Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
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domenica 18 marzo 2018
Un'alleanza scritta nel cuore non usa la coscienza per difendere i propri interessi! (Commento di padre Balducci alla 5^ DOMENICA DI QUARESIMA - Anno B)
18 Marzo 2018 - V
DOMENICA DI QUARESIMA - Anno B
Noi che abbiamo voluto
scrivere sul frontone del palazzo delle Nazioni Unite: ‘Si
cambieranno le lance in falci’ poi, in realtà, abbiamo trasformato
le falci in lance. Noi usiamo queste parole per metterle nelle pietre
ma non nelle coscienze perché tra il nostro comportamento e quelle
parole c’è una tale infedeltà che abbiamo bisogno di molti
sofismi per giustificarci, per dirci che in certi casi ammazzare è
lecito, per cui siamo al di fuori di questa alleanza.
PRIMA LETTURA: Ger
31,31-34- SALMO: 50- SECONDA LETTURA: Eb 5,7-9- VANGELO: Gv 12,20-33
…Noi non capiremo il
Vangelo se non quando avremo capito l’ultimo uomo. Non possiamo
farne un’arma di proselitismo perché la vera alleanza è quella in
cui ognuno apprenderà dentro di sé chi è Dio e non ci sarà
bisogno che glielo insegni. Non ci siamo, a quel tempo, ancora
abbiamo bisogno che qualcuno ce lo insegni e che noi lo insegniamo
agli altri, ma dobbiamo aver il senso di questa relatività perché
questo sentimento lascia spazi liberi alle coscienze, a quelle che
percorrono cammini che noi non abbiamo mai conosciuto e che però
sono fedeli, a loro modo, alla loro coscienza.
Questo è il punto
essenziale del discorso che già ci fa capire quanto è avventurosa
la fuoriuscita dalla vecchia alleanza dove noi abbiamo trasformato
Dio in un randello, i dogmi in principi per condannare al rogo
l’eretico,…Noi siamo ancora all’età della pietra del Vangelo
che deve venire, che già c’è ma che è come nascosto dentro di
noi. Chiunque ha fede soffre per questa inconcludenza, per questa
testimonianza imperfetta che nel passato ci è stata tramandata. Io
soffro nel leggere le persecuzioni contro gli uomini, gli stermini
dei non cristiani. Soffro perché sento che un grave tradimento è
stato compiuto e non è un tradimento che possiamo archiviare come
roba passata perché il contagio arriva fino a noi, ne siamo
intaccati tutti: il nostro occhio diventa feroce anche durante la
preghiera.
Ecco perché Gesù è
lontanissimo, in una profondità a cui non siamo ancora giunti. Egli
è l’uomo che “ha appreso l’obbedienza dalle cose che patì”.
Ecco un’affermazione importante, perché la sofferenza di cui vi
parlavo è anche un luogo di apprendimento. Se noi soffriamo nel
vedere il disprezzo dell’uomo contro l’uomo e soffriamo
infinitamente di più nel vedere che questo disprezzo si giustifica
con il nome di Dio, allora apprendiamo qualcosa perché se non si
soffre non si impara. Se non si soffre e ci si avvolge, come
fossero drappi di seta, delle nostre verità religiose noi non
comprendiamo nulla.
Dobbiamo soffrire e
soffrire significa – ecco allora il discorso sulla morte – , fare
come il seme che muore: se non muore non dà frutto. Noi siamo
entrati in questa grande sofferenza storica, di cui non voglio
scandirvi di nuovo i termini di cronaca, perché abbiamo avuto mille
motivi di vergognarci di essere cristiani. Il nostro nome è
disonorato, e giustamente disonorato, presso altri popoli e questo ci
fa soffrire. Noi dobbiamo liberarci da questa vecchia alleanza.
Noi che abbiamo voluto
scrivere sul frontone del palazzo delle Nazioni Unite: ‘Si
cambieranno le lance in falci’ poi, in realtà, abbiamo trasformato
le falci in lance. Noi usiamo queste parole per metterle nelle pietre
ma non nelle coscienze perché tra il nostro comportamento e quelle
parole c’è una tale infedeltà che abbiamo bisogno di molti
sofismi per giustificarci, per dirci che in certi casi ammazzare è
lecito, per cui siamo al di fuori di questa alleanza.
