Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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mercoledì 8 novembre 2017

UNIVERSITA' di PADOVA: l'inclusione sociale in 33 articoli

Contiene “temi, idee, intenzioni e parole chiave per l’inclusione” e fissa i principi e le caratteristiche fondamentali che un contesto deve rispettare per potersi dire “inclusivo”: è il “Manifesto per l’inclusione”, realizzato dall’Università di Padova raccogliendo la voci di oltre 600 fra ricercatori, professionisti, studenti, operatori. Il frutto di questo lavoro è stato presentato recentemente, in occasione della conferenza internazionale “Lavoro dignitoso, equità e inclusione: password per il presente e il futuro”. 

Il manifesto si articola in tre sezioni: la prima fa riferimento ad alcuni importanti indicatori che dovrebbero caratterizzare i contesti inclusivi; la seconda sezione presenta un insieme di attività, azioni ed iniziative che si considerano necessari per favorire e monitorare l’inclusione; la terza parte, infine, fa riferimento ai propositi e agli impegni che i firmatari intendono assumere in prima persona per promuovere sempre più, nei propri ambienti di vita e di lavoro, l’inclusione, per rimuovere ostacoli e barriere, per ricercare collaborazioni ed alleanze. “Chi condivide il contenuto di questo manifesto – si legge nell’introduzione - chiede impegni ed investimenti a favore di un presente e di un futuro permeato di inclusione, in quanto siamo ancora molto lontani dal garantire condizioni di vitaeque e dignitose per tutti”. Per questo, “ firmatari del presente manifesto si considerano degli ‘agenti di cambiamento’ – si legge ancora -, che non si accontentano di descrivere, diagnosticare e classificare persone, problemi e disagi, né di occuparsi di alcune circoscritte e ‘private’ situazioni difficili, ma ritengono anche opportuno e moralmente doveroso indicarne le cause e responsabilità palesando, chiaramente e al contempo, la propria indignazione per come a volte vanno le cose e vengono trattati i diritti delle persone”. Il manifesto è insomma una sorta di “chiamata alle armi”, in difesa dei diritti e del’inclusione. 
I contesti inclusivi. Nella prima sezione, i firmatari ricordano che “è fondamentale anteporre il benessere delle persone, la loro autodeterminazione, il loro empowerment, alle necessità gestionali ed organizzative dei contesti e alle ‘leggi del mercato’. Un contesto è inclusivo – scrivono - quando dà enfasi e importanza al senso di appartenenza, alla partecipazione, alla cittadinanza attiva e alla voce di tutti coloro che lo vivono e ne tiene conto per generare cambiamenti e innovazione. Il contesto inclusivo – continuano - pone attenzione al benessere degli esseri viventi, promuovendo forme di rispetto dell’ambiente, della fauna e della flora, e sostiene unicamente quelle idee di sviluppo che tengono conto di tutto ciò”. E assicurano di “non avere dubbi, in caso di 'contrasto' tra le necessità delle persone e le esigenze organizzative e gestionali dei contesti formativi, lavorativi e sociali, a proposito del ‘da che parte stare’, in quanto il rispetto dei diritti umani universali e i valori della condivisione, della solidarietà e dell’impegno sociale non debbono essere assoggettati alle leggi dell’economia e della libera competizione e concorrenza”. 
Iniziative, attività, azioni. Nella seconda sezione, sono indicate le “prassi”, ovvero le azioni da mettere in campo per realizzare concretamente contesti inclusivi. Questi dovrebbero, secondo i firmatari, “programmare, segnalare e rendere evidenti a tutti le condizioni di facilitazione per tutti degli accessi alla formazione, al benessere, al lavoro, ai beni culturali, al tempo libero e alla vita comunitaria”. Per quanto riguarda le politiche locali in particolare, “fare riferimento all’inclusione e alla volontà di supportare tutte quelle iniziative che si ispirano ai valori della solidarietà, della cooperazione, del pluralismo e dell’interculturalità” e “porre al servizio di cittadini e comunità tutti i supporti tecnologicamente avanzati necessari e utili allo sviluppo di reti efficaci ed efficienti di comunicazione”. Si chiede poi, “tramite norme ed iniziative condivise, di promuovere unicamente condizioni lavorative dignitose per tutti; denunciare qualsiasi forma di sfruttamento ed impiego illegale; supportare l’economia sociale e mettere a disposizione di tutti i cittadini, anche in un’ottica preventiva, servizi di supporto alla scelta e alla progettazione professionale affinché il lavoro sia effettivamente un ‘buon lavoro’ per tutti”, di “realizzare programmi finalizzati ad abbattere le barriere relazionali, burocratico-amministrative, fisiche e architettoniche”, di “progettare e costruire ambienti scolastici, professionali, del tempo libero, servizi belli, accoglienti, accessibili ed eco-compatibili”.
Impegni e responsabilità. La terza sezione impegna i firmatari a “segnalare in modo manifesto, ed eventualmente denunciare alle apposite autorità, la presenza di barriere fisiche, ideologiche, culturali ed amministrative che limitano l’accesso e la fruibilità di servizi e contesti”; a “trovare alleati (professionisti, agenzie, servizi, gruppi e cittadini) con i quali continuare ad agire in favore di un’inclusione sempre più diffusa e di qualità”; a “proporre e collaborare a progetti di ricerca multidisciplinari e interdisciplinari e sostenere la sperimentazione di pratiche innovative in grado di incrementare il benessere e l’inclusione”, ma anche a “curare la propria formazione e il proprio aggiornamento professionale in modo permanente, al fine di poter disporre di strumenti di lavoro sempre più sofisticati e di mantenere livelli elevati di motivazione professionale” e “sostenere, con coraggio e determinazione, le speranze e i desideri di quanti cercano di incrementare la propria autodeterminazione e il proprio desiderio di partecipazione attiva alla vita comunitaria”, agendo “a vantaggio delle persone e delle comunità tramite la riduzione di ogni ordine e tipo di barriere”. I firmatari si impegnano poi a “fare da ‘sentinella’ dell’inclusione”.
L’ultimo articolo del Manifesto è il numero 33, ma lascia “spazio ai futuri 34, 35, 36... Perché la riflessione sull'inclusione non finisce qui, ma è in continua evoluzione!” 

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