Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
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domenica 19 novembre 2017
Nessun dio è geloso del fuoco. (commento di p.Balducci alla XXXIII Domenica T.O.)
19 Novembre 2017 – 33^ DOMENICA TEMPO
ODINARIO- Anno A
La religione è diventata una
consacrazione dei limiti. Difficile esprimere che cosa questo ha
significato per tante coscienze. Ogni entusiasmo per i grandi valori
della storia, della libertà, della fratellanza ha dovuto urtare
contro i limiti posti dalla religione.
PRIMA LETTURA: Pr
31,10-13.19-20.30-31- SALMO: 127- SECONDA LETTURA: 1 Ts 5,1-6-
VANGELO: Mt 25,14-30
Quando ero piccolo mi si insegnava a
sentirmi sicuro in nome di otto milioni di baionette, oggi che sono
adulto mi si dice che stiamo tranquilli perché ci sono cinquantamila
megatoni. Quando diremo «pace» verrà la rovina: sento in queste
parole di Paolo una specie di sarcasmo dell’Onnipotente. Quando
l’uomo, giunto alla sponda ultima della sua menzogna, sarà
assolutamente sicuro, avverrà il tracollo finale. Ad una crescita di
sicurezza corrisponde una crescita di labilità e di rischio di
annientamento. Invece l’altra alternativa, quella dell’amore,
comporta la congiunzione attenta fra i due aspetti del nostro
esistere in apparente contraddizione. Quello attivo, prometeico,
creativo, innanzi tutto. Facciamo bene a rubare il fuoco agli dei.
Nessun dio è geloso del fuoco. Spetta a noi rompere tutti i limiti;
non c’è nulla di dissacrante nella manipolazione che l’uomo può
compiere, con la scienza, nell’organismo umano, purché tutto sia
dentro un progetto di amore, purché mai la creatura diventi oggetto
sperimentale dell’onnipotenza. Allora la tracotanza dell’uomo
sparge rovina e morte. Lo sappiamo. La storia, anche recente, quella
che rientra nell’arco della nostra memoria, è una terribile
lezione a questo riguardo.
Possiamo dire dunque che il discorso
evangelico si differenzia da un puro discorso religioso. Chiamo
religioso un discorso che si basi soltanto sulla esaltazione del
senso del limite e quindi sulla incentivazione della paura, della
fuga dal mondo, della «buca nel terreno». Questa è stata in gran
parte l’immagine di religione che ci è stata inculcata, che
abbiamo ereditato. Chiunque ha vissuto, anche a livello della
cultura, i rapporti che io ho vissuto sa come abbiamo dovuto
difendere la nostra coscienza di fronte a un giusto rimprovero fatto
ai cristiani a questo riguardo. Essi sono diventati alleati della
notte, della conservazione, della ripetizione dell’antico, hanno
diffidato della conquista del cielo, di Galileo, dell’evoluzione di
Darwin e di qualsiasi altra conquista dell’uomo. La religione è
diventata una consacrazione dei limiti. Difficile esprimere che cosa
questo ha significato per tante coscienze. Ogni entusiasmo per i
grandi valori della storia, della libertà, della fratellanza ha
dovuto urtare contro i limiti posti dalla religione.
È un dramma che
oggi possiamo ripensare con più distacco. Nella misura in cui ci
ricongiungiamo alla radice non col senso religioso che è relativo e
che non abbraccia la totalità dell’esperienza e della riflessione
umana, ma col senso della fede, sentiamo che quella alienazione
storica è del tutto lontana da noi. Nella fede possiamo trovare la
legittimazione più forte della operosità umana, anzi una aggiunta
alle ragioni della speranza storica che spesso, se si basa soltanto
su ragioni sperimentali, consuma se stessa strada facendo. Quanti
uomini di grande speranza, dopo aver lottato per cambiare il mondo,
si sono stancati di fronte all’evidenza della impossibilità di
modificarlo! Cresce il grande esercito della paura e crescerà sempre
di più. In questo esercito della paura sono militanti sia i delusi
delle ideologie rivoluzionarie sia i fautori del sentimento
religioso.
Dobbiamo opporci a questo partito della notte perché,
come dice Paolo, noi siamo figli del giorno; noi siamo svegli non per
nascondere i talenti ma per rischiare il traffico, per impegnarci al
cambiamento del mondo secondo le misure che splendono nell’intimo
della coscienza e che si svolgono come un progetto potenziale dinanzi
ai nostri occhi, anno dopo anno. A condizione che non siamo vittime
di quella ideologia della sicurezza che fa affidamento sulla forza. I
figli della luce sono quelli che conservano le ragioni della
speranza. I figli della notte sono quelli che invece non hanno ormai
altra sponda che la sicurezza offerta dalle armi.
Questa è
l’alternativa di fondo. La vera sicurezza si basa sulla pace
stessa, scelta non come obiettivo, ma come stile di vita, come mezzo
di conservazione di se stessa, come progressiva smobilitazione delle
armature che il mondo si è dato. Quando il mondo sarà insicuro
nella pace, sarà sicuro. Quando non avremo altra sicurezza che
quella che ci viene dalle libere scelte delle coscienze ormai
disarmate, allora il mondo avrà la sicurezza di cui è capace.
Ernesto Balducci - da:”Il Vangelo
della pace” vol.1 – Anno A
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