felicità e la vita eterna,
esortandoci ad una sincera conversione.
1. L’altro è un dono
La parabola comincia presentando i due
personaggi principali, ma è il povero che viene descritto in maniera
più dettagliata: egli si trova in una condizione disperata e non ha
la forza di risollevarsi, giace alla porta del ricco e mangia le
briciole che cadono dalla sua tavola, ha piaghe in tutto il corpo e i
cani vengono a leccarle (cfr vv. 20-21). Il quadro dunque è cupo, e
l’uomo degradato e umiliato.
La scena risulta ancora più drammatica
se si considera che il povero si chiama Lazzaro: un nome carico di
promesse, che alla lettera significa «Dio aiuta». Perciò questo
personaggio non è anonimo, ha tratti ben precisi e si presenta come
un individuo a cui associare una storia personale. Mentre per il
ricco egli è come invisibile, per noi diventa noto e quasi
familiare, diventa un volto; e, come tale, un dono, una ricchezza
inestimabile, un essere voluto, amato, ricordato da Dio, anche se la
sua concreta condizione è quella di un rifiuto umano (cfr Omelia
nella S. Messa, 8 gennaio 2016).
Lazzaro ci insegna che l’altro è un
dono. La giusta relazione con le persone consiste nel riconoscerne
con gratitudine il valore. Anche il povero alla porta del ricco non è
un fastidioso ingombro, ma un appello a convertirsi e a cambiare
vita. Il primo invito che ci fa questa parabola è quello di aprire
la porta del nostro cuore all’altro, perché ogni persona è un
dono, sia il nostro vicino sia il povero sconosciuto. La Quaresima è
un tempo propizio per aprire la porta ad ogni bisognoso e riconoscere
in lui o in lei il volto di Cristo. Ognuno di noi ne incontra sul
proprio cammino. Ogni vita che ci viene incontro è un dono e merita
accoglienza, rispetto, amore. La Parola di Dio ci aiuta ad aprire gli
occhi per accogliere la vita e amarla, soprattutto quando è debole.
Ma per poter fare questo è necessario prendere sul serio anche
quanto il Vangelo ci rivela a proposito dell’uomo ricco.
2. Il peccato ci acceca
La parabola è impietosa
nell’evidenziare le contraddizioni in cui si trova il ricco (cfr v.
19). Questo personaggio, al contrario del povero Lazzaro, non ha un
nome, è qualificato solo come “ricco”. La sua opulenza si
manifesta negli abiti che indossa, di un lusso esagerato. La porpora
infatti era molto pregiata, più dell’argento e dell’oro, e per
questo era riservato alle divinità (cfr Ger 10,9) e ai re (cfr Gdc
8,26). Il bisso era un lino speciale che contribuiva a dare al
portamento un carattere quasi sacro. Dunque la ricchezza di
quest’uomo è eccessiva, anche perché esibita ogni giorno, in modo
abitudinario: «Ogni giorno si dava a lauti banchetti» (v. 19). In
lui si intravede drammaticamente la corruzione del peccato, che si
realizza in tre momenti successivi: l’amore per il denaro, la
vanità e la superbia (cfr Omelia nella S. Messa, 20 settembre 2013).
Dice l’apostolo Paolo che «l’avidità
del denaro è la radice di tutti i mali» (1 Tm 6,10). Essa è il
principale motivo della corruzione e fonte di invidie, litigi e
sospetti. Il denaro può arrivare a dominarci, così da diventare un
idolo tirannico (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 55). Invece di
essere uno strumento al nostro servizio per compiere il bene ed
esercitare la solidarietà con gli altri, il denaro può asservire
noi e il mondo intero ad una logica egoistica che non lascia spazio
all’amore e ostacola la pace.
La parabola ci mostra poi che la
cupidigia del ricco lo rende vanitoso. La sua personalità si
realizza nelle apparenze, nel far vedere agli altri ciò che lui può
permettersi. Ma l’apparenza maschera il vuoto interiore. La sua
vita è prigioniera dell’esteriorità, della dimensione più
superficiale ed effimera dell’esistenza (cfr ibid., 62).
