Papa Francesco
"Voi sapete, cari giovani universitari, che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide. Colui che non guarda le sfide, che non risponde alle sfide, non vive. La vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno." Papa Francesco
Translate
mercoledì 28 marzo 2018
I giovani al papa: desiderio di una Chiesa autentica!
Il Papa aveva chiesto loro di parlare
con «faccia tosta», lasciandogli carta bianca sui temi da
affrontare e su come affrontarli. E i giovani di tutto il mondo,
venuti in 300 a Roma per la riunione del pre-Sinodo, in preparazione
alla grande assise di ottobre, insieme ad altri 15mila loro coetanei
collegati online tramite gruppi Facebook, non se lo sono fatto
ripetere due volte. Quindi nelle quindici pagine del documento finale
redatto a conclusione della riunione iniziata lo scorso 19 marzo e
diffuso oggi, i ragazzi non hanno esitato ad esprimere le loro
istanze e i loro desideri, le aspettative e le necessità, e anche le
critiche verso una Chiesa che «appare troppo severa» e «spesso
associata ad un eccessivo moralismo», dalla quale si aspettano, anzi
pretendono, di non ricevere «risposte annacquate e preconfezionate».
Il testo è concepito come riassunto di tutti i contributi dei
partecipanti basati sul lavoro di 20 gruppi linguistici, e di
ulteriori 6 gruppi tramite i social media. «È stato condiviso e
redatto con un metodo a tutti gli effetti sinodale che costituisce
una delle fonti che contribuiranno alla stesura dell’Instrumentum
laboris per il Sinodo» di ottobre, ha spiegato in conferenza stampa
il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei
Vescovi.
In esso si ritrovano quindi i giovani
alle prese con le nuove tecnologie e i loro pericoli: dal
cyberbullismo alla pornografia; i giovani che litigano e discutono su
temi caldi come omosessualità, gender, convivenza e contraccezione,
che si interrogano sulla «vocazione», intesa come «chiamata
universale alla santità» non solo alla vita religiosa, che
“bacchettano” l’istituzione Chiesa perché «dovrebbe esser
solerte e sincera nell’ammettere i propri errori passati e
presenti», come gli abusi o la cattiva amministrazione finanziaria,
«presentandosi come formata da persone capaci di sbagli e
incomprensioni».
Speranza dei firmatari del documento «è
che la Chiesa e le altre istituzioni possano imparare dal processo di
questa Riunione pre-sinodale ed ascoltare le voci dei giovani».
I ragazzi, ad esempio, riferiscono del
«grande disaccordo» tra di loro, «sia nella Chiesa che nel mondo,
riguardo a quegli insegnamenti che oggi sono particolarmente
dibattuti». Tra questi: «contraccezione, aborto, omosessualità,
convivenza, matrimonio e anche come viene percepito il sacerdozio
nelle diverse realtà della Chiesa». Su tali questioni c’è «un
dibattito aperto», «indipendentemente dal livello di comprensione
degli insegnamenti della Chiesa». Da una parte c’è chi vorrebbe
«che la Chiesa cambiasse i suoi insegnamenti o, perlomeno, che
fornisca una migliore esplicazione e formazione su queste questioni»,
ma che comunque seppur «in contrasto» col magistero tradizionale
desidera comunque «essere parte della Chiesa». D’altra parte, ci
sono tanti giovani cattolici che «accettano questi insegnamenti e
trovano in essi una fonte di gioia» e, anzi, «desiderano che la
Chiesa non solo si tenga ben salda ai suoi insegnamenti, sebbene
impopolari, ma li proclami anche con maggiore profondità».
Se divise sugli insegnamenti entrambe
le “fazioni” si trovano unite ad un punto e, cioè, lo «stile»
di Chiesa che desiderano: «I giovani di oggi bramano una Chiesa
autentica», scrivono nel documento. «Con questo vogliamo esprimere,
in particolar modo alla gerarchia ecclesiastica, la nostra richiesta
per una comunità trasparente, accogliente, onesta, invitante,
comunicativa, accessibile, gioiosa e interattiva. Una Chiesa
credibile è proprio quella che non ha paura di mostrarsi
vulnerabile. Per questo, la Chiesa dovrebbe esser solerte e sincera
nell’ammettere i propri errori passati e presenti, presentandosi
come formata da persone capaci di sbagli e incomprensioni».
Tra questi errori, i ragazzi del
pre-Sinodo menzionano «i vari casi di abusi sessuali e una cattiva
amministrazione delle ricchezze e del potere». «La Chiesa –
affermano - dovrebbe continuare nel rafforzare la sua politica di
tolleranza zero all’interno delle proprie istituzioni, e così
riconoscendosi umile e umana potrà aumentare la propria credibilità
e la capacità di entrare in empatia con tutti i giovani del mondo».
Secondo i giovani, «tale atteggiamento» distinguerebbe la Chiesa
dalle tante «istituzioni e autorità verso le quali i giovani di
oggi, nella maggior parte dei casi, già non nutrono alcuna fiducia».
