Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
Translate
mercoledì 22 novembre 2017
Vedere la terra dei fuochi mi ha spinto a scrivere la Laudato Si! (Papa Francesco)
La devozione popolare e il populismo,
la politica e la corruzione, le radici del passato e la prospettiva
di una «patria grande» per il futuro, l’ecumenismo e il dialogo
interreligioso, e ancora la decisione di scrivere l’enciclica
Laudato si’ dopo aver visto la «Terra dei fuochi» e l’analisi
del Conclave del 2005 che portò all’elezione di Joseph Ratzinger.
Il tutto a dieci anni da quell’incontro dell’episcopato
latino-americano ad Aparecida (2007), dove Jorge Mario Bergoglio era
a capo della commissione che scrisse il documento finale, che lanciò
una «conversione pastorale» al centro del pontificato di Francesco.
C’è tutto questo nel libro-intervista del primo Pontefice
latino-americano dedicato al suo subcontinente. “Latinoamérica”,
frutto di conversazioni con Hernán Reyes Alcaide, il giovane
corrispondente dell’agenzia di Stato argentina a Roma, Telam,
pubblicato nella patria del Papa.
Ecco tre brevi note che riassumono alcuni punti salienti del testo. Sul sito di VaticanInsider l'articolo completo.
Laudato si’
Rispondendo alla domanda se c’è
stato un «clic» della sua coscienza ambientale, il Papa risponde:
«C’è stato un fatto puntuale, quando sono stato a Campobasso a
luglio del 2014 e sono passato per la terra dei fuochi, la zona di
interramento e incendio dei rifiuti tossici nel sud Italia. Mi
commosse e da allora fu un crescendo attraverso le notizia, una presa
di coscienza lenta». Il Pontefice sottolinea, altresì, come il
primissimo «choc, quello che mi aprì la porta al tema» fu alla
conferenza di Aparecida.
Aparecida
In quale delle sfide indicate nel 2007
dall’assemblea degli episcopati latino-americani la Chiesa locale
ha progredito di meno? «Nella conversione pastorale. Siamo però a
metà del cammino». Perché? «Potrei sbagliarmi, ma ho un’ipotesi:
si chiama clericalismo. Il clericalismo latino-americano è molto
forte. Faccio un esempio: come arcivescovo di Buenos Aires alcuni
sacerdoti mi dicevano “c’è un laico in parrocchia che vale oro,
mi organizza questo, fa quest’altro. Lo facciamo diacono? Lo si
voleva subito clericalizzare».
Paolo VI
«Paolo Vi fu forse ignorato per molto
tempo. È vero che i pontificati che seguirono, che furono
fondamentalmente due (uno fu così breve che non ebbe molta incidenza
in America latina) erano in linea con il Concilio, certamente.
Nessuno voleva tornare indietro. Anche loro erano al Concilio: uno
come vescovo (san Giovanni Paolo II) e l’altro come teologo, e di
posizione molto avanzata (Benedetto XVI). Hanno capito l’America
latina, hanno parlato del futuro della Chiesa. Ma l’intuizione di
Paolo VI per l’America latina restò come in sospeso in attesa che
maturasse il processo postconciliare. Il suo documento pastorale del
primo sinodo, Evangelii nuntiandi, resta, e senza dubbio il documento
pastorale del post Concilio e che oggi è ancora attuale. Se uno
guarda Evangelii gaudium trova una miscela del documento finale di
Aparecida e di Evangelii nuntiandi».
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento