Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
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giovedì 23 novembre 2017
Costruiamo insieme la Pace in Sud Sudan e Congo
Papa Francesco il 23 Novembre alle ore
17:30, nella Basilica di San Pietro, presiederà la “Preghiera per
la Pace in Sud Sudan e Congo”. Il 18 gennaio, presso l'Università
Urbaniana, si terrà inoltre una tavola rotonda incentrata sul tema
“Costruiamo insieme la Pace in Sud Sudan e Congo”. Entrambi gli
eventi sono stati presentati, stamani, nella sede della Radio
Vaticana.
Il Sud Sudan, diventato indipendente
nel 2011, è il Paese più giovane del mondo. Dal 2013 è scosso da
un lacerante conflitto alimentato da contrapposizioni politiche. Ad
opporsi sono forze legate al presidente Salva Kiir e all’ex
vicepresidente Riek Machar. Ad aggravare la situazione ci sono anche
divisioni etniche. Il bilancio degli scontri è pesantissimo. Sono
morte finora almeno 50 mila persone. Altre migliaia sono state
costrette a lasciare le loro case. Si stima che più del 40 per cento
dei circa 12 milioni di abitanti del Sud Sudan abbia problemi legati
alla nutrizione. Padre Alex, sacerdote sud sudanese:
"È una guerra politica, a causa
del potere. Siamo un Paese nuovo. C'era speranza. Purtroppo però, i
politici che sono al governo hanno iniziato a rubare tutto,
soprattutto le ricchezze del Paese. Adesso in Sud Sudan ci sono due
problemi: la guerra e il fatto che ci sono tanti rifugiati. A causa
di questo conflitto, i rifugiati non possono coltivare. Se qualcuno
va a coltivare nel suo campo, subito il governo dice che quella
persona è un 'ribelle'. Secondo me il problema non è
l’indipendenza. La gente non ha il rimorso di aver votato al
referendum per la secessione. L’unico problema è che i nostri
governanti purtroppo non sono capaci governare. E' questo il
problema".
Nella Repubblica democratica del Congo
gli scontri vedono contrapporsi l’esercito regolare e diversi
gruppi di miliziani che agiscono in zone diverse del Paese. Uno dei
fronti più caldi, al momento, è quello della regione centrale di
Kasai. Si tratta di conflitti legati alle immense ricchezze presenti
nel sottosuolo del Paese. Padre Rigobert Kyungu, gesuita della
Repubblica democratica del Congo:
"Da più di 20 anni c'è questa
guerra, ancora non conclusa. E' una guerra per le risorse minerarie
che ci sono nella Repubblica democratica del Congo. Il Paese è
scandalosamente ricco: molte multinazionali vengono per sfruttare
queste ricchezze. Nel Paese sono presenti molti gruppi armati, e si
registrano morti ogni giorno. Finora parliamo di otto milioni di
vittime. E noi siamo responsabili, perché queste multinazionali che
sfruttano le ricchezze del Paese cercano e prendono qui il coltan. Si
tratta di un minerale, presente nelle nostre macchine o nei nostri
telefonini, che viene dal Congo. L’80 per cento di questo minerale
è prodotto nel Congo. Tutti usiamo uno smartphone, ma non siamo
consapevoli di questa nostra responsabilità. Ed è per questo che
penso che dobbiamo essere consapevoli e coscienti di questa realtà".
La pace in Sud Sudan e nella Repubblica
democratica del Congo richiede sforzi adeguati soprattutto da parte
della comunità internazionale. E' quanto sottolinea Michel Roy,
segretario generale di Caritas internationalis:
"C’è bisogno di risorse. E'
necessaria un’azione per la pace. Sicuramente è necessaria
un’azione sulle multinazionali, affinché siano più responsabili.
Penso che la Santa Sede e il Papa stiano facendo la loro parte.
Mancano le risorse. Siamo di fronte ad un’azione per la pace che
non è abbastanza forte. Rimane la preghiera. Come abbiamo già
pregato per la Siria alcuni anni fa, qui a Roma, in Piazza San
Pietro, con Papa Francesco, di nuovo pregheremo giovedì 23 novembre.
E allora, per favore, rendetelo noto, affinché siano presenti in
tanti".
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