Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
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domenica 4 marzo 2018
Il Vangelo non si esaurisce mai perché il suo contenuto è l'uomo vivente. (Commento di padre Balducci alla 3^ DOMENICA DI QUARESIMA - Anno B)
4 Marzo 2018 – 3^
DOMENICA DI QUARESIMA – Anno B
L'incontro con Dio non è
l'incontro con l'uomo in una conversazione di salotto, o in un
viaggio in treno: l'incontro con Dio è l'incontro con l'uomo che ci
mette in questione, per comprendere il quale ci vergogniamo di essere
quelli che siamo. È il giudizio di Dio che ci parla attraverso
l'esistenza squallida e insignificante di una creatura. È allora che
Dio ci mette al suo cospetto.
PRIMA LETTURA: Es
20,1-17- SALMO: - SECONDA LETTURA: 1Cor 1,22-25- VANGELO: Gv 2,13-25
… La potenza - uso
questa parola nel senso giusto - rivoluzionaria che è nella Parola
del Cristo, noi non l'abbiamo ancora scoperta, perché siamo ancora
prigionieri della Legge, del Tempio e della cultura. Pesa su di
noi una eredità per cui, ad esempio, già per poter parlare di
queste cose ci vuole una certa cultura, quella che io mi son fatta
con fatica, mentre nella logica della croce forse meglio parlerebbe
di Dio un povero o un analfabeta.
Essere collocato per
consuetudine di anni nelle sfere della cultura vuol dire aver
conquistato un potere che è più di strumenti concettuali che di
autentica conoscenza. Sono coloro che vivono nel buio del Venerdì
Santo che conoscono Dio anche se sono nella tragedia del male, anche
se hanno commesso il peccato. Vivono nell'angoscia, esclusi dalla
Legge, colpiti nella propria dignità. Chi dice che le vie della
Chiesa sono le vie dell'uomo può creare anche una nuova retorica.
Non esiste l'uomo, esistono gli uomini concreti. Quali sono gli
uomini concreti in cui meglio si rivela il mistero della croce del
Signore? Di quest'uomo ridotto a un verme « senza bellezza né
decoro», che se lo avessimo visto lo avremmo scansato, come dice
Isaia? Non dimentichiamoci che al di là del credere o non credere
c'è una partecipazione al mistero dell'amore di Dio che sale dai
fatti, dal modo concreto di esistere.
Molti, che non sanno
nemmeno pregare, sono dentro il mistero di Dio più profondamente di
chi ne parla. Noi abbiamo ridotto la fede a consapevolezze
psicologiche e verbali, mentre essa, di fatto, è il modo concreto di
abitare in Dio. Molti che si credono atei son dentro il
beneplacito di Dio e molti che gridano Dio tutti i giorni son fuori
da quel beneplacito. La Croce a questo ci porta, a superare tutte le
barriere, le distinzioni giuridiche, morali e concettuali. Nel mondo,
ci sono creature. che vivono nell'agonia, e vivono nell’agonia
portando Il peso del nostri peccati. I nostri peccati pesano su tanta
povera gente. Gli stessi privilegi economici che noi abbiamo,
pesano su tutti coloro che sono sfruttati affinché noi abbiamo
questi privilegi. C'è un peccato collettivo. Mi domando adesso
dove va a finire il peso di questo peccato. C'è la possibilità di
individuare geograficamente i crocifissi del mio tempo, gli uomini
che io devo amare.
Quando io dico che devo
amare «l'uomo» alludo, certo, a tutti gli uomini, perché tutti
siamo coinvolti in una stessa tragedia, tutti sottoposti alla stesa
condanna di morte, tutti miserabili. Ma c'è una miseria che si fa
visibile e tangibile, e quindi eloquente, ed è quella che diventa la
vera misura per far fare dell'incontro con l'uomo un incontro con
Dio.
L'incontro con Dio non è
l'incontro con l'uomo in una conversazione di salotto, o in un
viaggio in treno: l'incontro con Dio è l'incontro con l'uomo che
ci mette in questione, per comprendere il quale ci vergogniamo di
essere quelli che siamo. È il giudizio di Dio che ci parla
attraverso l'esistenza squallida e insignificante di una creatura. È
allora che Dio ci mette al suo cospetto.
Se stiamo a pregare in
una chiesa possiamo anche compiacerci dei buoni sentimenti che
evaporano dal nostro profondo, ma se incontriamo un pezzente e
scansiamo questo incontro perché ci turba, allora noi riconosciamo
che non siamo secondo la Croce del Cristo, che abbiamo paura
dell'uomo che ci mette sotto questione.
Questo è, a mio
giudizio, il processo, sempre da ricominciare, e a cui ci avvia una.
comprensione autentica del Vangelo. Il Vangelo non si esaurisce
mai perché il contenuto del suo messaggio non è un sistema di
concetti ma una interpretazione concretissima, non ideologica, non
consumabile, perenne come l'uomo vivo. E siccome noi viviamo in
un tempo in cui le ragioni di paura crescono, allora noi possiamo
obbedire a questa paura secondo l'istinto di conservazione -
arrangiarci come possiamo nelle calamità comuni - e possiamo vivere
in questa paura dimenticando noi stessi, aiutando coloro che portano
il peso della nostra iniquità.
Le analisi di ordine
sociologico ed economico sono importanti, sono un approccio alla
verifica di chi sia l'uomo concreto, ma non ci dimentichiamo che
nessuna analisi, legata com'è a preliminari conoscitivi, può mai
arrivare a cogliere la carne viva dell'uomo che ci attende per
giudicarci. Potrei parlare del proletariato, ma c'è qualcosa che sta
ancora più in basso.
Potrei parlare del
Terzo Mondo, ma c'è una condizione umana ancora più bassa: non
remota geograficamente e che ci ritorna addosso continuamente. Sono i
giovani tentati di suicidio, sono i disoccupati tentati di violenza,
sono gli sfrattati, i senza casa, tutti coloro che sono la
suppurazione di un sistema di cui godiamo per lo più l'aspetto
privilegiato. Ci è facile allora capire che solo la misericordia
di Dio ci salverà. Dalla riflessione senza infingimenti, senza
barriere concettuali, scaturisce finalmente un'invocazione piena di
umiltà perché la misericordia di Dio copra i nostri peccati e ci
liberi tutti dalla perdizione.
Ernesto Balducci – da:
“Il mandorlo e il fuoco” – Vol. 2
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