Questa alleanza ha il
suo sigillo nella misteriosa profondità il cui simbolo è la morte
ingiusta subita dal Figlio dell’uomo: «In quel momento attirerò
tutti a me». Non è una frase trionfalistica. In quel momento;
cioè chiunque viene là dove sono io capirà queste cose. Noi però
non siamo lì. Abbiamo preso perfino la croce per farne l’ornamento
di uno scudo e per fare le Crociate. Noi non siamo docili fino a
scendere in questo abisso dove il seme muore e nasce come nuovo
germoglio. Non ci siamo ma dobbiamo arrivare fino a questo. Noi
dobbiamo apprendere dalle cose che soffriamo questa nuova alleanza in
cui una voce che ci ammaestra è quella della coscienza. …
È che la nostra
coscienza è troppo inserita in condizionamenti che la sorpassano e
che sono iniqui. La coscienza non nasce, come un lampo, in un cielo
puro, germoglia dallo strame della storia e porta con sé la
tossicità di questo strame, però non abbiamo altro punto di
riferimento degno di ascolto. Dobbiamo mirare ad un tempo in cui essa
sarà una coscienza pura, cioè una coscienza veramente libera.
La coscienza è libera
quando il principio che la modella dall’interno è la disposizione
a dare la propria vita per gli altri. In quel momento la coscienza si
fa pura, perché se io invoco la coscienza per difendere quello che
ho, in realtà io voglio salvare la mia vita. Solo quando la
coscienza si innesta nella disponibilità, come dice Gesù, a dare la
propria vita per gli altri allora essa lampeggia e diventa sorgente
di vita. Non insegnate a questa gente chi è Dio. Lo sa da sé. Se
ci sono – e ci sono – uomini del genere, non insegnategli nulla
perché essi hanno già capito e hanno diritto di insegnarci. Anche
se sono musulmani, induisti, feticisti, atei non ha importanza perché
se hanno una coscienza e vivono in questo dono, essi sono già nella
nuova alleanza nonostante che a noi sembrino così lontani dalla
verità, a noi che con la verità in mano abbiamo massacrato l’uomo.
Questa è la verità
dura con cui dobbiamo confrontarci e non è una verità che dobbiamo
meditare nel silenzio di una stanza. Essa viene proclamata dai
fatti che stiamo vivendo e ci danno la possibilità di una crescita
nell'obbedienza. La parola obbedienza qui non ha niente di
autoritario, è l’obbedienza come fede, come apertura al mistero di
Dio e alla sua volontà e che si apprende dalle cose che si soffrono.
Se noi soffriamo queste cose noi impariamo a vivere secondo questa
legge indefinibile che non è traducibile in nessuna orma positiva,
perché solo la coscienza capisce.
Mentre parlo io vedo
sollevarsi attorno alla memoria episodi, testimonianza straordinarie
perché grazie a Dio questo principio non è stato sterile, è stato
fecondissimo ed è fecondissimo anche oggi anche se, naturalmente,
non ne abbiamo notizia adeguata in quanto gli strumenti di
informazione non sono omogenei a questo spirito di cui vi sto
parlando, anzi sono omogenei al principio della volontà di potenza,
della volontà di salvare la propria vita a dispetto di tutti e
perciò trasmettono insipienza e menzogna. Anche quando sembrano
veridiche, queste fonti sono insipienti perché trascurano tutta la
sofferenza umana, come – non so trattenermi dal farlo – la
orchestrata occultazione, di cui soffriamo tutti in questi mesi, di
quanti morti abbiamo fatto. Non ce lo vogliono dire. Chi soffre per
questo silenzio apprende molte cose, comincia ad avere diffidenza
perfino del giornale che predilige, del canale che predilige.
Nonostante questo esame spietato sulla nostra condizione, ci
consola la speranza che noi andiamo verso questa nuova alleanza ed è
bello vederne tanti segni. Finalmente ci è possibile parlare di Dio
senza lottare tra di noi, stare insieme agli altri che hanno un’altra
memoria ed altri simboli con una congeniale comunicazione reciproca.
Stiamo imparando l’abbecedario della nuova alleanza…
Ernesto Balducci – da
“Gli ultimi tempi” vol. 2 – anno B-1991
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