Papa Francesco

"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco

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venerdì 16 marzo 2018

Brasile: Hanno ammazzato Marielle Franco, femminista e attivista contro la violenza della polizia.

«Quanti altri devono ancora morire affinché questa guerra finisca?», si chiedeva Marielle Franco su twitter il 13 marzo scorso. La sera seguente, per le strade della sua Rio, è stata raggiunta da almeno quattro colpi di pistola alla testa. E uccisa. Per gli inquirenti e la politica si tratterebbe di un’esecuzione. Il 15 marzo a partire dalle 11 il corpo di Marielle è stato esposto nella Casa degli Aldermen, mentre in diverse città brasiliane si terranno manifestazioni per chiedere verità e giustizia per la morte di Marielle. La consigliera socialista che si batteva contro la violenza della polizia nelle Favelas.


La guerra di Marielle contro la violenza impunita della polizia

«Mulher negra, cria da Maré e defensora dos Direitos Humanos». Si presentava così Marielle, 38 anni, una laurea in Sociologia e un master in Pubblica amministrazione. Alle elezioni del 2016 è stata eletta consigliera comunale, tra le fila del partito Socialismo e Libertà (Psol), con 46.502, alla sua prima esperienza elettorale è la quinta consigliera più votata di Rio. Marielle è una militante del Psol, il partito nato dalla dissidenza che contestava le alleanze troppo ampie, la corruzione e la mancanza di democrazia interna del Pt di Lula e Dilma Rousseff.

Ultimamente la consigliera si è molto esposta per denunciare apertamente l’aumento della violenza della polizia militare brasiliana nelle favelas. Mette in discussione le azioni della polizia e si oppone alla decisione del presidente brasiliano Michel Temer di affidare all’esercito la sicurezza di Rio per cercare di contenere l’escalation della violenza, in aumento dalla fine dei Giochi Olimpici del 2016.

I poliziotti di Rio de Janeiro uccidono ogni 8 ore.

I dati dell’istituto di Pubblica sicurezza dello Stato brasiliano registrano una costante crescita degli «omicidi decorrenti dall’opposizione a un’operazione di polizia», comunemente noti come «atti di resistenza». L’aumento nel periodo 2014-2017 – riporta osservatorio diritti – è fin troppo evidente: nel 2014 gli “atti di resistenza” sono stati 584, 645 nel 2015 e 925 nell’anno olimpico 2016. Nel primo semestre del 2017, con 581 morti, Rio ha raggiunto un nuovo e storico record per la città: +45,3% rispetto all’anno precedente.

Gli omicidi in capo alla polizia sono spesso registrati come «sparatorie», «atti di resistenza» o pallottole vaganti, così i casi spesso aiutano ad assolvere i poliziotti e lo Stato. L’impunità di militari e poliziotti è un fatto di un’evidenza incontestabile. La commissione per le esecuzioni sommarie ed extragiudiziarie delle Nazioni Unite si è già occupata più volte del dossier Brasile, i richiami però sono caduti nel silenzio. L’ong Justiça Global ha denunciato la «logica di sterminio e repressione» direttamente all’Onu, inviando un’informativa con l’auspicio «che il Brasile sia denunciato internazionalmente per le chiare violazioni di diritti umani che vengono commesse». La segreteria di pubblica sicurezza, si legge in una nota, «deve essere responsabilizzata per questi atti. Queste morti sono diretta responsabilità di uno Stato che coltiva la guerra, l’oppressione e il genocidio».

L’esecuzione del 14 marzo.

Marielle, il suo autista e la sua assistente sono a bordo di un’auto per le ruas di Rio de Janeiro, di ritorno da un’iniziativa pubblica. Marielle è sul sedile posteriore della macchina, lato guida, quando un’auto si accosta alla loro e comincia a sparare. I periti hanno trovato nove bozzoli e gli assassini sono fuggiti senza prendere nulla. Sono più o meno le 21,30 brasiliane. Anche l’autista, Anderson Pedro Gomes, è rimasto ucciso da almeno 3 colpi sulla schiena. L’altra passeggera, l’assistente di Marielle, è stata raggiunta da una scheggia, accompagnata all’Hospital Souza Aguiar è stata dimessa e ha già testimoniato. La principale pista per gli inquirenti è l’esecuzione. L’auto di Marielle aveva i vetri oscurati, perciò la polizia lavora sull’ipotesi che i criminali seguissero il gruppo da un pezzo, e conoscessero così l’esatta posizione dei passeggeri. La polizia sta ancora visionando i filmati dalle telecamere circostanti per determinare il percorso dell’auto e da dove e quando è stata seguita.

Le reazioni

«Non possiamo scartare l’ipotesi del crimine politico», scrive in una nota il partito di Marielle. Anche il Pt di Lula, con la presidenta Gleisi Hoffmann chiede l’immediata risoluzione del crimine. Le istituzioni reagiscono: il ministro per la Pubblica sicurezza, Raul Jungmann, ha messo a disposizione la polizia federale per le indagini; il prefetto di Rio, Marcelo Crivella, ha parlato di «assassinio brutale».

Tiziana Barillà


da Il Salto

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