Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
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mercoledì 1 novembre 2017
I santi anonimi innumerevoli che non hanno monumenti (Commento di p.Balducci alla Festa di tutti i santi - 1 novembre 2017)
Novembre 2017 – FESTA DI TUTTI I
SANTI - Anno A
In questo giorno, come sempre mi
accade, provo venerazione per i santi anonimi innumerevoli, che non
hanno monumenti, che non hanno neppure lapidi, che sono scomparsi
dalla memoria, se non ci fosse una memoria diversa, quella che si
chiama simbolicamente «il libro della vita», in cui il loro nome è
segnato. In quel libro, sfogliandolo, non trovate in evidenza
Napoleone o Alessandro, perché i nomi grandi non ci sono.
LETTURE del GIORNO: Ap 7,2-4.9-14. Salmo 23. 1 Gv 3,1-3- VANGELO: Mt 5,1-12
…E sufficiente superare l'inciampo
delle mediazioni perché sentiamo che veramente siamo sulla terra una
sola famiglia, un solo mondo umano orientato verso il futuro. In
questa tensione scopriamo le contraddizioni vere, serie del nostro
esistere in questo tempo. Fino ad ora siamo vissuti prigionieri
nell'isola culturale che ci ha modellato.
Anche i santi sugli altari
spesso rispondono più ai modelli della cultura che è nostra che non
ai modelli della coscienza prima. Ci sono dei santi sugli altari che
hanno bruciato le streghe, ci sono dei santi che hanno incitato i
crociati ad ammazzare gli infedeli. Sono figli della nostra cultura;
anche se qualcosa della coscienza prima si riflette in loro. Noi non
abbiamo più dei modelli da additare nel passato, salvo qualche
eccezione come quella di Francesco di Assisi, perché siamo alle
frontiere della cultura che ci ha partoriti. Per questo i santi,
quelli ufficiali, ci dicono sempre meno. Non è per mancanza di
devozione, ma perché siamo dislocati in un altro spazio storico,
quello in cui batte ormai l'appello al trascendimento della diversità
delle religioni, nessuna delle quali ha la pietra filosofale per
salvarci. Non sappiamo quel che saremo! Noi andiamo verso un futuro
in cui la nostra identità recondita si farà palese. In questo
momento non possiamo che rifarci alle indicazioni profetiche del
Vangelo.
Dove troverò io, adesso, i rappresentanti di ciò che
saremo?
Li troverò nei miti, nei pacifici, negli uomini inermi, in
coloro che hanno ripugnanza a far forza sull'uomo, in coloro che sono
gli sconfitti di oggi, che non giocano di furbizia per prevalere, non
si appoggiano sui forti per far carriera.
Dove li trovate? Ci sono,
ma sono anonimi, perché su di loro non si posa mai l'occhio
artificiale che è il mezzo di informazione. Essi non sono degni di
entrare nello spazio informativo. Hanno il futuro dalla loro parte
perché vivono respirando in quella coscienza prima di cui ho
parlato.
In questa innumerevole schiera forse ci siamo anche noi, con
una parte di noi stessi, perché per quanto viviamo nelle due
società, in quella futura che è già dentro di noi e in quella
attuale, prevale in noi il desiderio di una società diversa in cui
sia possibile dare a Dio un solo nome. Ora Dio non è Uno, è Molti,
perché siamo molti noi, siamo divisi. Dio non lo conosciamo in
quanto ognuno lo conosce a modo suo, ma come Egli è non lo
conosciamo. Il segreto per conoscerlo è che noi superiamo la nostra
divisione. Solo allora potremo dare un nome a Dio; per ora Dio è
sempre un idolo della nostra tribù. Ecco come il discorso sulla
santità si spoglia delle sovrastrutture accumulatesi nel corso dei
tempi e diventa il grande discorso della pace.
Questa liturgia di
pace celebrata nei cieli, secondo la visione arcaica dell'Apocalisse,
ci dice che dobbiamo muoverci verso quel mondo perché il tempo è
arrivato. In questo giorno, come sempre mi accade, provo venerazione
per i santi anonimi innumerevoli, che non hanno monumenti, che non
hanno neppure lapidi, che sono scomparsi dalla memoria, se non ci
fosse una memoria diversa, quella che si chiama simbolicamente «il
libro della vita», in cui il loro nome è segnato. In quel libro,
sfogliandolo, non trovate in evidenza Napoleone o Alessandro, perché
i nomi grandi non ci sono. Forse avranno anch'essi un posto perché
nessuno di noi deve avere tanta durezza di cuore da escludere
qualcuno dal Libro della vita.
La santità anonima la vedo splendere
in tanti volti semplici, in tante persone miti. So che questo elenco
ha già i suoi nomi: nelle carceri, nelle zone dove la civiltà non
ha portato il suo beneficio e il suo maleficio, nei malati, in coloro
che sono nell' ombra dell' agonia, in coloro che sono «nella grande
tribolazione» come dice con parola misteriosa e potente la
Scrittura. La grande tribolazione è anche il morire e tutti coloro
che san segnati da questa condanna e la vivono con amore, con
speranza, sono nella santità.
Allora il nostro codice di santità, è
vasto come il mondo, senza nulla derogare a quelle che sono le
indicazioni profetiche di Gesù. La storia ufficiale è una enorme
struttura che ha sotto una cariatide che la regge: è la santità,
degli anonimi. Se si spostassero, cadrebbe tutto. E la loro santità
che sorregge ancora il mondo e ci dà diritto a sperare.
Ernesto Balducci – da: “Gli ultimi
tempi” – vol. 1
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