«I giovani – si legge nel documento
- hanno molti interrogativi, ma non per questo chiedono risposte
annacquate o preconfezionate. Noi, giovani della Chiesa, chiediamo
alle nostre guide di parlare con una terminologia concreta su
argomenti scomodi, come l’omosessualità e il dibattito sul gender,
riguardo i quali i giovani già liberamente discutono senza alcuna
inibizione. Alcuni percepiscono la Chiesa anche come
“antiscientifica”; per questo il dialogo con la comunità
scientifica è altresì importante, in quanto la scienza è in grado
di illuminare la bellezza della creazione». In questo senso, «la
Chiesa dovrebbe anche prendersi cura delle tematiche ambientali, in
particolar modo del problema dell’inquinamento» e mostrarsi
«solidale e protesa verso coloro che lottano nelle periferie, verso
chi è perseguitato e chi è povero». Perché, ed è il Papa il
primo a dirlo, «una chiesa attraente deve essere necessariamente
relazionale».
E dato che la maggior parte delle
relazioni oggi si consuma sul web, in particolare sui diversi social
network, i giovani mettono in guardia dal fatto che: «Le relazioni
on line possono diventare disumane. Gli spazi digitali ci rendono
ciechi alla fragilità dell’altro e ci impediscono l’introspezione.
Problemi come la pornografia pervertono la percezione che il giovane
ha della propria sessualità. La tecnologia usata in questo modo crea
una ingannevole realtà parallela che ignora la dignità umana».
Pertanto i ragazzi si appellano alla Chiesa perché possa prestare
«maggior attenzione alla piaga, includendo gli abusi in rete sui
minori, il cyberbullismo e il conto salato che essi presentano alla
nostra umanità».
Ciò non toglie che «internet offre
alla Chiesa un’opportunità mai vista nell’evangelizzazione,
specialmente attraverso i social media e i contenuti multimediali
online... È inoltre un luogo dove poter relazionarsi con chi
proviene da una tradizione religiosa differente, o con chi non ne ha
una. La serie di video di Papa Francesco è un buon esempio di come
internet possa esprimere un potenziale di evangelizzazione».
Nella loro relazione i ragazzi e le
ragazze del pre-Sinodo rivendicano anche un loro coinvolgimento «nei
processi decisionali» della Chiesa che deve «offrire loro ruoli di
leadership» da individuare «in parrocchie, diocesi, a livello
nazionale e internazionale, e persino a livello delle commissioni in
Vaticano». «Siamo fermamente convinti di esser pronti per poter
essere guide, capaci di maturare e imparare da membri più esperti
della Chiesa, siano essi religiosi o laici», scrivono.
Immancabile, in quest’ambito,
l’appunto sulla «mancanza di figure di riferimento femminili
all’interno della Chiesa» percepita con rammarico dalle giovani
donne che vorrebbero «donare i loro talenti intellettuali e
professionali». Allo stesso tempo i giovani ritengono «che
seminaristi e religiosi, a maggior ragione, dovrebbero essere ancor
di più».
I ragazzi si dichiarano poi
«interessati alle attività politiche, civili e umanitarie». Come
cattolici affermano di voler essere più «attivi nella sfera
pubblica per il miglioramento della società comune» e essere «presi
seriamente in considerazione in quanto membri responsabili della
Chiesa». Chiesa, sottolineano, che «dovrebbe provare a sviluppare
creativamente nuove strade per andare ad incontrare le persone
esattamente là dove stanno, nei luoghi a loro consoni e dove
comunemente socializzano: bar, caffetterie, parchi, palestre, stadi,
e qualsiasi altro centro di aggregazione culturale o sociale».
Secondo gli autori del documento, «andrebbero presi in
considerazione anche spazi meno accessibili, quali gli ambienti
militari, l’ambiente di lavoro e le aree rurali». Ma è
altrettanto importante che «la luce della fede giunga in luoghi
travagliati come orfanotrofi, ospedali, periferie, zone di guerra,
prigioni, comunità di recupero e quartieri a luci rosse». «Se da
una parte la Chiesa viene già a incontrarci attraverso le numerose
sue scuole e università sparse in tutto il mondo, vorremmo vederla
qui ancora più presente e efficace».
In questo suo movimento la Chiesa deve
anche «adottare» un linguaggio «in grado di relazionarsi con gli
usi e i costumi dei giovani, in modo che tutti possano avere
l’opportunità di ascoltare il messaggio del Vangelo». E magari
dovrebbe ripensare, in tal senso, il suo raggio d’azione visto che
«al di fuori della Chiesa, molti giovani vivono una spiritualità
combattuta». La Chiesa, quindi, «potrebbe relazionarsi con loro
attraverso strumenti adeguati».
Buona parte del documento finale è
dedicato infine alla «vocazione», tema sul quale verte il Sinodo di
ottobre. La vocazione, chiariscono i giovani, non è «sinonimo della
chiamata al presbiterato e alla vita religiosa»: «L’idea
generale che la vocazione è una chiamata non è chiara ai giovani»,
spiegano loro stessi, e per questo «occorre una maggiore
comprensione della vocazione cristiana (al presbiterato, alla vita
religiosa, all’apostolato laicale, al matrimonio e alla famiglia,
etc…) e della chiamata universale alla santità». Al contempo
serve un aiuto durante il processo di discernimento della propria
vocazione, visti i tanti e diversi «fattori» che lo influenzano:
«la Chiesa, le differenze culturali, l’offerta di lavoro, il mondo
digitale, le aspettative familiari, la salute mentale e lo stato
d’animo, la pressione sociale dei propri pari, gli scenari
politici, la vita di preghiera e devozioni, la Scrittura, la società,
la tecnologia».
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento