Prima in Corea del Sud, Sri Lanka e Filippine. Fra tre mesi in Myanmar e Bangladesh. Il prossimo anno in India. L'Asia è territorio tenuto sempre più in considerazione dal Papa e dalla sua diplomazia. L'annuncio dato ieri di un viaggio (dal 27 novembre al 2 dicembre) nella ex Birmania e nel Paese bengalese, in attesa dell'India, dice di un'attenzione speciale di Francesco per il continente asiatico e per i processi di pace ai quali collaborare senza mire di proselitismo o di espansionismo. Il tutto svolto con un rapporto diretto coi vertici di Pechino che in Myanmar sostengono gli sforzi di pace. Il confine fra i Paesi è lungo 2.200 chilometri, la stabilità nell'ex Birmania è indispensabile per valorizzare i commerci evitando ondate migratorie nello Yunnan.
Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
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martedì 7 novembre 2017
Il continente asiatico e Papa Francesco
Prima in Corea del Sud, Sri Lanka e Filippine. Fra tre mesi in Myanmar e Bangladesh. Il prossimo anno in India. L'Asia è territorio tenuto sempre più in considerazione dal Papa e dalla sua diplomazia. L'annuncio dato ieri di un viaggio (dal 27 novembre al 2 dicembre) nella ex Birmania e nel Paese bengalese, in attesa dell'India, dice di un'attenzione speciale di Francesco per il continente asiatico e per i processi di pace ai quali collaborare senza mire di proselitismo o di espansionismo. Il tutto svolto con un rapporto diretto coi vertici di Pechino che in Myanmar sostengono gli sforzi di pace. Il confine fra i Paesi è lungo 2.200 chilometri, la stabilità nell'ex Birmania è indispensabile per valorizzare i commerci evitando ondate migratorie nello Yunnan.
La visita in Myanmar è la prima di un
pontefice nel Paese, mentre per Dacca si tratta della terza visita di
un Papa, dopo quella di Paolo VI nel '70 (allora la città
apparteneva al Pakistan) e di Giovanni Paolo II nell'86. Francesco
incontrerà la leader Aung San Suu Kyi, con un'attenzione particolare
al dramma dei Rohingya, minoranza musulmana perseguitata per la
quale, due giorni fa all'Angelus, Bergoglio ha lanciato un appello
affinché si ponga fine alle crudeltà. Dopo la recente visita del
cardinale Pietro Parolin a Mosca, il primo alto rappresentante della
Chiesa cattolica ad arrivarvi dopo la guerra di Crimea, il viaggio di
novembre di Francesco conferma la volontà della Chiesa di essere
parte, tramite la convivenza fra le differenti religioni, a percorsi
di pace nei quali non rivendicare egemonie sul piano religioso. La
comunità cattolica nell'ex Birmania è piccola, i buddisti
rappresentano la religione di maggioranza, ma «senza le minoranze,
composte da cattolici, musulmani e indù non è possibile fare una
riconciliazione », ha detto ieri il segretario della nunziatura
apostolica in Myanmar, don Dario Pavisa.
Dopo gli anni di Tarcisio Bertone
segretario di Stato, i cui sottoposti avviarono una linea
intransigente verso Pechino, con il cardinale Parolin molto è
cambiato. La parola d'ordine verso la Cina del numero due vaticano è
collaborazione, anzitutto sul piano culturale in attesa che il resto
si sblocchi, magari permettendo a Francesco un viaggio molto
desiderato. Ad aiutare Parolin lavorano molto sia l'arcivescovo di
Manila, Luis Antonio Tagle, sia monsignor Giuseppe Pinto, nunzio
apostolico nelle Filippine. «Anche domani», rispose Bergoglio a una
domanda sul suo desiderio di recarsi in Cina, e Pechino non ha mai
risposto in modo negativo. Nel 2016 un'intervista rilasciata ad Asia
Times – la Cina è portatrice di una «saggezza » che non deve
fare paura al mondo, disse Francesco – trovò l'apprezzamento
dell'establishment comunista. A dimostrazione che l'obiettivo di
riportare la Chiesa cinese in comunione con Roma e aiutare i processi
di pace nel continente asiatico non è troppo lontano.
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