Il gradino più basso di questo degrado
morale è la superbia. L’uomo ricco si veste come se fosse un re,
simula il portamento di un dio, dimenticando di essere semplicemente
un mortale. Per l’uomo corrotto dall’amore per le ricchezze non
esiste altro che il proprio io, e per questo le persone che lo
circondano non entrano nel suo sguardo. Il frutto dell’attaccamento
al denaro è dunque una sorta di cecità: il ricco non vede il povero
affamato, piagato e prostrato nella sua umiliazione.
Guardando questo personaggio, si
comprende perché il Vangelo sia così netto nel condannare l’amore
per il denaro: «Nessuno può servire due padroni, perché o odierà
l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e
disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza» (Mt
6,24).
3. La Parola è un dono
Il Vangelo del ricco e del povero
Lazzaro ci aiuta a prepararci bene alla Pasqua che si avvicina. La
liturgia del Mercoledì delle Ceneri ci invita a vivere un’esperienza
simile a quella che fa il ricco in maniera molto drammatica. Il
sacerdote, imponendo le ceneri sul capo, ripete le parole: «Ricordati
che sei polvere e in polvere tornerai». Il ricco e il povero,
infatti, muoiono entrambi e la parte principale della parabola si
svolge nell’aldilà. I due personaggi scoprono improvvisamente che
«non abbiamo portato nulla nel mondo e nulla possiamo portare via»
(1 Tm 6,7).
Anche il nostro sguardo si apre
all’aldilà, dove il ricco ha un lungo dialogo con Abramo, che
chiama «padre» (Lc 16,24.27), dimostrando di far parte del popolo
di Dio. Questo particolare rende la sua vita ancora più
contraddittoria, perché finora non si era detto nulla della sua
relazione con Dio. In effetti, nella sua vita non c’era posto per
Dio, l’unico suo dio essendo lui stesso.
Solo tra i tormenti dell’aldilà il
ricco riconosce Lazzaro e vorrebbe che il povero alleviasse le sue
sofferenze con un po’ di acqua. I gesti richiesti a Lazzaro sono
simili a quelli che avrebbe potuto fare il ricco e che non ha mai
compiuto. Abramo, tuttavia, gli spiega: «Nella vita tu hai ricevuto
i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è
consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti» (v. 25). Nell’aldilà
si ristabilisce una certa equità e i mali della vita vengono
bilanciati dal bene.
La parabola si protrae e così presenta
un messaggio per tutti i cristiani. Infatti il ricco, che ha dei
fratelli ancora in vita, chiede ad Abramo di mandare Lazzaro da loro
per ammonirli; ma Abramo risponde: «Hanno Mosè e i profeti;
ascoltino loro» (v. 29). E di fronte all’obiezione del ricco,
aggiunge: «Se non ascoltano Mosè e i profeti, non saranno persuasi
neanche se uno risorgesse dai morti» (v. 31).
In questo modo emerge il vero problema
del ricco: la radice dei suoi mali è il non prestare ascolto alla
Parola di Dio; questo lo ha portato a non amare più Dio e quindi a
disprezzare il prossimo. La Parola di Dio è una forza viva, capace
di suscitare la conversione nel cuore degli uomini e di orientare
nuovamente la persona a Dio. Chiudere il cuore al dono di Dio che
parla ha come conseguenza il chiudere il cuore al dono del fratello.
Cari fratelli e sorelle, la Quaresima è
il tempo favorevole per rinnovarsi nell’incontro con Cristo vivo
nella sua Parola, nei Sacramenti e nel prossimo. Il Signore – che
nei quaranta giorni trascorsi nel deserto ha vinto gli inganni del
Tentatore – ci indica il cammino da seguire. Lo Spirito Santo ci
guidi a compiere un vero cammino di conversione, per riscoprire il
dono della Parola di Dio, essere purificati dal peccato che ci acceca
e servire Cristo presente nei fratelli bisognosi. Incoraggio tutti i
fedeli ad esprimere questo rinnovamento spirituale anche partecipando
alle Campagne di Quaresima che molti organismi ecclesiali, in diverse
parti del mondo, promuovono per far crescere la cultura dell’incontro
nell’unica famiglia umana. Preghiamo gli uni per gli altri
affinché, partecipi della vittoria di Cristo, sappiamo aprire le
nostre porte al debole e al povero. Allora potremo vivere e
testimoniare in pienezza la gioia della Pasqua.
Dal Vaticano, 18 ottobre 2016
Festa di San Luca Evangelista
Francesco
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER
LA QUARESIMA 2017
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