Il testo è tratto dal nuovo libro di papa Francesco, «Dio è giovane», una conversazione con Thomas Leoncini (Piemme) che esce in vista della Giornata Mondiale della Gioventù del 25 marzo. © 2018 Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano Pubblicato per Piemme da Mondadori Libri S.p.A. © 2018 Mondadori Libri S.p.A., Milano BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
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mercoledì 21 marzo 2018
"Un giovane deve essere conscio di avere le ali di un profeta" (Papa Francesco)
Per capire un giovane oggi devi capirlo
in movimento, non puoi stare fermo e pretendere di trovarti sulla sua
lunghezza d’onda. Se vogliamo dialogare con un giovane dobbiamo
essere mobili, e allora sarà lui a rallentare per ascoltarci, sarà
lui a decidere di farlo. E quando rallenterà comincerà un altro
movimento: un moto in cui il giovane comincerà a stare al passo più
lentamente per farsi ascoltare e gli anziani accelereranno per
trovare il punto d’incontro. Si sforzano entrambi: i giovani ad
andare più piano e i vecchi ad andare più veloci. Questo potrebbe
segnare il progresso.
Vorrei citare Aristotele, che nella sua
Retorica (II, 12, 2) dice: «Per i giovani l’avvenire è lungo e il
passato breve; infatti all’inizio del mattino non v’è nulla
della giornata che si possa ricordare, mentre si può sperare tutto.
Essi sono facili a lasciarsi ingannare, per il motivo che dicemmo,
cioè perché sperano facilmente. E sono più coraggiosi poiché sono
impetuosi e facili a sperare, e di queste due qualità la prima
impedisce loro di aver paura, la seconda li rende fiduciosi; infatti
nessuno teme quando è adirato, e lo sperare qualche bene dona
fiducia. E sono indignabili». […]
Un giovane ha qualcosa del profeta, e
deve accorgersene. Deve essere conscio di avere le ali di un profeta,
l’atteggiamento di un profeta, la capacità di profetizzare, di
dire ma anche di fare. Un profeta dell’oggi ha capacità sì di
condanna, ma pure di prospettiva. I giovani hanno tutte e due queste
qualità. Sanno condannare, anche se tante volte non esprimono bene
la loro condanna. E hanno anche la capacità di scrutare il futuro e
guardare più avanti. Ma gli adulti spesso sono crudeli e tutta
questa forza dei giovani la lasciano da sola. Gli adulti spesso
sradicano i giovani, estirpano le loro radici, e, invece di aiutarli
a essere profeti per il bene della società, li rendono orfani e
scartati. I giovani di oggi stanno crescendo in una società
sradicata. […]
Per questo una delle prime cose a cui
dobbiamo pensare come genitori, come famiglie, come pastori, sono gli
scenari dove radicarci, dove generare legami, dove far crescere
quella rete vitale che ci permetta di sentirci a casa. Per una
persona è una terribile alienazione sentire di non avere radici,
significa non appartenere a nessuno. […]
Oggi le reti sociali sembrerebbero
offrirci questo spazio di connessione con gli altri; il web fa
sentire i giovani parte di un unico gruppo. Ma il problema che
Internet comporta è la sua stessa virtualità: il web lascia i
giovani per aria e per questo estremamente volatili. Mi piace
ricordare una frase del poeta argentino Francisco Luis Bernárdez: «
Por lo que el árbol tiene de florido, vive de lo que tiene sepultado
». Quando vediamo dei bei fiori sugli alberi, non dobbiamo
dimenticarci che possiamo gioire di questa visione solo grazie alle
radici.
Una via forte per salvarci penso sia il
dialogo, il dialogo dei giovani con gli anziani: un’interazione tra
vecchi e giovani, scavalcando anche, provvisoriamente, gli adulti.
Giovani e anziani devono parlarsi e devono farlo sempre più spesso:
questo è molto urgente! E devono essere i vecchi tanto quanto i
giovani a prendere l’iniziativa. C’è un passo della Bibbia (Gl
3, 1) che dice: «I vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani
avranno visioni».
Ma questa società scarta gli uni e gli
altri, scarta i giovani così come scarta i vecchi. Eppure la
salvezza dei vecchi è dare ai giovani la memoria, questo fa dei
vecchi degli autentici sognatori di futuro; mentre la salvezza dei
giovani è prendere questi insegnamenti, questi sogni, e portarli
avanti nella profezia. […] Vecchi sognatori e giovani profeti sono
la strada di salvezza della nostra società sradicata: due
generazioni di scartati possono salvare tutti.
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