Petrella analizza criticamente quelli che chiama i principali produttori/distruttori di senso oggi: Dio (narrato secondo i nostri interessi); il popolo e la nazione; il denaro declinato nei suoi vari aspetti, il capitale, l’impresa, il mercato, la finanza. Manca un protagonista, in grado di cambiare il paradigma. Questo “grande assente” è l’umanità. E proprio “In nome dell’umanità” si intitola il volume di Petrella.
Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
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sabato 11 novembre 2017
IN NOME dell'UMANITÀ' di Riccardo Petrella
Se si dovesse trovare una colonna
sonora per commentare l’ultimo libro di Riccardo Petrella, la
scelta ricadrebbe su una canzone di Roger Waters, l’ex leader dei
Pink Floyd, contenuta nell’album da solista del 1992 intitolato
“Amused to death”. La canzone si chiama “Perfect sense”. Il
senso fondamentale, appunto perfetto nella sua follia, di questa
globalizzazione si esprime nel denaro e quindi nella guerra, in una
religione piegata all’ideologia, in uno stile comunicativo che
moltiplica la paura e la rabbia. Il pessimismo di Waters non lascia
scampo, ma è ugualmente profetico: eppure eravamo nel 1992, quando
le promesse della globalizzazione a guida americana avevano convinto
quasi tutti.
Petrella analizza criticamente quelli
che chiama i principali produttori/distruttori di senso oggi: Dio
(narrato secondo i nostri interessi); il popolo e la nazione; il
denaro declinato nei suoi vari aspetti, il capitale, l’impresa, il
mercato, la finanza. Manca un protagonista, in grado di cambiare il
paradigma. Questo “grande assente” è l’umanità. E proprio “In
nome dell’umanità” si intitola il volume di Petrella.
“Occorre costruire una umanità
molteplice, interconnessa e solidale: ed è possibile”, sostiene
con forza il professore. Tuttavia: come fare? “Io inizierei
chiedendolo ai vinti. Io inizierei dalle persone che non hanno più
accesso all'acqua, ai malati senza cure, ai contadini e agli operai
(che sono ancora più di 1 milione nel mondo), ai disoccupati senza
prospettive, ad una sparuta pattuglia di professori e ai monaci, agli
artisti e soprattutto alle mamme di tutto il mondo”. Da loro può
partire quel processo di "consapevolezza, allerta e
riconoscimento attraverso agorà di abitanti e un consiglio di
sicurezza dei beni comuni pubblici mondiali”.
Per questo occorre una “audacia”
mondiale intesa come progetto di futuro e come proposta, concreta e
utopica allo stesso tempo, per raggiungere obiettivi radicali:
dichiarare illegale la povertà; bandire la guerra; mettere fine alla
finanza attuale. Petrella lancia la sfida. Qualcuno non sarà
d’accordo, qualcuno la dipingerà come impossibile. Ancora le
parole di Petrella: “Dire che è colpa della natura umana e della
complessità sociale, se le cose non cambiano, è un alibi. La natura
umana è capace anche di solidarietà, dedizione all'altro e ai beni
comuni mentre i sistemi per quanto interdipendenti non sono
immutabili”.
Di Piergiorgio Cattani
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